Nino Petrizzo, insieme al socio Luigi Pellino, è il titolare del Grand Hotel Osman di Atena Lucana. Rientrati in Italia dal Venezuela, qualche tempo fa hanno deciso di investire nel Vallo di Diano prendendo in mano le redini della nota struttura ricettiva. L’obiettivo era quello di far divertire i clienti nel corso delle feste, ma anche di offrire loro relax, eleganza e una eccellente cucina grazie a confortevoli camere di albergo e ad una cucina ricercata e di qualità. L’emergenza Coronavirus, come sappiamo, ha bloccato in tutta Italia le attività ristorative e Nino e Luigi, nonostante i decreti governativi non lo impedissero, hanno deciso di chiudere per queste settimane anche l’hotel. Ora si pensa alla ripartenza, tra tanti dubbi e le numerose difficoltà che hanno segnato questi due mesi di sospensione.
- Come avete affrontato l’emergenza e come immagini la ripresa?
E’ stato un brutto periodo, perchè avevamo comunque delle scadenze da rispettare. Immagino una ripresa lenta, perchè sicuramente le persone avranno timore di entrare nei locali pubblici. Da parte nostra ci vorrà molta sensibilità per mettere i clienti a proprio agio, anche mantenendo le distanze di sicurezza, ad esempio, al check-in. Immagino che in tanti avranno timore anche ad entrare in stanza se non vedranno la macchina dell’ozono di cui tanto si parla per la sanificazione degli ambienti. Forse chi viaggia per lavoro e che alla riapertura sarà tra i primi ad alloggiare in zona non sarà così spaventato.
- Ci sono stati rinvii delle cerimonie che avevate in programma per la prossima estate?
Le cerimonie che avevamo in programma sono state tutte spostate al prossimo anno. Qualche matrimonio invece è stato spostato a settembre, sperando che la situazione sia nettamente migliore dopo l’estate. Stiamo aspettando i decreti dal Governo e dalla Regione per capire come organizzare il ristorante. Non sono favorevole al cibo da asporto, soprattutto per chi come noi cucina nel Vallo di Diano utilizzando prodotti di qualità. Chi va al ristorante per godere di una buona cucina non tende a portare il cibo preparato a casa.
- Le vostre sale ristorante, però, permettono già di rispettare bene il distanziamento.
Sì, stiamo già facendo delle prove e da 15 tavoli siamo passati a 6 con due metri di distanza tra uno e l’altro. Questo però vuol dire che ci saranno meno ospiti. Se, ad esempio, una sala prima riusciva ad ospitare 50 persone, ora ne ospiterà 10 da come abbiamo calcolato.
- In questo periodo critico c’è un’associazione di categoria che tutela i ristoratori del Vallo di Diano? Avete un punto di riferimento?
Abbiamo dato vita ad un gruppo formato dai ristoratori e albergatori del Vallo di Diano e ci siamo affiancati a Maria Antonietta Aquino di Confesercenti che ci sta aiutando comunicandoci quello che potrebbe accadere in merito ai decreti e alle misure che dovremo adottare. Colombina Marino, manager dell’Hotel Magic, è la nostra portavoce. Insieme stiamo cercando di capire come risolvere al meglio questo periodo critico in base alle nostre differenti difficoltà.
- Cosa pensi degli aiuti provenienti dal Governo e dalla Regione?
Le bollette delle utenze continuano ad arrivare, in futuro dovremo pagarle. Eppure in questi mesi non abbiamo lavorato. Il locale, anche se non lavoriamo, produce comunque delle spese fisse. Come le paghiamo se non lavoriamo? E’ facile dire che ci aiutano con i fondi, ma dovremo accendere dei prestiti da restituire con gli interessi. Sento parlare di tante cose buone fatte dallo Stato ma in sostanza non vedo molto. Le preoccupazioni sono tante e tutti gli aiuti saranno solo un panno freddo su una ferita che però non si può curare in questo modo. Se ci fosse un vaccino tutto sarebbe diverso, perchè le persone non avrebbero più tanta paura del virus e si ricomincerebbe a vivere come facevamo prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria. La nostra categoria è la più colpita, ma adesso speriamo in una ripresa.
– Chiara Di Miele –