Corpus Domini 2022 – Lettera aperta della professoressa Franca Cancro Cimino
Sono passati tanti, tanti anni da quando, bambina e poi adolescente, guardavo Mamma che, da giorni, preparava cestini con petali di rose e aspettava, impaziente, le ginestre che le avrebbe portato l’”Omino” di Giovi, un signore che vendeva il latte a tutti noi nel palazzo.
Lei, mia madre, era sempre quella bambina che seguiva gioiosa e compunta le numerose zie nel giorno del Corpus Domini al suo paese, luogo mitico che costellava i suoi racconti e mi faceva sgranare gli occhi. Mamma, cittadina d’elezione, amava profondamente Salerno dove, giovane, si era trasferita con Papà, ma c’era qualcosa di tenero e struggente in quel suo desiderio di ricrearsi, nostalgicamente, la giusta atmosfera, di vivere la celebrazione di quel giorno come “doveva essere”, col profumo di rose e di ginestre.
In quei bellissimi Giovedì, lei ed io ci recavamo al Duomo dove il profumo di fiori era paradisiaco e portavamo graziosi cestini da cui mia madre, orgogliosamente, spargeva fiori al passaggio del Santissimo. Ecco, il Corpus Domini è, per me, un giorno intriso di corale tripudio di Fede cristiana, ma anche di ricordi, amore e profumi, un giorno in cui l’essenza del nostro Credo e il mistero dell’Eucarestia ti entrano davvero nel cuore.
È un giorno, questo, in cui in chiesa ti guardi attorno e, nonostante qualche chiacchiera di troppo, la presenza eccezionale di chi aspetta i ringraziamenti, un po’ di umano, troppo umano protagonismo, ti senti gioiosamente immersa nel popolo di Dio.
Quest’anno, come sempre del resto, Sua Eccellenza Padre Antonio De Luca ha saputo toccare e far vibrare le corde più intime del nostro essere Cristiani e farci percepire il volto più autentico e nobile della Chiesa cattolica. Una Chiesa, Egli ha osservato, che non può ridursi a mera agenzia di carità sociale, che non deve seguire l’agenda delle istituzioni laiche, che non può farsi partito, perché la Chiesa è “Oltre” tanto Oltre. La Chiesa non è caritatevole perché Glielo chiedono i tempi, non è misericordiosa perché il mondo vuol derubricare il peccato, non difende l’ambiente perché lo esige l’ecologismo estremo; la Chiesa ha nel “Suo” dna la Carità, la difesa degli oppressi, la tutela del Creato, la Misericordia verso il peccatore, ma la Sua straordinaria unicità è che tutto questo Le è assolutamente proprio, è Suo da sempre e Le proviene UNICAMENTE da Gesù nell’Eucarestia.
La Chiesa, ci ha magistralmente spiegato il nostro Esimio Vescovo, non agisce secondo una traiettoria orizzontale (e spero caldamente di non tradire il Suo pensiero) ma vive nella ricerca della trascendenza che si sostanzia nel Corpo di Cristo.
Illuminata dallo Spirito Santo, e solo in nome di “quell’Amore” sa farsi Madre amorevole, sicura guida nel viaggio della vita, dispensatrice di misericordia che non dimentica di essere, per i Credenti, l’insostituibile Autorità Spirituale che indica la meta, un fine di assoluta carità e bellezza: la salvezza delle nostre povere anime.
Bellissime le parole del Nostro Presule, forti e caritatevoli, appassionate ma misurate illuminanti, colte e raffinate, vibranti di fede ma stupendamente umili e piene di umana comprensione.
Poi le Lodi al Santissimo, i canti, i preziosi paramenti che celebrano, anch’essi, la Maestà Divina, non quelli che li indossano.
E dico questo per rispondere a non rare osservazioni sul “lusso” della Chiesa, osservazioni spesso incolpevolmente superficiali che rimandano, tuttavia, ad una non comprensione del “senso” di quella preziosità, di quella liturgia, di quella solennità che non solo sono meravigliose ma anche assolutamente necessarie per ringraziare l’Altissimo del dono “prezioso” che ci elargisce col Suo Corpo. E se il dono è prezioso, la celebrazione che Gli tributiamo non può che essere solenne, scintillante di luci, impreziosita dai sacri paramenti.
Poi la processione per le vie del paese, pochi i paggetti e gli angioletti, segno dei tempi, ancora le coperte ricamate ai balconi, tante bandierine bianche e gialle ma qualcosa mi è mancato, compensato solo dalla profondità dell’omelia di Sua Eccellenza. Grazie di cuore Padre Antonio!
Mi sono mancate le folle sinceramente festanti della mia infanzia e dei miei primi anni a Teggiano, mi sono mancate le preghiere della gente di un tempo meno colta, meno incivilita ma più fervente, mi sono mancati i fiori per terra lungo le strade, il profumo di ginestre, la mano di mia madre, i miei figli bambini nel corteo di paggetti e angioletti guidati dai vigili occhi delle Maestre Pie.
Le bandierine con i colori della Chiesa vanno bene, ma le strade cosparse di rose e ginestre sono un’altra cosa: profumano di Corpus Domini.