“Oltre a parole e qualche slogan elettorale gettato qua e là per raccogliere consensi, non esiste in Italia alcun vero progetto utile a rifondare la sanità. Mancano medici, mancano operatori sanitari e sono stati chiusi troppi poli ospedalieri”. A dirlo è il segretario nazionale della Ugl Salute Gianluca Giuliano, il quale chiede idee forti per poter salvare la sanità con riforme che abbiano gli operatori sanitari come protagonisti.
“La medicina territoriale non può essere pensata come un miracoloso rimedio a tale scempio – prosegue Giuliano -. Ci si riempie la bocca ma la realtà attuale, con la pandemia non ancora sconfitta, è quella di pronto soccorso saturi non in grado di soddisfare le esigenze dei cittadini e di strutture dove prenotare una prestazione diventa una sorta di scommessa. La colpa non è certo di chi da anni è impegnato in prima linea, sottoposto a orari dove una pausa o un giorno di riposo sono un miraggio a fronte di stipendi inadeguati ben lontani dalle medie delle altre nazioni europee. Per non parlare della sicurezza sui luoghi di lavoro che resta una chimera”.
Giuliano ha poi analizzato il calo in ambito sanitario, di strutture e professionisti, nell’arco di tempo che va dal 2010 al 2019: “Gli istituti di cura sono scesi da 1.165 a 1.054. Parliamo di circa 25mila posti letto di degenza ordinaria in meno. Anche sul personale le cifre mostrano un netto calo. I professionisti dipendenti del SSN sono passati da 646.236 a 603.856, 42.380 unità in meno, con un taglio alla sanità che ha raggiunto i 37 miliardi. Per questo ora non crediamo più a formule magiche. La politica e le istituzioni hanno fallito e devono trovare soluzioni che vadano oltre gli annunci ad effetto. Se non si avvierà in fretta una riforma che possa vedere protagonisti gli operatori sanitari, il collasso del sistema sarà irreversibile. Servono uomini e strutture, servono idee forti. Solo creando un perfetto equilibrio tra medicina del territorio e ospedali si potrà restituire agli italiani il diritto alle cure, ma per farlo serve assolutamente del personale. Ecco perché torniamo a chiedere con forza nuove assunzioni con contratti a tempo indeterminato – conclude -. Senza interventi urgenti e coraggiosi non c’è futuro”.