Il XIV Atlante dell’Infanzia redatto da Save the Children accende i riflettori in Italia sulla Quarta Rivoluzione, ovvero sui nuovi linguaggi digitali, su cosa significa crescere in società pervase dall’intelligenza artificiale. Tra opportunità e rischi, l’Atlante dell’Infanzia 2023 vuole essere una fotografia delle luci e delle ombre che i nostri ragazzi stanno affrontando nel percorso lungo le autostrade digitali.
Save the Children ha intrapreso un viaggio nelle “stanze digitali dell’infanzia”, di chi è da poco nato e di chi è già adolescente. Attraverso schermi, videogiochi, chat, social network l’organizzazione ha cercato di catturare l’essenza delle nuove generazioni e l’impatto che questo mondo ha sui loro desideri e fragilità. “Ci siamo interrogati sulla sfida della nuova genitorialità – affermano dall’organizzazione – Abbiamo curiosato in aule, saperi e professioni di una scuola che, nel suo rigenerarsi, dilata la centralità del proprio ruolo”.
Il risultato è che ci sono rischi da arginare, opportunità da offrire, ruolo pubblico da ampliare: “Questo Atlante lo abbiamo immaginato come una ‘cassetta degli attrezzi’ per affrontare la Quarta Rivoluzione dalla parte dei bambini e delle bambine”.
I dati di “Tempi digitali” evidenziano che in Italia si abbassa la fascia di età per l’utilizzo dei dispositivi tecnologici. Infatti, il 78,3% di bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone. Si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che utilizzano il cellulare tutti i giorni dopo la pandemia: dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. Il dato medio italiano nasconde ampi divari territoriali, con il Sud che ha oltre la metà dei ragazzi con scarse o nessuna competenza (52%) e il Nord e il Centro più vicini ai valori medi europei (34% e 39%).
In Campania il 79,7% di bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni utilizza internet tutti i giorni. E’ la terza regione con la percentuale più alta dopo Basilicata che conta un 82,2% e il Molise con l’80,5%, contro una media nazionale del 73% e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone.
Al tema dell’utilizzo degli strumenti digitali è strettamente connesso quello dei mezzi che consentono la connessione. La fotografia è a macchia di leopardo giacché, anche in una stessa regione, la diffusione della rete internet non è omogenea. In Campania la rete ultraveloce con fibra fino all’abitazione raggiunge il 73,2% delle famiglie nella provincia di Napoli, il 58,9% nella provincia di Salerno, il 54,5% nella provincia di Caserta, il 45,2% nella provincia di Benevento, il 41,1% nella provincia di Avellino. Le famiglie ultraconnesse con accesso alla fibra FTTH (fino all’abitazione) rappresentano il 23,8% nella provincia di Napoli, l’ottava provincia più connessa in Italia, il 9,4% nella provincia di Salerno, il 6,29 nella provincia di Benevento, il 3,6% nella provincia di Caserta, il 2% nella provincia di Avellino, il 6% nella provincia di Benevento.
In Basilicata, invece, i dati raccolti indicano che le famiglie con accesso alla banda ultra larga a fine 2022 erano il 52% (dato significativamente aumentato rispetto al 2016, quando erano appena l’8%), con differenze territoriali importanti. La rete ultraveloce con fibra fino all’abitazione raggiunge il 43% nella provincia di Matera e il 34,5% nella provincia di Potenza. Le famiglie ultraconnesse con fibra fino all’abitazione rappresentano l’11% nella provincia di Matera e il 4% nella provincia di Potenza.
Tra gli adolescenti cresce anche il tempo trascorso online: a inizio 2023 quasi la metà (il 47%) dei 3.400 11-19enni intervistati in occasione del Safer Internet Day ha dichiarato di passare oltre 5 ore al giorno online (era il 30% nel 2020) e il 37% controlla lo smartphone più di dieci volte al giorno.
Nonostante la legge preveda che un utente possa avere accesso ai social solo dopo aver compiuto 13 anni, la realtà mostra una presenza massiccia di preadolescenti che hanno aperto un profilo indicando un’età maggiore o hanno usato quello di un adulto, spesso un genitore più o meno consapevole: il 40,7% degli 11-13enni in Italia usa i social media, con una prevalenza femminile (47,1%) rispetto a quella maschile (34,5%). In questa fascia di età si verificano numerosi episodi di cyberbullismo. Le ragazze sono più frequentemente vittime di atti di cyberbullismo, ma esiste anche una quota di “bulle” che colpiscono le compagne per isolarle e deriderle soprattutto negli anni della preadolescenza, quando i tempi di crescita non sono uguali per tutte.
In generale, tra i ragazzi e le ragazze che navigano in rete, il 14% degli 11-13enni e il 29% dei 14-17enni sono soliti esprimere opinioni su temi sociali o politici su web (ad esempio blog, social network), con una differenza di genere nella fascia dei più grandi: il 27,5% dei maschi e il 30,6% delle femmine.
“Occorre pertanto un’accurata analisi dei bisogni e delle lacune esistenti, unita a un intervento per contrastare la povertà educativa digitale, una dimensione della povertà educativa che priva i bambini e i ragazzi delle opportunità per apprendere, sperimentare, sviluppare liberamente capacità, talenti e aspirazioni, attraverso l’utilizzo responsabile, etico e creativo degli strumenti digitali – ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children – Inoltre, è fondamentale ridurre le diseguaglianze e agire affinché i ragazzi acquisiscano le competenze digitali necessarie: la tecnologia può e deve essere una grande opportunità di sviluppo e di democrazia, ma va resa universale e utilizzata secondo regole condivise, altrimenti rischia di acuire le diseguaglianze e creare un esercito di esclusi”.
“Tempi digitali”, la XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, è stata diffusa da Save the Children in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che si celebra lunedì 20 novembre.