Il Presidente della Comunità Montana Vallo di Diano, Francesco Cavallone, scrive al Presidente della Regione Vincenzo De Luca e all’assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Caputo, in merito alla debolezza strutturale della manodopera forestale in forza agli Enti delegati. Sono oltre 40 anni che le Comunità Montane e le Province svolgono, per delega regionale, le funzioni amministrative relative all’attuazione degli interventi di forestazione, bonifica montana e difesa del suolo, come individuate dalla specifica normativa regionale di settore ed ampliate dal regolamento regionale n. 3 del 28 settembre 2017 “Tutela e gestionale sostenibile del patrimonio forestale regionale”. In tutti questi anni gli Enti delegati, senza disconoscere criticità e limiti di sistema, hanno svolto nel settore della forestazione una funzione di estrema importanza, contribuendo al potenziamento, al miglioramento e alla tutela del patrimonio boschivo e contenendo in modo efficace i rischi del dissesto idrogeologico e degli incendi boschivi, con evidenti ed indiscussi riflessi positivi sul mantenimento e miglioramento del paesaggio, sulla conservazione del suolo e di altre risorse naturali e sulla salvaguardia della biodiversità, nonché in termini di contrasto ai fenomeni di abbandono colturale nei contesti montani più svantaggiati. “Una miriade di interventi attuati attraverso i cantieri forestali – scrive – e, per questo, anche molto costosi, ma assolutamente indispensabili per i territori delle aree interne, sia per i riflessi di natura occupazionale (non assistenziale, come si vuol far passare a prescindere dai risultati finora ottenuti) sia perché con essi si riesce ad assicurare un presidio continuo sul territorio a vantaggio della collettività. Un’attività, dunque, quella dei cantieri forestali, di assoluta necessità per il territorio regionale nel suo insieme e che ha prodotto indubbi benefici in termini di prevenzione e contenimento delle ricorrenti criticità ambientali, anche se non sempre apprezzata dall’opinione pubblica che, non riuscendo a coglierne in pieno l’essenza e l’importanza della preziosa funzione svolta in contesti territoriali difficili e svantaggiati, ne reclama, non sempre a torto, maggiore efficienza“.
L’esercizio della delega nel settore della forestazione implica, tra l’altro, la gestione da parte degli Enti delegati della manodopera forestale, che comprende sia gli OTI (operai a tempo indeterminato) che gli OTD (operai a tempo determinato). Vi è stato nel corso degli anni un costante e drastico ridimensionamento della forza lavoro rispetto alla consistenza iniziale. Al 31 dicembre 2020, gli operai alle dipendenze degli Enti delegati erano 3031, di cui 1592 a tempo indeterminato (tra OTI ed ITI) e 1439 OTD. Per avere un’idea di questa progressiva fuoriuscita di unità lavorative dal settore della forestazione basta guardare i numeri che riguardano la Comunità Montana Vallo di Diano. Addetti nel 1981: 808 5 Addetti nel 2001: 290 Addetti nel 2021: 178 Nell’ultimo decennio, sempre in questa Comunità Montana, si è registrato il seguente andamento: gli OTI sono passati da 154 a 104 unità (- 32%); gli OTD sono passati da 113 a 74 unità (- 34%); le giornate lavorative annue si sono ridotte da 65.918 a 43.622 (-34%).
“La situazione è diventata davvero drammatica per quasi tutti gli Enti delegati – prosegue Cavallone – atteso che, accanto alla progressiva riduzione degli addetti, è aumentata l’età media dei restanti operai, molti dei quali parzialmente idonei allo svolgimento della mansioni lavorative previste dal Contratto di categoria. Di riflesso, si è ridotta notevolmente negli ultimi tempi la capacità operativa degli Enti delegati nel settore della forestazione e questo costituisce un vero e proprio paradosso soprattutto dopo l’emanazione del citato regolamento regionale che, come noto, attribuisce a tali Enti nuove ed importanti funzioni, come quelle relative alla viabilità provinciale e rurale, al verde pubblico, agli interventi emergenziali in caso di calamità naturali. Diversi gli Enti che, allo stato, non riescono a costituire idonee squadre operative, tali da far fronte alle crescenti esigenze di intervento espresse dai singoli territori comunali. Per quanto riguarda il nostro Ente, vi sono Comuni che, maggiormente nel periodo in cui non lavorano gli OTD, possono contare al massimo su 2-3 operai, soprattutto vecchi e malandati, con i quali diventa oggettivamente difficile, se non impossibile, organizzare attività lavorative rispondenti alle esigenze attuative dei singoli progetti“.
