Attraverso il documento “Fiducia supplicans” del dicastero della Dottrina della Fede si apre alla benedizione delle coppie dello stesso sesso ma al di fuori di qualsiasi ritualizzazione. Il documento è stato approvato da Papa Francesco con la sua firma.
Si tratta di un chiarimento che tuttavia tutela il principio secondo cui il matrimonio è un sacramento che prevede “un’unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta a generare figli”.
Il clero, dunque, avrà facoltà di benedire coppie formate da persone dello stesso sesso e coppie di fatto, purché al di fuori di qualsiasi ritualizzazione e imitazione delle nozze.
Un documento che indubbiamente rappresenterà un cambiamento anche per le guide Pastorali e diocesane. Ne abbiamo parlato con S.E. Mons. Antonio De Luca, Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro.
“La pubblicazione del documento ‘Fiducia Supplicans’ è una novità – afferma Padre Antonio – è un intervento innovativo che chiede la possibilità di essere arricchito e sviluppato. Papa Francesco chiarisce bene che non si tratta di cambiare la dottrina del matrimonio e della famiglia, non è un intervento dottrinale ma una chiara indicazione pastorale per queste situazioni particolari, soprattutto per quelle persone che intendono rivivere il rapporto con il Signore. Questa dichiarazione da Papa Francesco era stata affermata già in ‘Amoris Laetitia’, numero 297, quando scrive ‘Nessuno può essere condannato per sempre perché questa non è la logica del Vangelo e non mi riferisco solo ai divorziati ma a tutti’. L’obiettivo del Santo Padre è chiaro: integrare tutti, non vi sono dogane, barriere, discriminazioni. Sottolinea dunque la prospettiva di una Chiesa in uscita”.
“Diverse sono state le reazioni scomposte, allarmanti – dice ancora – ma non si tratta di un sacramento che richiede requisiti e condizioni vincolanti, è piuttosto la possibilità di offrire il Divino a chi è assetato e ne ha bisogno. Si benedicono il lavoro nei campi, i luoghi di lavoro, gli animali, le abitazioni, tutto ciò che può avere rapporto con Dio ed è un richiamo all’azione salvifica del Creatore. Il tentativo dunque è di non perdere la carità pastorale e di evitare di sentirsi giudici che negano ed escludono. Si tratta di entrare in una logica solidale”.
Secondo il Vescovo tante persone per le loro scelte sono costrette a subire discriminazioni e “Papa Francesco non vuole che questo accada all’interno della Chiesa. Bisogna evitare sicuramente confusione ma penso che i nostri parroci quando girano per benedire le case non fanno domande sulle condizioni di chi ci vive, sulla natura dei legami, non aspettano chiarificazioni o richieste e a prescindere benedicono le persone, le amicizie, le famiglie e anche se non c’è una esplicita richiesta i parroci sono dei mezzi per elargire la consolazione di Dio. Questo è l’inizio di una dialettica pastorale che non si chiude in percorsi collaudati ma che resta in ascolto e ci permette di vivere nuove prospettive che aprono ai nostri fratelli e sorelle”.
“Qualcuno potrebbe non essere d’accordo con quanto detto ma se si dissocia dal magistero di Papa Francesco – afferma Padre Antonio – deve rivedere la propria condizione di cattolico”.
E sulla richiesta ai parroci di benedizioni nella Diocesi di Teggiano-Policastro, il Vescovo, in un’ottica di apertura e accoglienza, conclude: “Non abbiamo avuto la corsa a questa richiesta ma perché implicitamente si faceva già tramite i nostri Pastori con spirito paterno. Attualmente in Diocesi è in atto una riflessione per ulteriori approfondimenti, senza escludere nessuna possibilità attuativa delle indicazioni offerte dal Dicastero per la Dottrina della Fede”.