Ribaltando la sentenza di condanna in Corte d’Appello, la Suprema Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna a due anni di reclusione inflitta dal Tribunale di Vallo della Lucania nel 2015 e confermata in appello, nei confronti di G.D.P., 57enne di Celle di Bulgheria, arrestato nel 2013 per maltrattamenti in famiglia, sfruttamento della prostituzione, lesioni personali, minaccia e violenza sessuale continuata.
La Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’uomo, difeso dall’avvocato Vincenzo Speranza ed ha annullato la sentenza di condanna all’operaio idraulico.
I fatti risalgono al 2013 quando il 57enne di Celle venne denunciato dalla sua ex convivente con pesanti accuse, tra queste sfruttamento della prostituzione, violenza sessuale, maltrattamenti, minaccia e detenzione illegale di arma comune da sparo.
L’uomo venne arrestato nel mese di agosto del 2013 e rimase in carcere per mesi, poi sottoposto agli arresti domiciliari. Un arresto che ebbe una forte risonanza pubblica in quanto l’operaio idraulico forestale era persona nota e conosciuta.
All’esito del giudizio di primo grado del Tribunale vallese il 57enne venne assolto per violenza e sfruttamento della prostituzione ma condannato per minaccia e maltrattamenti. Nel 2016 il primo annullamento della Cassazione con il quale cade l’accusa di detenzione di arma da sparo ed ora arriva l’annullamento da parte della Cassazione delle altre imputazioni, quelle di minaccia e maltrattamenti.
Secondo la Corte di legittimità “la persona offesa (l’ex convivente) non è credibile ed i giudici di primo grado non hanno esaminato una pluralità di elementi di natura difensiva che ponevano seriamente in dubbio la sua credibilità”.
Per la Corte di Cassazione il racconto della donna ha intento calunnioso e vendicativo nei confronti dell’ex compagno. Ora il giudizio passerà alla Corte di Appello di Napoli, che si dovrà adeguare ai principi dettati dalla Cassazione.
– Marianna Vallone –