Alquanto problematica è anche la situazione che si è venuta a determinare sul fronte del servizio antincendio boschivo per via del blocco del turn-over. Una funzione delegata di primaria importanza per la tutela del patrimonio forestale regionale e della stessa biodiversità, egregiamente assolta dagli Enti delegati grazie alla professionalità e all’esperienza degli addetti (OTI ed OTD) e grazie all’evoluzione tecnologica registratasi per i mezzi e le attrezzature antincendio, peraltro finanziati dalla stessa Regione. “L’invecchiamento della manodopera forestale impone, però, una vera e propria ristrutturazione del settore, – scrive – essendo oggettiva la necessità da parte degli Enti delegati di disporre di forze giovani da poter impiegare nella costituzione dei Nuclei Operativi, come previsti nel Piano regionale AIB, chiamati a svolgere un’attività di estrema importanza ai fini della lotta attiva agli incendi boschivi, ma al tempo stesso delicata e ad alto rischio. Per le su esposte ragioni, si ritiene che sia giunto il momento in cui la problematica della manodopera forestale in forza agli Enti delegati venga affrontata con grande determinazione e con soluzioni che, ovviamente, non possono prescindere da una visione chiara circa il destino stesso della forestazione in capo agli Enti delegati. Occorre una visione strategica del settore a medio e lungo termine, riconoscendo, pur con i dovuti aggiustamenti, la validità del modello cantieristico e dando impulso ad un settore assolutamente vitale per i territori montani con azioni e misure in grado di rimuovere criticità e di introdurre nel sistema elementi di maggiore efficienza ed efficacia operativa e gestionale”. Per Cavallone il primo problema da affrontare e risolvere è quello relativo al blocco del turn-over:“I cantieri forestali possono continuare ad esistere e ad operare se si dà la possibilità agli Enti delegati di dotarsi di un contingente di manodopera forestale adeguato e strutturalmente rispondente alle innumerevoli e variegate esigenze di intervento“.
Il suo invito accorato è ad andare nella direzione del rilancio e dell’ammodernamento del settore della forestazione, “partendo da subito con la stabilizzazione degli OTD (che a quanto pare si impone anche in osservanza di specifiche disposizioni normative) e consentendo, laddove necessario e possibile, anche nuove assunzioni, per poter introdurre forze giovani nel settore. Si impone una scelta chiara che ponga la dignità di migliaia di lavoratori forestali assunti stagionalmente dagli Enti delegati da decenni sullo stesso livello di altre categorie professionali, con la consapevolezza che l’obiettivo del razionale impiego degli operai idraulico-forestali, perseguibile anche attraverso la stabilizzazione degli OTD, costituisce il presupposto di base per migliorare la performance operativa dei cantieri forestali. Sbloccare il turn-over e procedere alla stabilizzazione degli OTD significa investire opportunamente sulla forestazione, quale settore strategico e insostituibile per i territori di montagna e di collina ove, accanto agli svantaggi di ordine naturale si aggiungono le note problematiche legate all’abbandono delle attività agricole e selvicolturali che alimenta il degrado ambientale e delle stesse opere di regimazione delle acque, un tempo oggetto di costante manutenzione, con ricadute negative sull’assetto idrogeologico e sui valori naturalistici e paesaggistici dei luoghi. I nostri territori montani sono connotati dalla presenza di aree naturali di particolare pregio ambientale e paesaggistico, come tali meritevoli di tutela e di valorizzazione. I cantieri forestali costituiscono senz’altro lo strumento più idoneo per perseguire tali finalità. Essi vanno, perciò, mantenuti e resi più efficienti. Continuare ad ignorare criticità come quelle legate alla struttura della manodopera forestale vuol dire consentire che i cantieri forestali pian piano muoiano. Uno scenario, questo, assolutamente da scongiurare, non solo nell’interesse dei territori più svantaggiati, ma dell’intera nostra regione, ove gli ambienti naturali, per la quasi totalità protetti, costituiscono, come noto, una grande ricchezza, spendibile anche in termini di sviluppo sostenibile“.