Confcommercio ha pubblicato un’analisi che si sofferma sulla presenza di esercizi commerciali nelle città italiane, capendo quanto la loro presenza influenzi la vita degli abitanti e quanto incida nella scelta del posto in cui vivere.
A livello geografico, la percezione della chiusura dei negozi è differente. Al Nord emergono con particolare forza i timori per un aumento del degrado e per il rischio di esclusione degli anziani, mentre al Sud prevalgono le preoccupazioni per i riflessi occupazionali e i rischi di spopolamento.
Secondo Confcommercio “i negozi sono insostituibili, è una lotta alla desertificazione. Anche nell’era digitale, i negozi di vicinato sono insostituibili: rendono le città più vivibili, più attrattive e più sicure. È necessario, però, contrastare la desertificazione che sta facendo scomparire molte attività commerciali. Occorre incentivare l’innovazione e sostenere la riqualificazione urbana, attraverso un miglior utilizzo dei fondi europei“.
Stando all’analisi gli italiani vogliono vivere nei quartieri dove ci sono più negozi: per l’88% la presenza di esercizi commerciali è determinante nella scelta del posto dove abitare. “Solo una persona su 10 preferisce vivere in una zona esclusivamente residenziale, senza servizi di prossimità”.
La percezione dell’avanzamento della desertificazione porta con sé un forte sentimento negativo che spinge un italiano su cinque (22%) addirittura a ipotizzare di cambiare abitazione nel caso in cui il fenomeno dovesse acuirsi nella zona in cui abita. L’83% dichiara di provare un senso di tristezza di fronte alla chiusura dei negozi nelle strade della propria città e il 74% ritiene che tale fenomeno incida negativamente sulla qualità di vita nella zona di residenza. Forte è la consapevolezza della difficoltà di una loro riapertura: il 56% delle persone sostiene che difficilmente un negozio chiuso nel proprio quartiere verrà sostituito da un altro.
“I cittadini che percepiscono nel proprio quartiere fenomeni generali di desertificazione si equivalgono con coloro che rilevano una crescita delle attività (39%): se al Nord i processi di desertificazione sono segnalati dal 43% degli abitanti, al Sud questo avviene per il 31% – dice Confcommercio – Le chiusure sono maggiormente percepite nelle città tra 100 e 250mila abitanti, meno in quelle tra 30 e 100mila. Diversa è anche la percezione del fenomeno tra chi vive nei grandi e nei piccoli centri: per i primi desertificazione è sinonimo di aumento del degrado urbano, riduzione della qualità della vita e riduzione della sicurezza, per i secondi sta a indicare prevalentemente riduzione delle occasioni di lavoro, aumento del rischio di spopolamento e riduzione delle occasioni di socialità”.
Alle attività economiche di prossimità viene anche riconosciuto un alto valore sociale: per quasi i due terzi delle persone (64%) rappresentano soprattutto un’occasione di incontro che rafforza l’appartenenza alla comunità, ma anche un servizio attento alle persone fragili (59%), un presidio di sicurezza (57%), una garanzia di cura dello spazio pubblico (54%) e un facilitatore dell’integrazione (49%).
“Quando si tratta di consumi, gli acquisti quotidiani di farmaci (64%) e tabacchi (59%) vengono effettuati prevalentemente negli esercizi vicini all’abitazione – dice l’analisi – Per abbigliamento (64%), alimentari a lunga conservazione (60%), accessori per la casa (60%) e prodotti di elettronica (53%) i centri commerciali e le grandi strutture distributive (megastore, outlet, ecc.) diventano i luoghi di acquisto prevalenti rispetto agli esercizi commerciali in centro città, dove quelle tipologie di beni registrano percentuali di acquisto tra il 2% e il 5%”.