L’A.I.V.E.C (Associazione Italiana Vittime Emergenza Covid-19) continua a prestare particolare attenzione alle voci di coloro che hanno subito e subiscono pregiudizi dalla diffusione del virus. Negli ultimi giorni sono pervenute all’associazione molteplici richieste di intervento. A tal fine l’A.I.V.E.C. ha aperto le adesioni per partecipare al ricorso innanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo allo scopo di garantire i diritti dei detenuti, che con il diffondersi della pandemia sono affievoliti ancor di più.
Persone vulnerabili e ad alto rischio proprio per le condizioni di vita all’interno delle carceri, dove le raccomandazioni sullo spazio e la distanza tra una persona e l’altra e soprattutto quelle riguardanti l’igiene non possono essere rispettate, esponendoli così a maggiori rischi. Senza considerare le gravi malattie già esistenti. Particolare attenzione va posta ai detenuti anziani e a quelli che si trovano in cattive condizioni di salute.
“Diminuire il numero dei detenuti in questo momento è fondamentale per garantire un aumento della sicurezza sanitaria” è quanto affermato dalla Commissaria per i diritti umani Dunja Mijatovic. La minaccia da Covid-19 è attuale o imminente ed è riferita all’intera popolazione nazionale e alla comunità nel suo complesso. Teniamo presente che il tasso di positività nella popolazione popolazione detenuta diventa dell’1,82%.
Oltre al dato del sovraffollamento, gli istituti devono reperire gli spazi che non ci sono per fare l’isolamento, perché altrimenti si contagia tutto il carcere. I diritti e le libertà fondamentali dell’uomo in riferimento ai detenuti sono ancor di più fortemente limitati, basti pensare alla disciplina dei colloqui con familiari, con modalità a distanza o addirittura esclusi. Occorre assicurare prevenzione e assistenza ai positivi, attività e relazioni affettive alla generalità dei detenuti in condizioni di sicurezza, fare in modo di garantirgli i diritti fondamentali. Occorre vaccinare la popolazione carceraria rapidamente. Purtroppo tali condizioni non sono garantite e sta accadendo l’esatto contrario, con personale e detenuti positivi che si sono rapidamente moltiplicati, denotando un sistema in piena sofferenza. Lo Stato non è in grado di reagire velocemente né con la somministrazione di vaccini né adottando le cautele necessarie per garantire ai detenuti le loro garanzie fondamentali, prima fra tutte il diritto alla vita, ed è per tale motivo l’A.I.V.E.C. ritiene doveroso adottare misure alternative alla detenzione al fine di ridurre le presenze in carcere e creare spazi per una gestione efficace della prevenzione e dell’assistenza per quanti resteranno dentro.
“Il diritto alla vita come garantito dall’art. 2 della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali subisce una grave lesione nei confronti della popolazione carceraria” fanno sapere dall’A.I.V.E.C. che preannuncia l’apertura delle adesioni al fine di tutelare tali diritti innanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo gravemente violati dalla mancata predisposizione di vaccini e della concessione di misure alternative alla detenzione costringendo la popolazione detenuta a subire nuovamente quanto verificatosi nel mese di marzo scorso con l’interrompersi di quelle minime relazioni affettive garantite dalle telefonate, dalle videochiamate e dal colloquio mensile, già svolto in condizioni proibitive di distacco e di separazione, e con una percentuale probabilistica di infettarsi maggiore rispetto alla popolazione libera.
“Con una significativa riduzione delle presenze in carcere sarebbe più facile affrontare la gestione sanitaria interna della prevenzione e dei focolai, nonché la prosecuzione in condizioni di sicurezza delle attività lavorative e formative, di istruzione, culturali o sportive” concludono.
– Chiara Di Miele –