E’ una storia di buona sanità quella che giunge dall’Unità Operativa di Pediatria –Nido dell’ospedale “Luigi Curto” di Polla. Il Reparto diretto dal dottore Teodoro Stoduto, infatti, si è fatto carico già da oltre un anno di praticare una particolare terapia salvavita ad un bambino valdianese affetto dalla malattia di Wolman, estremamente rara e causata dalla carenza di un enzima noto come lipasi acida lisosomiale, necessario per metabolizzare alcuni lipidi all’interno delle cellule. La carenza dell’enzima provoca un accumulo di trigliceridi e colesterolo nei vasi venosi ed arteriosi e nell’intestino, nel fegato e in altre parti del corpo.
Il piccolo ha soli 5 anni e la grave malattia, dopo varie peripezie, gli è stata diagnosticata in un ospedale inglese dove i sanitari hanno iniziato a sottoporlo ad una terapia sperimentale. Al rientro in Italia è stato seguito al Secondo Policlinico “Federico II” di Napoli presso il Dipartimento delle malattie metaboliche-rare, ma il reparto di Pediatria del “Curto” ha deciso di entrare in gioco e mettersi a disposizione per evitare alla famiglia ulteriori sacrifici. Così da mesi ormai non sono costretti a recarsi a Napoli per curare il piccolo, ma ogni settimana l’èquipe del dottore Stoduto li accoglie in reparto. “La terapia dura molto – spiega il primario – e consiste in una infusione lenta e delicata che deve avvenire in lassi di tempi ben precostituiti attraverso l’utilizzo di una pompa da infusione particolare. L’ASL Salerno si è fatta totalmente carico del farmaco, che è molto costoso, così come dei presidi medici-sanitari utilizzati per l’infusione, che non sono quelli utilizzati normalmente. La terapia richiede la presenza del pediatra e di due infermieri dedicati che hanno preso dimestichezza con questa pratica, in una stanza dedicata a ‘bambini speciali’ che necessitano di terapie lunghe e delicate come questa”.
Il dottore Stoduto sottolinea l’estrema rarità della malattia di Wolman. “Ci sono soltanto sei casi in tutta Italia – afferma – e la terapia richiede una particolare perizia da parte di chi la somministra, anche solo per incannulare le vene del piccolo che ormai sono massacrate dopo anni di prelievi e terapie. I tempi di infusione debbono essere ben rispettati perchè potrebbero innescarsi reazioni allergiche serie, in quanto viene somministrato un farmaco innovativo. La malattia è talmente rara che non si conosce la sua evoluzione, perché non ci sono bambini che ne sono affetti, in tutto il mondo, che abbiano fatto da apristrada e riferimento. Il farmaco è quindi da ritenersi una ‘terapia salvavita’ e la sua assenza mette in pericolo la sopravvivenza del piccolo paziente. L’ASL ci mette a disposizione questo medicinale molto costoso e noi lo somministriamo settimanalmente da oltre un anno e mezzo. Sono 70/80 settimane in cui la famiglia con il bambino, che dopo la terapia è particolarmente debilitato, non si è vista costretta a recarsi a Napoli”.
Nonostante tutti i tagli al personale e di conseguenza tutti i rischi professionali a cui da tempo la Pediatria del “Curto” è soggetta, il dottore Stoduto e tutta la sua èquipe continuano con costanza a prestare un servizio eccellente alla comunità. “Anche se si intuisce la voglia di ridimensionarci, dato che il reparto viene impoverito quotidianamente di personale – sottolinea il primario – ad oggi facciamo da supporto a vari Centri a livello nazionale, come in questo caso ed in altri, evitando a tante famiglie con i loro bambini di compiere viaggi della speranza”.
In merito a questa vicenda interviene anche Tommaso Pellegrino, chirurgo oncologo che nel corso degli anni ha affrontato diverse battaglie per evitare ai valdianesi di allontanarsi dal comprensorio per effettuare determinate terapie, anche debilitanti, come ad esempio la chemioterapia. “Quello dato dalla Pediatria del ‘Curto’ e dal primario, il dottore Stoduto, è ancora una volta un esempio lampante di buona sanità che guarda anche all’aspetto sociale oltre che a quello medico – dichiara -. E’ fondamentale dare un supporto del genere alle famiglie, evitando viaggi che comportano maggiori spese e sacrifici. Mi complimento vivamente con il dottore Stoduto e l’Unità di Pediatria”.
– Chiara Di Miele –