Chi si trova a percorrere le viuzze e le piazzette dei centri storici inerpicati sulle colline del Vallo di Diano nota molti antichi portali che hanno, in alto, uno stemma nobiliare sul quale sono incisi simboli araldici, una data e spesso una scritta in latino con un motto e con il nome del proprietario della casa. Tali stemmi appartengono al cosiddetto periodo feudale, quando i cittadini erano divisi, beninteso in tutto il Mezzogiorno, in due categorie, stabilite per nascita: nobili e non nobili.
Gli appartenenti al ceto nobiliare locale (una nobiltà minore, che non possedeva un feudo e perciò non aveva il titolo di principe, conte o marchese) erano autorizzati a fregiarsi di uno stemma familiare che apponevano non solo sul portale di casa, ma anche sui documenti, manualmente o attraverso un sigillo. Manca attualmente, per ogni paese del Vallo, un libro che accolga cronologicamente tali stemmi e ne ricostruisca l’appartenenza alle relative famiglie storiche. Questo volume costituirebbe (lo diciamo ai giovani che amano la storia del proprio paese…e ce ne sono tanti!) la grande occasione per tracciare un pò di storia di queste famiglie che, come ho già detto e scritto tante volte, oltre a ricoprire un ruolo direttivo nella comunità, ci hanno lasciato un patrimonio artistico, urbanistico e ambientale di notevole spessore (si pensi a Teggiano). Negli archivi ecclesiastici, comunali e privati del Vallo di Diano ci sono tutti i documenti che riguardano tali famiglie storiche.
Ma, al tempo stesso, questo studio su stemmi e portali costituirebbe anche una ricerca di storia dell’arte, tenuto conto che gli stili di tali opere vanno, nella maggior parte dei casi, dal Rinascimento al Barocco. Non a caso, per quanto concerne la storia dell’arte, la ricerca su stemmi e portali del centro storico di Teggiano è stata già fatta, precisamente dagli allievi del locale Liceo Artistico, guidati dai loro egregi docenti. Va detto che tra i portali più interessanti di Teggiano c’è quello dei Grimaldi (1539), quello dei Paternostis (1580) e, a seguire, quelli delle famiglie De Honestis, Carrano, Corrado, D’Alitto, Colletti, Macchiaroli, ed altri.
Certo, questi stemmi sono testimonianze di un’epoca che non esiste più. L’antica distinzione tra cittadini nobili e non nobili venne dissolta alla fine del Settecento dagli ideali di uguaglianza promulgati dalla Rivoluzione francese e, nel Mezzogiorno, scomparve del tutto con l’abolizione del sistema feudale fatta dal governo napoleonico di Napoli nel 1806.
– Arturo Didier –
FONTE: Storia del Vallo di Diano, Vol. III, “Età moderna e contemporanea”, Salerno 1985