E’ stata emessa ieri la sentenza dal Gup del Tribunale di Salerno, Giandomenico D’Agostino, nei confronti di 15 imputati responsabili dello spaccio di droga definito “Call center”.
I 15 “ragazzi di via Irno”, così definiti durante l’operazione, consegnavano a casa la droga: dal metadone alla cocaina, dalla marijuana al crack. La rete messa a punto in numerosi quartieri di Salerno non si è fermata neanche durante la pandemia, ma la svolta nelle indagini arrivò nel settembre 2019 quando il Comando Provinciale dei Carabinieri ordinò 23 misure cautelari.
Il call center della droga funzionava benissimo: si svolgevano dei veri e propri turni di lavoro per rispondere alle chiamate dei clienti e non mancavano le offerte del tipo “paghi due prendi tre”. Infatti, il guadagno per ciascuno dei componenti della rete è stato stimato tra i 500 e i 1000 euro al giorno a testa.
Il ricavato stimato in un anno ammontava a circa un milione di euro. I “ragazzi di via Irno”, come riporta il quotidiano “Il Mattino”, hanno tutti tra i 18 e i 30 anni. Si rifornivano a Secondigliano e da lì preparavano le dosi già pronte all’uso per la platea di giovani clienti.
Il Gup del Tribunale di Salerno ha assegnato in totale 116 anni di carcere. Aniello Pietrofesa, considerato il capo della rete di spaccio, dovrà scontare 16 anni, la pena maggiore tra tutti i condannati.
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