Intervista al Dottore Giuseppe Ippolito, Presidente del Cda della Fondazione Opera Giovanile Juventus, la Casa di Riposo di Sala Consilina che ha pagato il prezzo più alto per la diffusione del Coronavirus nel Vallo di Diano.
- Presidente, quali sono i pensieri che in questi giorni amari e tristi per Lei e per la struttura che dirige albergano nel Suo animo?
“Ho ripercorso passo dopo passo tutto ciò che abbiamo fatto e documentato dalla metà di febbraio quando sono state emanate le prime ordinanze dalla Regione Campania. Abbiamo anticipato i tempi e chiuso la struttura alle visite e ai fornitori sin dal 5 marzo, consci del fatto che il virus non avrebbe dato scampo ai nostri ospiti soprattutto in relazione alla loro età. La mia positività al Covid-19 e la dipartita di mia sorella sono la prova che ho fatto tutto ciò che sapevo e potevo fare”.
- Qual è oltre alla morte di Sua sorella ed a quella di altri ospiti della casa di riposo la cosa che l’ ha fatta più soffrire?
“L’amarezza ma anche l’indifferenza è per quei pochi che si sono scatenati sui social con esercizi verbali e che hanno parlato per partito preso o per qualche oscuro interesse. A costoro vorrei consegnare un pensiero di Seneca: ‘Lieve è il dolore che parla. Il grande dolore è muto’. Quando si potrà, riaprirò le porte della struttura perché possa essere da tutti visitata e, in primis, dalle autorità del Vallo perché si possano constatare quanti passi avanti nelle attrezzature e nella struttura sono stati fatti e quanti sono ancora in corso, bloccati dagli eventi. Ma il pensiero costante va ai nostri ospiti che sono stati strappati dal loro ambiente per una maggiore tutela sanitaria (la RSA è prevalentemente una struttura sociale) senza preavviso e senza che potessimo suggerire alternative praticabili. Ma penso anche a quelli che non ce l’hanno fatta e alle famiglie che non hanno potuto abbracciarli un’ultima volta. Sono preoccupato per tutti i 21 operatori che nel fare il loro lavoro sono risultati positivi e sono in quarantena presso il loro domicilio e a quei 7 operatori che la quarantena la trascorrono presso la struttura e accudiscono i 20 disabili immuni dal virus. Da otto giorni non ritornano a casa dai loro mariti e dai loro figli. Un pensiero anche a quelli che sono in cassa integrazione, preoccupati che il loro posto di lavoro possa essere in bilico”.
- Quale sarà il futuro della Casa di Riposo “Don Donato Ippolito”?
“Il futuro è nelle mani di Dio a cui la struttura è stata affidata dal suo Fondatore. E’ un presidio indispensabile per il nostro Vallo e che si appresta a fornire altri servizi assenti nel territorio. Vorrei ricordare che si tratta di una fondazione onlus patrimonio della collettività che non distribuisce utili e che gli amministratori non percepiscono un centesimo, così come prevede la legge. Approfitto dell’occasione che Ondanews mi ha dato per ringraziare tutti i salesi e non solo che hanno espresso la loro solidarietà sui social perché se è vero che le parole non servono è anche vero che la tristezza può essere alleviata dalla vicinanza di chi ti vuol bene”.
– Rocco Colombo –