Sono cento i comuni lucani dove urge la presenza di medici di base e dove sarebbe necessario un urgente turnover dopo il pensionamento dei professionisti in servizio.
A lanciare l’allarme è Antonio Santangelo, segretario regionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), secondo il quale questa situazione è il frutto di una mancata programmazione a livello nazionale nell’ultimo decennio. I sindaci sono preoccupati perché ricevono quotidianamente le lamentele e la disperazione dei loro cittadini, molti dei quali impossibilitati a muoversi per cercare altrove la necessaria assistenza medica, anche solo per la prescrizione dei farmaci necessari alla cura di malattie croniche.
“Questa situazione – spiega Santangelo – è il frutto dei blocchi nell’accesso alle facoltà universitarie e alle borse di specializzazione in genere. Noi lo denunciavamo da almeno un decennio ed avevamo previsto l’emergenza che si sta manifestando in questi mesi. Le responsabilità sono da ricercarsi innanzitutto nelle politiche gestionali errate a livello nazionale, ma anche le Regioni hanno le loro colpe per non aver sollecitato la formazione di più medici. Basti pensare che in Basilicata l’accordo integrativo per offrire maggiori incentivi economici ai professionisti in servizio è fermo al lontano 2008 quindi i giovani laureati sono scappati altrove e chi c’era è andato in pensione appena ha potuto. Un medico emiliano, a parità di numero di assistiti in carico, guadagna il 25-30% in più rispetto a uno lucano. Tutto ciò fa sì che diversi giovani medici lucani, appena terminano il corso di formazione specifico in Medicina generale, si trasferiscano nelle regioni del Nord, dove appena arrivano trovano situazioni favorevoli anche dal punto di vista organizzativo: dal personale di studio, alle dotazioni strumentali; dall’inserimento nelle forme aggregative della medicina generale, alla disponibilità di locali adeguati. Senza turnover – insiste Santangelo – non ci sono prospettive per i comuni scoperti o carenti in Basilicata. Dal 2022 al 2028, andranno in pensione ben 236 medici di Medicina generale e 135 della ex guardia medica; già quest’anno, per la prima volta, il 38% delle zone carenti di assistenza primaria non sono state assegnate”.
Sul caso è intervenuto anche il vicepresidente del Consiglio regionale Mario Polese di Italia Viva che afferma: “E’ una situazione già denunciata da tempo, sulla quale sindacati e personale sanitario stanno svolgendo una giusta battaglia. La carenza di medicina territoriale, dovuta al pensionamento di molti medici di base, mette in difficoltà numerose piccole comunità, con i sindaci che non riescono a fronteggiare anche le esigenze mediche più basilari in centri con prevalenza di popolazione anziana”.
“Ma le responsabilità – spiega ancora Polese – sono da cercare anche a livello regionale per non aver sollecitato la formazione di più medici. Inoltre in Basilicata la Regione si è dimostrata silente nel dare luogo a una riforma del settore (continuità assistenziale, 118, medicina generale, pediatra di libera scelta). Cosa che hanno provato a fare le solite Regioni virtuose: Veneto, Emilia Romagna, Toscana che nonostante la crisi hanno maturato una esperienza preziosa nell’organizzazione ed erogazione delle cure territoriali. Tra le conseguenze c’è che molti giovani laureati lucani sono andati altrove. Una situazione che purtroppo non potrà cambiare se non si metteranno in campo azioni tese a valorizzare i laureati e allo stesso tempo a tutelare le piccole comunità della nostra regione”.