Le 56 Amministratrici del Vallo di Diano e Tanagro, insieme alle Componenti Tecniche afferenti alla Consulta delle Amministratrici, intervengono in merito alla chiusura del Punto Nascita di Polla attraverso una lettera indirizzata al Ministro della Salute Giulia Grillo, al Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca, al Direttore Sanitario dell’ospedale “Curto” di Polla Luigi Mandia e ai Sindaci del Vallo di Diano.
“Il nostro territorio rappresenta un’Area pilota per l’attuazione della Strategia delle Aree Interne – scrive la Consulta – che, tra gli obiettivi, prevede la riduzione dello spopolamento e favorisce il permanere delle giovani generazioni sul territorio, anche e soprattutto, attraverso il mantenimento dei servizi essenziali, in primis quelli afferenti alla Sanità. Pertanto, tale provvedimento, non rappresenta una contraddizione in termini?”
Il Piano Regionale della Regione Campania, secondo la Consulta, già da tempo prevede una politica di riduzione della spesa sanitaria, pur mantenendo i servizi essenziali: “Ci chiediamo – scrivono le Amministratrici – come tale ridefinizione della spesa pubblica ne possa giovare, considerando che l’eventuale ricorso ai Punti Nascita per gli utenti del Vallo di Diano sarà inevitabilmente orientato fuori regione, ad esempio Potenza e Lagonegro, considerando la distanza e l’efficienza delle strutture sanitarie di questi territori? Siamo sicuri che i costi non aumenteranno piuttosto che diminuire, dovendo rimborsare le prestazioni annesse ai ricoveri di gestanti e nascituri in altra Regione? Pertanto, tale provvedimento, non rappresenta di nuovo una contraddizione in termini? Si legge che i dati considerati vedono l’Ospedale di Polla contare 345 nascite, a fronte di 296 di Sapri e 263 di Vallo della Lucania. La domanda inevitabile è perché rimane aperto il presidio con il minor numero di nascite? Quale criterio è stato adottato per la pronuncia del provvedimento? Evidenziamo, inoltre, che il dato riportato per il punto nascite di Polla risulta parziale. Di fatto, non corrisponde alle effettive nascite sul territorio pari a 656 complessive per i Comuni che distano meno di 30 km dal presidio di Polla. Molte di queste sono avvenute in presidi diversi. Riteniamo che il calcolo del dato andava effettuato considerando le effettive nascite e non quelle relative al solo punto nascita di Polla. Ci chiediamo, alla luce dei dati, se, piuttosto che soffermarsi alla conta arida e decontestualizzata dei numeri, non sarebbe stato opportuno considerare le ragioni della migrazione verso altri punti nascita? Non sarebbe stato opportuno contenerla, attraverso l’efficientamento del servizio già esistente, invogliando, così, l’utenza a scegliere il presidio di Polla piuttosto che altri? La conta dei numeri in questo caso sarebbe stata diversa e di gran lunga superiore alla soglia considerata. Pertanto, tale provvedimento, non rappresenta ancora una contraddizione in termini?”
“Le condizioni strutturali del Punto Nascita di Polla risultano essere adeguate, ristrutturate in tempi recenti e certamente idonee: il presidio di Polla, infatti, è dotato di una sala operatoria dedicata e di un’unità neonatale autonoma. A cosa sono serviti gli investimenti effettuati nel tempo? Pertanto, tale provvedimento, non rappresenta anche in questo caso, una contraddizione in termini? Un dato certo ci informa del numero crescente, negli ultimi anni, delle gravidanze a rischio, dove, l’imprevedibilità delle condizioni della gestante e la tempestività degli interventi sanitari giocano un ruolo determinante per l’incolumità della stessa e del nascituro. Ci chiediamo e vi chiediamo, allora, se e come tale rischio sia stato considerato? E se sia stato considerato anche in relazione alle distanze dagli altri presidi ospedalieri ed alla carenza dei mezzi di trasporto pubblico?”
“Chiediamo un incontro immediato ed urgente con la Ministro della Salute – chiedono infine – per rappresentare nella maniera più concreta possibile quanto premesso. Alla Ministro non chiediamo deroghe, chiediamo un approfondimento reale, circostanziato, ampio dei dati e delle condizioni territoriali. L’obiettivo deve essere la revoca definitiva del provvedimento. Chiediamo, infine, a tutta la rappresentanza politica del territorio e dei territori limitrofi di garantire unità ed un impegno che esuli dalla formalità: un impegno concreto, in mancanza del quale, noi Amministratrici ci ritroveremo nella condizione di adottare misure estreme, a dimostrazione che non siamo solo delle Quote Rosa”.
– Claudia Monaco –