Lettera aperta di Franca Cancro Cimino
Halloween, zucche su ogni davanzale, piccoli mostri inconsapevoli e festanti, dolciumi e merendine in involucri studiati per l’occorrenza, mamme, gioiosamente insipienti, vestite da streghe hanno costellato le cronache, le pubblicità ed ogni social che si rispetti per tutto il mese di ottobre appena conclusosi.
Un evento, questo, vissuto dalla stragrande maggioranza dei partecipanti quale una festa come tante all’insegna della burla orripilante sì, dissacrante sì ma pur sempre una burla, solo una burla. Su questa “burla”, sulla sua genesi e la sua vera natura, storici del costume, teologi, liberi pensatori tentano pazientemente, ogni anno, di offrire a chiunque voglia informarsi, spunti di riflessione con saggi e approfondite analisi storiche senza, purtroppo, sortire effetti di un qualche rilievo sulla coscienza collettiva. Del resto, come potrebbero onesti genitori, divisi tra lavoro, famiglia e doveri sociali, non rispondere di buon grado ai sapienti richiami degli spot televisivi, alle ossessive campagne pubblicitarie, ai percorsi didattici infarciti di “lavoretti” per Halloween che hanno inizio già nella Scuola dell’Infanzia? Come potrebbero questi bravi, certamente bravi genitori resistere alle pressanti richieste dei loro figli cirondati da un’assoluta, corale e acritica convinzione che tutto sia solo una festa? E perché mai, poi, dovrebbero negare ai loro pargoli un’occasione di svago e di allegria?
La ragione ci sarebbe, però, e ci sarebbe anche il modo: basterebbe un clic, uno solo tra gli innumerevoli clic quotidiani a cui si fa ricorso per tenersi informati sul modello di auto più efficiente da comprare, sul locale più in, sul parrucchiere che ti fa sembrare più giovane, sull’ennesimo centro commerciale; basterebbe davvero un clic, per essere immersi in un mare di preziose informazioni. Questi dati di conoscenza, probabilmente, non indurrebbero nessun genitore a censurare quel tipo di svago ma li renderebbero edotti sulle sue origini, sui mondi a cui i suoi inventori si siano ispirati, sul reale significato dei suoi rituali, su quanto ben riuscita e duratura nei secoli fosse stato l’innesto della celebrazione dei Santi sulla festa celtica del Samhain, su come la “rivoluzione” operata negli Stati Uniti abbia ridotto la vigilia di Ognissanti alla sagra dell’horror, sbandierata “opportunamente” come una innocua festa all’insegna del “dolcetto o scherzetto?”.
Basterebbe pigiare un tasto, alla ricerca di un sito, non di detrattori di Halloween (non sia mai detto), ma uno dei tanti storici del costume, teologi e liberi pensatori che nei loro blog ne traccino linearmente la storia, solo la storia. Quel clic presupporrebbe un dubbio, una domanda, un pensiero ma, in realtà, è molto più comodo delegare ad altri l’indottrinamento dei propri figli, la scelta delle parole da usare, dei luoghi da frequentare. Pensare? Ma perché quando c’è già chi lo fa per noi? Così, piccoli, teneri pargoli sciamano felici sfoggiando le loro faccine trasformate in mostri spaventosi, i loro costumi di scheletri viventi, i loro dentoni alla Dracula e tanto altro di peggio, sotto gli sguardi orgogliosi di genitori e amici plaudenti.
Nessuno storico, nessun teologo riuscirà a fermare una moda, le mode, grazie a Dio si consumano da sole; l’adesione a quella moda, tuttavia, potrebbe e dovrebbe essere motivata da una scelta, una decisione consapevole alla luce di dati di conoscenza che ne illustrino i reali rischi e gli ancora sconosciuti benefici.
– Franca Cancro Cimino –