Il recente crollo del viadotto a Fossano, nel Cuneese, è soltanto l’ultimo di una triste serie. Basti ricordare quando il 9 marzo scorso un ponte ha ceduto sull’A14 nei pressi di Ancona uccidendo una coppia di coniugi o quando il 28 ottobre dello scorso anno ad Annone, in provincia di Lecco, al passaggio di un tir sulla superstrada il cavalcavia è crollato sull’arteria sottostante finendo sull’auto di un 68enne. Cattiva manutenzione, controlli carenti o imprevedibilità degli eventi? Non è dato sempre sapere quale sia la risposta più pertinente al problema, ma il ripetersi degli eventi, simili tra loro, fa molto discutere.
Ne abbiamo parlato con l’ingegnere Raffaele Tarateta, segretario uscente del Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Salerno e originario di Auletta.
- Come spiega, da tecnico, quello che è accaduto a Fossano? Quali potrebbero essere le cause del crollo di un viadotto?
“I Piani di manutenzione programmata vengono attuati con una certa periodicità da personale specializzato e macchine e attrezzature specifiche. L’ANAS e gli altri enti preposti attuano questi Piani ovunque. I viadotti sono delle strutture definite ‘isostatiche’, cioè garantiscono un grado di protezione strettamente necessario, perchè sono strutture prefabbricate di tipo precompresso. C’è bisogno che queste strutture, fortemente sollecitate dai carichi, siano libere di potersi muovere. Quindi nel caso dei crolli potrebbe esserci qualche anomalia o un difetto di costruzione, tesi prese in esame per il caso di Fossano. L’ANAS, in questo caso, ha dichiarato che non ci sono problemi di manutenzione dato che il viadotto ha circa 25 anni di età e in questi casi la struttura non dovrebbe dare problemi. Se la manutenzione è fatta bene e con i dovuti controlli un viadotto di 25 anni non dovrebbe cadere. Quello di Fossano è caduto ‘a ginocchio’, come se il viadotto si fosse spezzato al centro. Nelle zone come quella di Cuneo, molto fredde, si utilizza spesso il sale che abbassa il punto di congelamento e che potrebbe aver infiltrato la superficie in cemento armato delle travi entando in contatto con i cavi che garantiscono la precompressione”.
- Crede che nel territorio della provincia di Salerno ci siano delle infrastrutture che necessitano di maggiori controlli o che comunque siano più a rischio?
“La nostra legge è fatta bene, quindi se le manutenzioni programmate vengono attuate come si deve non dovremmo avere alcun problema. Poi c’è quella terra di nessuno fatta da uno spazio in cui si sovrappongono le competenze e le responsabilità e il problema della mancanza di fondi. Spesso alcuni sopralluoghi non vengono effettuati per una concreta mancanza di denaro. La mancanza di fondi comporta dei ritardi nei controlli che potrebbero provocare questo genere di problemi. Il dato preoccupante è che negli ultimi tempi è successo spesso che siano crollati dei ponti”.
- In questi casi qual è l’influenza che l’Ordine degli Ingegneri può esercitare?
“L’Ordine è un attore del sistema. Ha anche un compito sociale che è quello di tutelare non solo la propria categoria ma anche il cittadino utente. L’Ordine esercita attività di vigilanza sul territorio di competenza, abbiamo tavoli di lavoro attivati con gli altri soggetti del sistema, Università, Enti locali, enti specializzati e ci adoperiamo per discutere e fare proposte condivise su tutte le problematiche, attivando anche dei percorsi di informazione e divulgazione oltre che di formazione e specializzazione. Sono tanti gli eventi svolti dall’Ordine di Salerno in quasi quattro anni di mandato del Consiglio”.
– Chiara Di Miele –