A partire dal 20 marzo, come stabilito dalla Manovra per il 2024 che ha ritoccato le accise, è scattata una seconda tranche di aumenti sulle sigarette andando a variare il prezzo dei marchi che non erano aumentati lo scorso 2 febbraio, quando l’importo fisso per unità di prodotto è passato da 20,20 a 29,30 euro per mille sigarette, che tradotto significa un aumento di circa 10-12 centesimi a pacchetto.
“L’istantanea che ne esce parlando di fumo e di conseguenze sulla salute e sull’economia dello Stato è quella di un Paese con una specie di disturbo bipolare – commenta Carlo Rienzi di Codacons – In Italia si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93mila morti (il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne) con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro: una vera e propria strage. Le entrate dello Stato garantite dalle accise sui tabacchi sono passate dai 10,23 miliardi di euro del 2015 ai 15 miliardi di euro stimati per il 2023, con un incremento di 4,77 miliardi di euro (+46,6%): una montagna di soldi”.
Tra il 2015 e il 2022, in base ai dati ufficiali, il numero di fumatori è sceso solo di 1 milione, passando da 11,5 milioni di persone, ovvero il 22% della popolazione, a 10,5 milioni, cioè il 20,5% della popolazione. Gli ultimi report contengono segnali inquietanti come, ad esempio, l’aumento del numero medio delle sigarette fumate, senza contare che le stime sul numero di morti attribuite al fumo diventano sempre più pessimistiche. Il fumo di tabacco, infatti, è una causa nota o probabile di almeno 27 malattie, tra le quali broncopneumopatie croniche ostruttive e altre patologie polmonari croniche, cancro del polmone e altre forme di cancro, cardiopatie, vasculopatie.
“I costanti aumenti delle accise sui prodotti da tabacco introdotti negli ultimi anni e l’ingresso di nuovi dispositivi come quelli da inalazione o a tabacco riscaldato hanno portato a una crescita delle entrate statali garantiti dalla tassazione sulla sigarette – prosegue Rienzi – I listini delle sigarette crescono senza sosta, ma la cosa ha effetto solo sui conti dello Stato: non certo sulla salute pubblica, che anzi patisce sempre di più gli effetti del tabagismo e dei prodotti correlati. Oltre a intervenire sui prezzi, come va di moda in questi anni, serve avviare una battaglia serrata al fumo e alla dipendenza da fumo. Servono misure davvero efficaci che allontanino i cittadini, soprattutto i giovani, dalle sigarette. Bisogna sradicare, una volta per tutte, questa piaga sociale che infligge ferite gravissime alla collettività”.
In conclusione per Carlo Rienzi la domanda è solo una: “Visto che ci si riempie le tasche, la battaglia contro il fumo questo Stato la farà mai? La farà mai un’Amministrazione che, quando si tratta di sigarette e affini, puntualmente, citando De Andrè, ‘si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità’? Ho più di qualche dubbio: ma se anteponiamo i soldi al benessere delle persone il nostro destino come comunità è già scritto”.