La Corte Costituzionale, nella giornata di ieri, ha depositato la sentenza n.113/2015 che potrebbe aprire, d’ora in poi, un varco nella caotica gestione delle multe dovute ad eccesso di velocità rilevato da autovelox non tarati.
Tutto nasce da un procedimento iniziato a Mondovì (CN), dove due automobilisti si sono visti dar torto in tutti i gradi di giudizio dopo essersi appellati contro una multa da autovelox ritenuto irregolare quanto alla revisione periodica. E’ stata la Consulta a ribaltare l’incresciosa situazione con la sentenza n.113, rilevando che “qualsiasi strumento di misura, specie se elettronico, è soggetto a variazioni delle sue caratteristiche e quindi a variazioni dei valori misurati dovute ad invecchiamento delle proprie componenti e ad eventi quali urti, vibrazioni, shock meccanici e termici, variazioni della tensione di alimentazione – si legge nel testo della sentenza – L’esonero da verifiche periodiche, o successive ad eventi di manutenzione, appare intrinsecamente irragionevole. I fenomeni di obsolescenza e deterioramento possono pregiudicare non solo l’affidabilità delle apparecchiature, ma anche la fede pubblica che si ripone in un settore di significativa rilevanza sociale, quale quello della sicurezza stradale“.
E’ ragionando in base al principio di uguaglianza, alla razionalità pratica e alla coerenza della norma che la Corte Costituzionale dichiara incostituzionale l’art.45 del Nuovo Codice della Strada in riferimento all’art. 3 Cost. nella parte in cui non prevede che tutte le apparecchiature impiegate nell’accertamento delle violazioni dei limiti di velocità siano sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e di taratura.
Un precedente, questo, che potrebbe dare il via a innumerevoli ricorsi da parte degli automobilisti multati tramite l’utilizzo di apparecchiature non revisionate. Un conseguente obbligo, per le Prefetture, di dimostrare che gli autovelox posti sulle strade di tutta Italia sono soggetti a controlli periodici e, quindi, regolari.
– Chiara Di Miele –