La Federazione Italiana Medici Pediatri ha fornito le indicazioni operative per la gestione di casi o focolai di Covid-19 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia. I sintomi di sospetto più comuni nei bambini sono: febbre superiore a 37,5°C, tosse, cefalea, sintomi gastrointestinali (nausea/vomito, diarrea), faringodinia, dispnea, mialgie, rinorrea/congestione nasale.
I genitori devono misurare la temperatura ogni giorno prima di portare il bambino a scuola e comunicare tempestivamente le assenze per motivi sanitari, comunicare immediatamente alla scuola se l’alunno è stato a contatto stretto con un caso confermato Covid-19, tenere a casa il bambino in caso di sintomi sospetti per Covid-19, contattare il pediatra se presenti sintomi sospetti per Covid-19 (non recarsi autonomamente all’ambulatorio o al Pronto Soccorso).
In caso di sintomi insorti a scuola, si deve isolare il bambino, assicurare il distanziamento e mantenere le mascherine nel bambino che ha più di 6 anni, fare rispettare, in assenza di mascherina, l’etichetta respiratoria e il distanziamento, avvisare i genitori, pulire e disinfettare le superfici della stanza o area di isolamento dopo che l’alunno è tornato a casa, chiudere e sanificare le aree utilizzate da un soggetto risultato positivo nei 7 giorni precedenti, comunicare al Dipartimento di Prevenzione dell’ASL i nominativi dei contatti stretti nelle 48 ore precedenti di un caso positivo e se si verifica un numero elevato di assenze improvvise di studenti in una classe.
Il Dipartimento di Prevenzione deve identificare le figure professionali di riferimento per il collegamento funzionale tra scuola e medici curanti. In caso di tampone positivo deve effettuare indagine epidemiologica, informare, in collaborazione con il dirigente scolastico, le famiglie dei bambini o studenti individuati come contatti stretti e predisporre una informativa per gli utenti e lo staff della scuola, porre i contatti stretti in quarantena per 14 giorni dalla data dell’ultimo contatto con il caso confermato, avvisare il medico curante dei contatti stretti, predisporre la sanificazione degli ambienti in caso di positività, decidere su eventuali chiusure parziali o totali della scuola, fare i tamponi di controllo (due a distanza di 24 ore uno dall’altro; rientro a scuola se entrambi tamponi sono negativi), decidere la strategia più adatta circa eventuali screening al personale scolastico e agli alunni.
Il pediatra di famiglia deve valutare con triage telefonico il caso segnalato dai genitori, richiedere tempestivamente il test diagnostico in caso di sintomi sospetti per Covid, se il tampone è negativo, valutare se ripeterlo dopo 2-3 giorni in base all’evoluzione clinica del caso, se il test risulta negativo far rientrare a scuola dopo la guarigione clinica e l’attestazione dell’esecuzione del percorso e comunicare eventuali “soggetti fragili” (bambini cronici o affetti da patologie polmonari o con immunodeficenza) maggiormente a rischio di complicanze da Covid.
Per il rientro a scuola dopo allontanamento o assenza per malattia infettiva: se affetti da malattia infettiva diversa da Covid, si deve presentare documento di non infettività rilasciato dal proprio medico/pediatra, indispensabile per la riammissione in comunità; qualora sia un caso positivo al Covid si deve presentare la certificazione di fine isolamento da cui risulta la negativizzazione tramite test molecolari (tamponi); se si rientra tra i contatti di casi Covid-19 si deve presentare la certificazione di fine isolamento da cui risulta assenza di infezione, accertata con tampone, dopo la quarantena.
Il medico può stabilire che un bambino è affetto da una malattia infettiva diversa dal Covid solo con il tampone, infatti la sintomatologia presentata dai bambini Covid positivi è molto varia. A volte non si hanno sintomi e quando sono presenti sono spesso sovrapponibili a quelli di altre malattie tipiche del bambino. Tra la segnalazione per fare il tampone e il suo esito negativo i conviventi sono obbligati all’isolamento. Il tampone non è dannoso per i bambini e potrà essere richiesto dal medico ogni volta che si rende necessario sia per motivi clinici del bambino sia per la riammissione in comunità.
– Chiara Di Miele –