Lettera aperta alla redazione di Franco Iorio
Il Sud paga dazio politico alla Lega di Matteo Salvini, che le Politiche del 25 settembre scorso le ha perdute di brutto. Essì, perché non è solamente il Partito Democratico ad aver perso le elezioni, anche se l’accanimento e il giornaliero infierire trovano solo il partito di Letta esposto a critiche feroci. Forse per via che il segretario è uscente ma non è uscito, forse perché si interroga ma non si dimette da niente. Certo i tempi del rinnovamento sono lunghi, anche il tono è dimesso. Invece occorre resettare e ripartire, ammesso che sia ancora in tempo e sempre che l’elettorato non stia maturando l’idea di un sostanziale superamento della funzione storico e politica del Pd. Aspetto quest’ultimo che deve far riflettere e non poco, in prospettiva congressuale.
Ma è della cosiddetta “autonomia differenziata” adesso che dobbiamo parlare, chiarendo le materie che soprattutto le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna ne vogliono l’attribuzione: “Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; Tutela della salute; Istruzione; Tutela del lavoro; Rapporti internazionali e con l’Unione europea”.
E, però, l’art. 116 terzo comma della Costituzione va interpretato nel senso che nelle materie citate si possono attribuire, su richiesta, forme e condizioni “particolari” di autonomia. Quindi le forme e le condizioni devono essere, appunto, “particolari”. E allora la prima domanda: quali sono le particolarità che rendono legittima la richiesta delle tre Regioni in una delle ventitré materie possibili?
L’Italia non è uno Stato federale e invece è proprio questa la conseguenza che avrebbe sul sistema politico nazionale l’istituzione di venti piccole Regioni-Stato.
I diritti non sono regionalizzabili: i diritti civili e sociali sono del cittadino e non del territorio e vanno assicurati “prescindendo dai confini territoriali dei governi locali”, come recita l’art. 120 della Costituzione. Prima di parlare di “autonomia differenziata” occorre assicurare istruzione, sanità, previdenza, assistenza, mobilità in ogni angolo del Paese, determinando i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) in materia di diritti civili e sociali. Individuare, quindi, i fabbisogni standard e i relativi costi, mettendo da parte la spesa storica. In altri termini occorre innanzitutto raggiungere la perequazione territoriale (penso alla sanità, all’istruzione, ecc.) per poi investire su altri comparti in aggiunta a quanto assicurano i LEP.
La verità è che l’autonomia non serve all’Italia ma solo alla Lega di Matteo Salvini, un partito ridotto all’8,9% alle ultime elezioni e in continuo calo verticale di consensi. Gli occorre per la sopravvivenza, ma è un problema questo di Salvini&soci solamente. E’ chiaro, dunque, che non è possibile procedere se non sono stati preliminarmente determinati i LEP: non si possono differenziare i territori quando invece occorre perseguire la perequazione strutturale in materia di servizi e di diritti, applicando gli artt. 119 e 120 della Costituzione che questi obiettivi impongono.
Ora, tenuto conto della situazione politica, economica e istituzionale, la scelta oggi deve essere una sola: chi parla di autonomia differenziata in questa situazione va contrastato, chiunque egli sia. Ogni perseguimento diventa una scelta di bassa politica fatta sulla pelle del Sud e di noialtri “terroni”.
– Franco Iorio –