In occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo il Garante dell’Infanzia della Basilicata ha fatto il punto della situazione, evidenziando che i fenomeni sono in costante crescita tra i ragazzi, con un sorprendente coinvolgimento della fascia maschile.
“Ieri si è celebrata la Giornata nazionale contro il bullismo ed il cyberbullismo, simbolo della lotta inerente a questi fenomeni in costante crescita tra i ragazzi. – afferma Vincenzo Giuliano – E’ un’occasione per riflettere su un tema ancora troppo diffuso e soprattutto fornire strumenti utili ai giovani per difendersi e riconoscere tali atti. Il bullismo ed il cyberbullismo sono una delle minacce più diffuse tra gli adolescenti, soprattutto a seguito del periodo pandemico, dove i più giovani sono risultati più fragili in conseguenza delle varie limitazioni. Secondo una ricerca dell’Osservatorio In(difesa), aggiornata al 2022, circa 6 adolescenti su 10 hanno assistito ad atti di bullismo e cyberbullismo. Secondo il nostro report ‘Social Giovani e Pandemia’ pubblicato lo scorso maggio 2022 in Basilicata, la fascia più colpita da questo fenomeno, con il 65%, è per i ragazzi dai 10 ai 14 anni, che chiedono maggiore sorveglianza e controllo sia dalla scuola stessa che dalle Forze dell’ordine in quanto questi atti, spesso, si svolgono anche in luoghi pubblici al di fuori della scuola. Infatti, l’esigenza di ricevere un aiuto per questi problemi è molto sentita dagli studenti di entrambi i sessi (80,70% delle femmine e 80,60% dei maschi)”.
Vincenzo Giuliano aggiunge che l’analisi nei confronti degli studenti lucani è stata realizzata con lo scopo di monitorare tale disagio presente tra gli adolescenti per tutelarli il più possibile. “All’interno della nostra indagine, a differenza di quella del Moige che afferma che a subire più atti di bullismo sono le donne, la nostra regione presenta il contrario, ossia in Basilicata ad avere problematiche legate al bullismo sono il 40,20% dei maschi e il 25,50% delle donne con età compresa dai 10 ai 14. – afferma – Lo studio del Moige ci rimanda un’immagine di una generazione sempre più iperconnessa che però, dato interessante, non sta sostituendo le relazioni nel mondo reale con quelle virtuali. L’89% degli intervistati dichiara di avere più amici nel mondo reale (nel 2020 erano l’81%) e diminuisce il numero di chi fa nuove conoscenze online sempre o spesso (22% contro il 26% del 2020)”.
Si registra, infatti, un aumento del fenomeno dell’adescamento in rete, in quanto i giovani si ritrovano a chattare con soggetti sconosciuti e per lungo tempo. “La nostra indagine ‘Social, giovani e pandemia’ riporta che il 51,50% delle femmine chatta con persone che non conoscono mentre i maschi che chattano con un estraneo sono 47,66%. – prosegue il Garante – Il 2,83% dei maschi e l’1,37% delle femmine ha fatto più di una volta qualcosa che le era stata chiesta da uno sconosciuto, mentre a fare ciò che veniva richiesto almeno una volta è il 2,40% dei maschi e il 2,40% delle femmine”.
“L’obiettivo predominante che ha mosso l’iniziativa di questa indagine – continua – è quello di far sentire i ragazzi più al sicuro, ascoltati, soprattutto da parte delle istituzioni e indurli a comunicare, a confidarsi con gli insegnanti, genitori e adulti di riferimento. Ma nello stesso tempo anche a prevenire tali fenomeni attraverso la promozione di una cultura che impedisca comportamenti prevaricatori. Costruire rete tra docenti, genitori, educatori, adulti di riferimento costituisce la strada maestra su cui orientarsi. Educare, già dalla prima infanzia, i ragazzi alla prosocialità, all’empatia, all’accoglienza, alla comprensione della diversità come risorsa dev’essere una costante per promuovere e costruire una cultura basata sul rispetto reciproco, sulla solidarietà, sul bene comune, sulla cooperazione. Occorre però un nuovo patto tra scuola e famiglia che devono remare in un’unica direzione. La scuola come luogo di crescita non solo cognitiva ma personale, emotiva e culturale. La famiglia indirizzando i ragazzi a farsi carico del prossimo, al confronto costruttivo, a saper litigare, a non usare violenza, stimolando tutte le loro capacità di comunicazione per indurli a non chiudersi in loro stessi ma a chiedere aiuto”.