“Ai miei figli dirò chi era Stefano Cucchi…un portatore di morte…la sorella na chiavica“. Con queste parole si è espresso Nino Blotta, coordinatore cittadino della Lega di Pontecagnano Faiano, sulla pagina Fb del coordinamento cittadino del partito guidato da Matteo Salvini.
Una frase dai toni duri esternata sulla tragica vicenda di Stefano Cucchi, morto nel 2009 a Roma durante una custodia cautelare. Un celebre caso di cronaca giudiziaria che da quasi dieci anni resta al centro delle pagine dei principali quotidiani nazionali e internazionali anche per il coinvolgimento di alcuni carabinieri, agenti di Penitenziaria e sanitari del carcere di Regina Coeli. Una storia che in questi giorni è ritornata a far discutere dopo che lo scorso 11 ottobre è emerso che uno degli imputati, il carabiniere Francesco Tedesco, ha ammesso l’avvenuto pestaggio di Cucchi, chiamando in causa i suoi colleghi Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Tedesco, come risulta dal verbale di interrogatorio dello scorso mese di luglio, ha dichiarato di essere stato presente al pestaggio, ma di non avervi materialmente partecipato, avendo chiesto ai suoi colleghi di smettere. Secondo la ricostruzione presentata dal pm Giovanni Musarò, Tedesco dopo l’accaduto aveva già segnalato il tutto in una notazione di servizio che però risulta sparita, ragion per cui il 20 giugno di quest’anno il carabiniere ha presentato una denuncia in cui riferiva di quella avvenuta notazione, determinando così l’iscrizione di un procedimento contro ignoti nell’ambito del quale ha reso le sue dichiarazioni sul reale svolgimento dei fatti.
Sono giorni in cui si ritorna dunque a parlare della triste fine del geometra romano che, all’epoca dei fatti, aveva soltanto 31 anni e fu fermato dai Carabinieri e trovato in possesso di hashish e cocaina. Da tempo riflettori accesi anche sulla sorella, Ilaria, che fin dall’inizio si è battuta per ottenere verità sulla morte di Stefano.
Dopo la frase social di Blotta interviene il coordinatore di +Europa Salerno, Antonio Santoro. “Vergognose, volgari e inaccettabili le offese rivolte a Stefano Cucchi e alla sorella Ilaria da parte della Lega di Pontecagnano Faiano – sostiene – dichiarazioni che gettano fango su un’intera famiglia colpita da un lutto insanabile e che generano un messaggio distorto in una fase delicata del processo in corso. Quel che è accaduto a Cucchi poteva accadere a qualsiasi giovane, anche a Salerno o a Pontecagnano Faiano. Noi dobbiamo essere rispettosi delle forze dell’ordine e della giustizia, ma pretendere sempre la massima garanzia e rispetto della persona umana, anche di chi ha commesso degli errori. Con atteggiamenti come quelli del responsabile locale della Lega forse si raccolgono facili applausi da social network, ma di certo non si fa un bene ai cittadini e alla società; anzi, si reca un danno all’educazione e al rispetto che deve essere trasmesso alle giovani generazioni“.
Dopo le prime polemiche sollevate dal post Blotta ha scritto:”Fraintendere di proposito……..per fare notizia……siamo messi male…..“.
Lo stesso Matteo Salvini riguardo al pestaggio aveva affermato:”Mi sembra difficile pensare che in questo, come in altri casi, ci siano stati poliziotti e carabinieri che abbiano pestato Cucchi per il gusto di pestare. Se così fosse, chi l’ha fatto, dovrebbe pagare. Ma bisogna aspettare la sentenza, anche se della giustizia italiana onestamente non ho molta fiducia“.
– Chiara Di Miele –