Mancano oltre 3.100 medici di Medicina generale: è la stima della Fondazione Gimbe in base ai dati riferiti al 1° gennaio 2023, secondo i quali la carenza è precisamente di 3.114 medici di famiglia.
“L’allarme sulla carenza dei medici– afferma Nino Cartabellotta Presidente della Fondazione Gimbe – oggi riguarda tutte le regioni ed è frutto di una inadeguata programmazione che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Così oggi spesso diventa un’impresa poter scegliere un medico vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute, in particolare di anziani e fragili”.
Al fine di comprendere meglio il fenomeno, la Fondazione Gimbe ha analizzato le dinamiche e le criticità insite nelle norme che regolano l’inserimento dei medici di Medicina Generale nel Sistema sanitario nazionale e stimato l’entità della carenza attuale e futura di questi medici nelle regioni italiane.
“Le nostre analisi – spiega Cartabellotta – sono tuttavia condizionate da alcuni rilevanti ostacoli. Innanzitutto, i 21 differenti Accordi integrativi regionali introducono una grande variabilità nella distribuzione degli assistiti in carico ai medici e ciò può sovra o sotto stimare il reale fabbisogno in relazione alla situazione locale; in secondo luogo, su carenze e fabbisogni è possibile effettuare solo una stima media regionale perché la reale necessità viene determinata da ciascuna Asl sugli ambiti territoriali di competenza. Infine, i dati ufficiali sugli assistiti in carico ai medici che stanno frequentando il corso di formazione specifica in Medicina generale non sono pubblicamente disponibili”.
Secondo stime attuali, formulate al 1° gennaio 2023, si stima una carenza di 3.114 di medici, con situazioni più critiche in alcune regioni del Nord, e in particolare anche in Campania (-381).
Tenendo conto dei pensionamenti attesi e del numero di borse di studio finanziate per il Corso di formazione in Medicina generale, è stata stimata la carenza di medici di Medicina Generale al 2026, anno in cui dovrebbe decollare la riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr. Considerando l’età di pensionamento ordinaria di 70 anni e il numero borse di studio messe a bando per gli anni 2020-2023 comprensive di quelle del Dl Calabria per cui si sono presentati candidati, nel 2026 il numero dei Mmg diminuirà di 135 unità rispetto al 2022, ma con nette differenze regionali: in particolare saranno tutte le regioni del Sud (tranne il Molise) nel 2026 a scontare la maggior riduzione. In Campania saranno 384 i professionisti in meno.
“La progressiva carenza – conclude Cartabellotta – consegue sia ad errori nella pianificazione del ricambio generazionale, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e finanziamento delle borse di studio, sia a politiche sindacali non sempre lineari. E le soluzioni attuate, quali l’innalzamento dell’età pensionabile a 72 anni, la possibilità per gli iscritti al Corso di formazione in Medicina generale di acquisire sino a 1.000 assistiti e le deroghe regionali all’aumento del massimale servono solo a tamponare le criticità, senza risolvere il problema alla radice. Occorre dunque mettere in campo al più presto una strategia multifattoriale: adeguata programmazione del fabbisogno, tempestiva pubblicazione da parte delle Regioni dei bandi per le borse di studio, adozione di modelli organizzativi che promuovano il lavoro in team, effettiva realizzazione della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr (Case di comunità, Ospedali di Comunità, assistenza domiciliare, telemedicina), accordi sindacali in linea con il ricambio generazionale e la distribuzione capillare dei medici di Medicina Generale. Guardando ai numeri, infatti, oltre alle carenze già esistenti, le proiezioni indicano in particolare per le regioni del Sud un ulteriore calo nei prossimi anni. Una desertificazione che lascerà scoperte milioni di persone, aggravando i problemi per l’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale e soprattutto per la salute delle persone, in particolare anziani e fragili”.