L’acqua del Basento, se tutte le analisi dovessero dare esito positivo per la sua potabilità, comincerà a sgorgare dai rubinetti da lunedì mattina.
E’ quanto fa sapere la Regione Basilicata in merito all’utilizzo delle acque del Basento vista la forte crisi idrica che sta attanagliando il territorio della provincia di Potenza, capoluogo compreso.
“La tempistica dell’operazione, – fanno sapere dalla Regione – tra aspetti tecnici e campionamenti, ma soprattutto funzionale a garantire maggiori controlli, determina un periodo in cui la rete idrica sarà alimentata soltanto dai serbatoi: per garantire quindi l’erogazione dell’acqua nei giorni a venire ed evitare ulteriori disagi alla popolazione, in via eccezionale e per due giorni, ci saranno ulteriori restrizioni temporali nell’erogazione per consentire le manovre tecniche finalizzate ad abilitare l’ulteriore fonte d’acqua, quella del fiume”.
Le restrizioni saranno limitate sabato e domenica. In particolare sabato sarà disponibile acqua potabile dalle 7 alle 20 e domenica dalle 7 alle 15. Oggi, domani e venerdì, invece, sono previsti gli stessi orari, vale a dire dalle 18.30 alle 6.30.
“Oggi le pompe sistemate nel punto di emungimento, tra Castelmezzano e Albano di Lucania, hanno iniziato a sollevare acqua per trasportarla, lungo le condotte sistemate accanto al fiume, nel cosiddetto Camastrino – proseguono i vertici regionali -. In questa vasca delle acque di scolo, realizzata nell’invaso del Camastra, il flusso proveniente dal Basento sarà sottoposto domani mattina a un campionamento. Subito dopo i risultati delle analisi l’acqua convoglierà nell’impianto di Masseria Romaniello per un processo di potabilizzazione della durata di circa 30 ore. Al termine del trattamento ci sarà un nuovo campionamento in seguito al quale occorreranno circa 48 ore per poter processare le analisi e verificare la potabilità. Solo allora l’acqua potrà essere immessa in rete per un uso potabile. Epilogo che gli ultimi campionamenti di Arpab e Acquedotto lucano danno per certo. I dati disponibili oggi sono rassicuranti: le rilevazioni hanno riscontrato assenza di radioattività e valori sotto soglia ad eccezione di fosfati e tensioattivi (in calo rispetto al precedente esame) che, comunque, possono essere trattati e ‘abbattuti’ dal potabilizzatore”.
All’unità di crisi è intervenuto in video conferenza il professore Luca Lucentini, esperto in materia, direttore del Centro nazionale Sicurezza delle acque dell’Istituto Superiore di Sanità, chiamato da Regione e Aquedotto a dare ulteriore supporto tecnico. Si è soffermato sugli aspetti normativi in base ai quali è contemplato l’utilizzo per fini potabili di acque superficiali e, quindi, dei fiumi. Lucentini, che valuterà tutti i dati dei campionamenti, ha ricordato come l’approvvigionamento idrico di Firenze sia garantito dall’Arno e come la città di Roma abbia concepito un potabilizzatore per trattare l’acqua del Tevere in caso di necessità. Sulla frequenza dei campionamenti Lucentini ha ritenuto esaustiva la soluzione che prevede rilievi quotidiani di Acquedotto lucano e settimanali di Arpab, evidenziando un’elevata qualità del potabilizzatore di Masseria Romaniello.
Il professore Salvatore Masi, docente di Ingegneria ambientale dell’Università degli studi di Basilicata, chiamato come referente dell’ateneo lucano a dare il suo contributo al Tavolo tecnico dell’unità di crisi, ha nel suo intervento smentito alcuni luoghi comuni legati al Basento, ricordando che il fiume raccoglie lo scarico del depuratore di Potenza al cui interno soltanto meno dell’1% ha una provenienza strettamente industriale.
“E’ un depuratore civile – ha spiegato il professor Masi – che nasce per esigenze superiori alla popolazione residente, con una potenzialità tarata su 200mila abitanti e tre vasche in grado di assicurare una continuità di intervento anche in casi di emergenza”. Quanto alle segnalazioni di fitofarmaci il docente ha spiegato che dalla traversa alle sorgenti non ha visto una sola canaletta di irrigazione, colture e piantagioni. “I fitofarmaci – ha detto – seguono l’andamento dell’irrigazione. I nostri terreni sono seminativi aridi che hanno visto l’ultimo trattamento fitosanitario tra febbraio e marzo dello scorso anno”.
In riferimento alla vicinanza di Tito Scalo, area Sin, e all’inquinamento delle falde acquifere con trielina, il professor Masi ha ricordato che c’è una barriera idraulica in grado di filtrare l’acqua che proviene da quell’area che, tra l’altro, è sottoposta da anni a continui monitoraggi. Nell’evidenziare che il potabilizzatore di Potenza è un impianto efficiente ed è oggetto anche di studi e ricerche da parte dell’ateneo, il professore Masi ha chiuso il suo intervento segnalando che anche l’acqua delle sorgenti, come quella proveniente da Fossa Cupa, che nel comune sentire in città è l’emblema della purezza, deve essere comunque sottoposta a processo di potabilizzazione per poter essere erogata.
Al termine dell’unità di crisi il commissario e Presidente di Regione Bardi ha incontrato i sindaci dei comuni coinvolti nell’emergenza idrica, ricordando che ai precedenti tavoli di discussione è stato sempre invitato il presidente dell’Anci in rappresentanza dei sindaci. Tra le richieste dei comuni l’informazione puntuale sui risultati delle analisi delle acque del Basento e un intervento per rimuovere detriti di diversa natura “emersi” nella diga ormai quasi a secco. Su quest’ultimo aspetto Bardi ha detto che chiederà ufficialmente ad Acque del Sud di intervenire in tal senso. Sollecitata dagli interventi di alcuni sindaci in riferimento al caso trielina e alle preoccupazioni su possibili sversamenti nel torrente Tora, l’Arpab ha ribadito che la problematica è relativa soltanto alle falde acquifere sottostanti l’area dell’ex Daramic e che l’inquinante è “imprigionato” da barriere idrauliche. Quanto alla classificazione idrica del Basento, l’Arpab ha spiegato che dai dati analitici dei primi campionamenti è possibile assimilare l’acqua alla categoria A2, ma per un responso definitivo è necessario completare l’iter previsto dalla normativa.
“In questo momento bisogna affrontare e concentrarci sull’emergenza – ha concluso Bardi – evitando un approccio strumentale o critico a prescindere. Poi ci si potrà dedicare a individuare responsabilità sulle cause che ci hanno portato a questa situazione, per le quali occorrerà guardare al passato”.