Per la prima volta in Italia un team di sismologi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha studiato la relazione tra l’estrazione di petrolio e i fenomeni di microsismicità, analizzando il territorio della Val d’Agri. E’ emersa una relazione tra la reiniezione di acque per l’estrazione d’idrocarburi e le faglie presenti nel sottosuolo dell’area. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Scientific Reports.
L’analisi è stata condotta nell’ambito di un progetto di ricerca tra ENI e INGV, richiesto dalla Regione Basilicata, sulle attività del pozzo di Costa Molina 2 in Val d’Agri.
“La Val d’Agri – spiega Mauro Buttinelli, ricercatore INGV e coordinatore di questo lavoro – ospita il più grande giacimento europeo di idrocarburi in terra ferma. La re-iniezione delle acque di strato induce sismicità con magnitudo massima di 2.2 che si è manifestata fin dalle prime ore successive all’inizio dell’attività di iniezione. Con questo studio si è riusciti a definire che la re-iniezione di fluidi ha riattivato alcune porzioni di una faglia preesistente”.
Gli studiosi sottolineano infine che nelle aree di sfruttamento degli idrocarburi la corretta comprensione di questi fenomeni sismici è un requisito fondamentale per gestire in sicurezza le attività del giacimento petrolifero e invitano a mantenere una stretta collaborazione tra il mondo della ricerca, gli Enti di Controllo e le compagnie petrolifere.
– Tania Tamburro –