Il Coronavirus è ormai emergenza mondiale. Tra gli allarmi anche quello dei genitori per il possibile contagio dei più piccoli. Diversi sono i dubbi e paure sui rischi e sulle precauzioni da prendere.
Ne abbiamo parlato con il dottore Salvatore Guercio Nuzio, pediatra dell’ospedale “Curto” di Polla e dell’ospedale “Santa Maria della Speranza” di Battipaglia.
- Dottore, è giunta la notizia del primo decesso da Covid-19 in età pediatrica in Alto Adige. L’infezione può essere dunque mortale anche nei bambini? Quanti sono ad oggi i casi di contagio?
La piccola di cinque anni deceduta ieri presentava un quadro clinico predisponente già complesso a causa di gravi patologie per le quali soffriva ed il suo fisico era già molto debole. La patologia provocata dal virus SARS-CoV-2 interessa in verità solo in piccola parte la popolazione pediatrica. Ad oggi sono state descritte solo alcune centinaia di casi, moltissimi dei quali gestiti presso il proprio domicilio in considerazione di un quadro clinico spesso paucisintomatico e dunque non preoccupante.
- Come spiega questo dato?
Esistono due ipotesi in merito. La prima è strettamente correlata al potere immunitario acquisito attraverso le vaccinazioni di legge. Queste ultime garantirebbero una tempesta anticorpale aspecifica in grado di bloccare l’azione e la replicazione del SARS-Cov-2 impedendone la diffusione nell’organismo dei più piccoli. L’ipotesi sposa appieno la volontà di tutti noi pediatri che anche in questo periodo di enorme preoccupazione per la salute generale, consigliamo caldamente di accedere nei vari consultori (informandosi preliminarmente sulle modalità di accesso e sugli orari prestabiliti) per proseguire il consueto calendario vaccinale. La seconda ipotesi, ancora più affascinante, si basa sulle origini del SARS-CoV-2, appartenente alla famiglia dei Coronaviridae, un’ampia famiglia di virus che infettano con sintomatologia banale e in maniera molto frequente le alte vie aeree di quasi tutti i bambini della prima e seconda infanzia, causando riniti, faringiti e un quadro infiammatorio generico delle alte vie aeree. Grazie agli anticorpi creatisi in seguito alle suddette blande infezioni respiratorie, molto simili a quelli che si svilupperebbero in corso di Covid-19, i bambini sarebbero in grado di riconoscere e neutralizzare con maggiore facilità il nuovo Coronavirus rispetto agli adulti.
- Quali sono i sintomi da Covid-19 nei piccoli?
La presentazione clinica è molto variegata e può trarre in inganno. Oltre alla febbre sempre presente e ai sintomi respiratori classici esiste un corteo sintomatologico molto variegato che può interessare il tratto gastrointestinale (con sintomi quali vomito, diarrea), il sistema nervoso, gli occhi e la cute del nostro bambino. Molti piccoli pazienti, inoltre, sono asintomatici o paucisintomatici e rappresentano un rischio potenziale notevole per i parenti più stretti, in particolare i nonni. Soprattutto per questo motivo è necessaria una identificazione molto più precoce e decisa dell’infezione da SARS-CoV-2 anche in età pediatrica.
- In che modo si può diagnosticare precocemente il Covid-19 nei bimbi riducendo il rischio di contagio?
Permettendo agli operatori sanitari una diagnosi clinica e strumentale rapida e il più possibile assistita. E’ al vaglio di un tavolo tecnico nazionale uno score clinico che ho ideato in queste settimane di lavoro attraverso un’analisi della letteratura scientifica internazionale che permette al pediatra ospedaliero di porre il sospetto di infezione da SARS-CoV-2 e dunque optare con maggiore determinazione all’esecuzione del tampone naso-faringeo. Inoltre, purtroppo, ad oggi in Campania si richiedono e si eseguono ancora pochi tamponi rispetto alla media ponderata delle altre Regioni. Questa è una grave pecca da colmare al più presto. Anche perché il numero di contagi nuovi in Campania rappresenta in questi giorni più del 10% del numero di contagi nuovi che si verificano quotidianamente a livello nazionale.
- Quali sono i consigli che può dare ai genitori?
Amiamo profondamente i nostri bambini e proprio perché siamo coscienti della loro importanza per il nostro Paese tuteliamoci e tuteliamoli continuando a rispettare le norme vigenti. Altre due settimane di sacrifici sono nulla a confronto delle conseguenze devastanti di una mancata attuazione delle restrizioni ministeriali. La Spagnola nel 1919 colpì mortalmente la Spagna nel suo terzo picco epidemico, ovvero in estate, quando oramai le misure restrittive erano state abbandonate. Sfruttiamo questo tempo con i nostri figli per riscoprire l’enorme valore pedagogico dello stare insieme, a casa, con televisori e telefonini spenti. Riscopriamo il gioco, la musica, la lettura ad alta voce. Restiamo a casa, con i nostri bambini. E se proprio vogliamo uscire con loro, facciamolo per uno scopo essenziale: vaccinarli.
– Claudia Monaco –