Sono in aumento in Italia i casi di contagio da Covid-19. Nelle ultime ore, in particolare, sono stati superati i 4000 casi giornalieri di infezione. Mentre continuano senza sosta le somministrazioni del vaccino: quasi 65 milioni di dosi somministrate, con circa il 54% della popolazione over 12 che ha completato il ciclo vaccinale. Dell’attuale situazione di emergenza sanitaria, dei vaccini e dei nuovi casi di contagio abbiamo parlato con il dottor Bruno Masino di Tramutola, docente di Epidemiologia, Igiene e problemi prioritari di salute, già Direttore sanitario dell’ospedale di Villa d’Agri.
- Dottor Masino, cosa ci dice a proposito del nuovo aumento dei positivi al virus SARS-Cov-2?
“Siamo di fronte alla ripresa dei casi di positività mentre le infezioni clinicamente manifeste o i casi gravi, perfino da rianimazione ed i decessi, sono decisamente contenuti. Questo lo dobbiamo senza dubbio al ruolo esercitato dai vaccini e dalla campagna vaccinale che gioca un ruolo decisivo in questa fase. I nuovi casi, che sono dovuti e saranno sempre più associati alla variante Delta che è dotata di elevata trasmissibilità, interessano le fasce più giovani, cioè coloro tra i quali non si è raggiunto un numero adeguato di vaccinati in modo da ridurre la circolazione virale. A questo bisogna aggiungere che da più di un mese le misure restrittive sono state allentate e, purtroppo, non tutti si attengono alle misure di prevenzione ormai ben note. Non è un liberi tutti ma bisogna mantenere alta la guardia pur in presenza di un’immunizzazione vaccinale diffusa”.
- I nuovi casi riguardano nella quasi totalità i non vaccinati?
“L’andamento attuale delle infezioni è caratterizzato da un interessamento dei non vaccinati, in prevalenza di gruppi di non immuni, che evidenziano un andamento a focolai geografici e per fasce di età come in Israele dove oltre il 50% dei nuovi casi riguarda giovanissimi non vaccinati”.
- Ma i vaccini sono efficaci?
“Non esiste alcun vaccino che ha un’efficacia al 100% come non esiste alcun farmaco al quale la risposta auspicata venga riscontrata nella totalità dei soggetti trattati per la specifica patologia. Detto questo, la strategia vaccinale è quella di immunizzare quante più persone possibili per raggiungere l’herd immunity o immunità di gregge proteggendo così coloro che per varie ragioni non possono vaccinarsi. In tal modo si riduce la circolazione dell’agente infettante in maniera tale da proteggere questi ultimi che, tra l’altro, sono anche i più deboli. I vari studi condotti, anche il recentissimo dell’ISS, mostrano che i vaccini attuali sono efficaci sia contro l’infezione sia nel prevenire le forme cliniche, anche quelle gravi, sia la mortalità. Naturalmente questa efficacia non è assoluta ma in un’ottica di sanità pubblica è sufficiente che tanti si vaccinino per ridurre la circolazione virale”.
- Lei parla di circolazione virale, ma cosa può determinare?
“La circolazione virale significa che il virus è presente in una popolazione di suscettibili contagiandone gli appartenenti, più contagi vuol dire che maggiore è la possibilità che il virus, replicandosi, vada incontro a mutazioni che sono del tutto casuali e più mutazioni si hanno più elevata è la probabilità che alcune di esse possano essere mutazioni maggiori che possono rendere il virus più infettante. In questo modo potrebbero emergere varianti che non potremo contrastare con i vaccini attuali che oggi sono ancora efficaci benché le mutazioni intervenute sino ad oggi siano già tantissime; questa delle mutazioni non è una novità perché tutti i virus mutano e non sono i vaccini a provocare le mutazioni, come erroneamente sostenuto da alcuni no-vax, in quanto con i vaccini non si introduce affatto il virus nel vaccinato. Perciò è fondamentale cercare di ridurre al minimo la circolazione virale grazie proprio alla vaccinazione di massa che deve essere quanto più concentrata possibile nel tempo. Naturalmente non si può prescindere dal rispetto delle norme da parte di ciascuno di noi, dal tracciamento e dall’identificazione dei ceppi emergenti in modo da attuare le necessarie misure epidemiologiche di contrasto. Insomma, deve esserci un insieme di fattori ed azioni, nessuna misura da sola è sufficiente”.
- Come spiega la resistenza alla vaccinazione che, invece, è importante insieme alle altre misure?
“Questo fenomeno è denominato esitanza vaccinale ed è un fenomeno complesso con risvolti che di scientifico non hanno nulla, mentre presuppone una serie di fattori psicologici, culturali e sociali. Una recente inchiesta pubblicata dal New York Times che ha indagato il fenomeno della resistenza alla vaccinazione anti-Covid nel Tennessee, Stato rurale e dalle forti convinzioni religiose, conferma la complessità del fenomeno che non dipende, come banalmente spesso lo si considera, solo da ignoranza, intesa come non conoscenza che pure ha un suo ruolo, ma anche da fattori più volte indagati come un atteggiamento tendente a esaltare la libertà di scelta individuale o di rigetto di un atteggiamento deferente verso il potere. Sul piano delle convinzioni, un ruolo è giocato anche da quello secondo il quale i vaccini contengano qualcosa di patogeno o dannoso per chi è sottoposto a vaccinazione, cosa del tutto errata come detto prima. E poi c’è l’infodemia, termine coniato per indicare le disinformazioni che i gruppi contrari alle vaccinazioni diffondono attraverso social network con il solo scopo di alimentare nella cittadinanza timori sulla sicurezza e sull’efficacia dei vaccini. Vorrei rassicurare sui vaccini anti Covid ribadendo che sono efficaci contro le varianti attuali e che vaccinandoci subito potremo controllare l’eventuale comparsa di varianti più pericolose e meno controllabili”.