Amarezza all’indomani dell’elezione del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Sociale del Vallo di Diano, Tanagro e Alburni.
Quella che doveva essere una gestione in forma associata ed unitaria delle politiche sociali nel proprio ambito territoriale, l’erogazione integrata dei servizi alla persona e l’esercizio delle attività socio-assistenziali e socio-sanitarie, compresi interventi di promozione sociale dei cittadini del territorio, è diventata una diatriba partitica dove i Comuni di Buonabitacolo, Montesano sulla Marcellana e Polla (circa il 30% della popolazione valdianese) sono rimasti penalizzati, senza escludere, l’uscita di scena del Comune di Teggiano dove il sindaco Michele Di Candia ha abbandonato l’assemblea prima dei lavori. Un documento, sottoscritto in precedenza dai tre Comuni, dove si è invocata più volte una presa di coscienza reale del tema sociale al di là delle logiche partitiche.
“Si è assistito a uno spettacolo indecoroso – le parole del sindaco di Buonabitacolo, Giancarlo Guercio – quella che poteva diventare un’occasione per valorizzare il territorio e i cittadini delle varie aree del Vallo e del Tanagro si è rivelata l’ennesima gestione in ‘stile bulgaro‘ di un gruppo di uomini. Spiace constatare che anche per argomenti così delicati come le politiche sociali non vi sia né capacità di apertura né possibilità di dialogo. Spiace appurare che i criteri di valutazione e individuazione dei ruoli di gestione debbano corrispondere ancora e soltanto alla logica di possesso e di colore. Credo si sia perduta la possibilità di instaurare e potenziare il dialogo tra le parti attive della popolazione. Il documento sottoscritto da me, il sindaco Rinaldi e il consigliere Vocca bada al criterio del programma e del merito: non si è saputo recuperare nemmeno un tassello su sette per ottemperare a quella che mi sembra una linea di principio di profondo valore etico! Logiche antiche, che probabilmente mai spariranno e che caratterizzano la politica reale. Peccato, ne prendiamo atto e ci regoliamo di conseguenza”.
Una “polìtia“aristotelica è il rifermento del sindaco Giuseppe Rinaldi che, sull’accaduto, sintetizza con il concetto di “tirannide”.
“Considerata la delicatezza della tematica sociale – ha dichiarato – del territorio è chiaro e evidente che un cittadino non può essere catalogato dalla comunità di appartenenza e dal colore di partito, questa è una convinzione etica che abbiamo. Se un’altra parte politica non si riconosce nel Pd, non partecipa ed amministra. A fronte, se avessimo voluto fare un discorso ostruzionistico non deliberavamo in Consiglio e il Consorzio non si faceva. Se volevamo dare fastidio avremmo fatto stratagemmi io invece sono stato uno dei primi a deliberare per dare uno strumento più snello e rilanciare l’aspetto culturale sull’importanza del sociale. Spiace constatare che in assemblea sono stati detti i nomi ma nessun punto programmatico. Perché avrei dovuto votare, tutte persone stimabili premetto, ma che non hanno detto una parola sulle problematiche sociali? Ci è stato detto che eravamo in minoranza condannando una parte di cittadinanza a favore di ‘persone in carne e partito‘. Abbiamo voluto dare un segnale perché nel sociale non esiste minoranza e maggioranza. Personalmente, credevo in questo strumento, tanto che in Consiglio ho votato a favore nonostante il parere contrario della mia minoranza che, paradossalmente, è appartenete al Pd”.
– Claudia Monaco –
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