Ha incontrato questa mattina la stampa e attraverso di essa si è presentato ai cittadini il Tenente Colonnello Valerio Palmieri, ufficialmente alla guida del Reparto Territoriale Carabinieri di Vallo della Lucania.
Ascolto, umiltà da carabiniere e collaborazione con le associazioni sono le direttrici verso cui si muoverà il suo lavoro. Il Tenente Colonnello Palmieri ha voluto ringraziare il suo predecessore, Colonnello Sante Picchi: “Giunga al collega che mi ha preceduto la mia riconoscenza per l’istituzione del Reparto Territoriale che offre capacità operative e investigative maggiori rispetto alla Compagnia“.
Facendo tesoro dei risultati ottenuti finora il Tenente Colonnello Palmieri è pronto a fare di più.
“È mio dovere portare avanti ed implementare il concetto di prossimità – ha affermato – che richiede un approccio umile e di vicinanza alle persone, cogliendo le reali esigenze dei cittadini. Questo ci consente di essere vicini alle fasce deboli: pensiamo ad esempio alle truffe agli anziani. L’ascolto partecipato dei nostri carabinieri consentirà di prevenire i reati innestando così una percezione di maggiore sicurezza. Sarà nostro compito operare in sinergia con le associazioni e la Chiesa in materia ambientale, in modo da prevenire ogni forma di deturpazione, sulla tematica del lavoro, sul rispetto del prossimo e delle regole“.
La volontà è quella di “essere presidio di sicurezza credibile. Pronti ad intervenire in senso preventivo e repressivo su tutto il comprensorio di competenza”.
Il Comandante Palmieri, infine, ha lanciato un appello alle comunità del vasto territorio di competenza: “Fidatevi di noi, siamo pronti ad ascoltare“.
Palmieri proviene dal Nucleo Investigativo di Reggio Calabria, ma già in precedenza aveva diretto lo stesso Nucleo a Vibo Valentia. Numerose le operazioni che ha portato a compimento in Calabria mettendo a dura prova la ‘ndrangheta. Grazie al suo fiuto e al fine coordinamento dei suoi uomini fu scovato e arrestato Domenico Bonavota, uno dei più pericolosi boss ’ndranghetisti. È stato infatti definito “la spina nel fianco della ‘ndrangheta“.