Dopo l’episodio accaduto all’interno del Centro di Accoglienza Straordinaria per migranti in località Lontrano ad Auletta, dove un feto senza vita, frutto del parto in bagno di una 25enne nigeriana, è stato ritrovato in un secchio, e dopo l‘aggressione ai danni di un carabiniere per mano di un migrante ospite di un centro SPRAR a Padula, la Lega ha chiesto al Prefetto di Salerno di conoscere “il numero dei centri SPRAR presenti sul territorio e di capire come vengono gestiti“.
In merito a queste notizie interviene “Potere al Popolo – Buccino“, che già dopo il drammatico ritrovamento a Lontrano aveva espresso dei dubbi sulla vicenda. “Nei giorni scorsi, – scrivono – il sindaco di Auletta Pietro Pessolano e i sindaci di area leghista del territorio hanno diramato delle notizie scorrette che creano confusione e disinformazione. Si sovrappongono CAS e SPRAR e si cerca di delegittimare tutto il sistema d’accoglienza. Eppure la differenza non è di poco conto. Ad esempio, se il sindaco Pessolano e la sua giunta avessero aderito in tempo al progetto SPRAR e non in ritardo, sarebbero arrivate 4-5 persone sul territorio aulettese, invece che 35. Se il sindaco Pessolano e la sua giunta fossero stati degli amministratori visionari, virtuosi e coraggiosi, avrebbero gestito loro l’accoglienza, favorendo l’integrazione, il ripopolamento del territorio e le buone pratiche“.
“Potere al Popolo – Buccino” cita l’esempio del Comune di Priero, 530 anime nel Cuneese, e di altri cinque Comuni nell’area che hanno scelto di gestire in proprio i centri d’accoglienza per migranti, con l’ausilio dei propri dipendenti comunali e di un gruppo di giovani assunti. “Questo esempio di accoglienza virtuosa ha permesso due cose – affermano – il ripopolamento dei piccoli comuni delle aree interne e l’integrazione reale dei migranti. Come testimonia questa esperienza, i piccoli centri delle aree interne, da nord a sud, hanno la possibilità di risorgere a nuova vita“.
Successivamente i rappresentanti del partito spiegano la differenza tra SPRAR e CAS:”CAS è l’acronimo di Centro di accoglienza straordinaria, destinati a realizzare un breve periodo di accoglienza, il più breve possibile, per consentire la formalizzazione della domanda di protezione internazionale, dopodiché il richiedente dovrebbe essere trasferito in un’altra struttura (SPRAR o regional hub) idonea a supportare il suo inserimento nel territorio, nell’ottica della progettualità – che per antonomasia è assente nelle strutture create per tamponare le emergenze. Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è costituito dalla rete degli enti locali che, per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo“.
“Denunciare quanto accade nei CAS – continuano – significa non supportare l’equazione immigrazione=emergenza, in ragione della quale si può fare a meno di tutti quei servizi che di diritto spettano ai migranti e per i quali chi gestisce le strutture riceve finanziamenti dalle Prefetture. Come può un cittadino straniero integrarsi nell’albergo in disuso sito sullo svincolo autostradale o sul cucuzzolo della montagna, senza aver mai incontrato mediatori, insegnanti di lingua italiana, operatori sociali (tutte figure che non possono essere improvvisate, per le quali è necessaria l’acquisizione di competenze e professionalità) e per finire gli abitanti del posto?“.
E incalzano:”I sindaci leghisti chiedono contezza dei progetti SPRAR, eppure, questo sistema è facilmente consultabile al sito www.sprar.it. Ugualmente di facile consultazione è il vademecum che spiega passo dopo passo come accedere alla rete SPRAR. Le criticità dei CAS e le opportunità che offre la rete SPRAR inchioda i sindaci, che non si sono mai attivati nei fatti per aderire al sistema degli SPRAR. È facile speculare oggi su un sistema al collasso. Perché non hanno aderito prima alla rete? Perché non hanno saputo cogliere – come altri sindaci hanno fatto in Italia – l’opportunità di ripopolare i nostri centri in fin di vita? Per pure logiche elettorale, questi sindaci hanno preferito delegare al privato e all’arricchimento di pochi, invece di assumersi una responsabilità politica“.
– Chiara Di Miele –
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27/9/2018 – Centri SPRAR. La Lega chiede al Prefetto chiarimenti sulla gestione dopo gli episodi di Auletta e Padula