Il segretario territoriale del sindacato Nursind Salerno, Biagio Tomasco, scrive al Direttore Generale dell’ASL Salerno e a quello dell’AOU Ruggi, per chiedere l’attivazione di reparti per vaccinazioni a gestione infermieristica.
“La campagna vaccinale sta impegnando notevoli risorse economiche e di personale che, inevitabilmente, finiscono per gravare sull’organizzazione del lavoro di tutte le altre articolazioni assistenziali presenti nelle aziende da voi dirette – scrive -. E’ innegabile che il personale addetto alle vaccinazioni Covid stia facendo un lavoro egregio ed al contempo encomiabile, ma è altrettanto vero che detto personale venga sottratto alle routinarie attività di reparto e/o ufficio cosa che determina sensibili rallentamenti delle attività ivi ricadenti. Occorre rivedere drasticamente l’attuale organizzazione pensando ad un nuovo modello assistenziale che, terminata la pandemia Covid, possa continuare a svolgere la sua funzione per le attività vaccinali di routine o, peggio, sia già pronto a sostenere l’urto di un’altra ipotetica pandemia, ovvero possa diventare un domani più roseo un’Unità di Degenza Infermieristica che è un’area di cure a bassa intensità clinica di tipo intermedio dotata di posti letto funzionali gestita da personale infermieristico”.
Si tratta di un modello organizzativo individuabile all’interno della Casa della Salute oppure dentro la struttura ospedaliera e afferente gerarchicamente alla responsabilità della Direzione Sanitaria e funzionalmente alla Direzione Assistenziale Infermieristica, ove presente. Nella UDI sono accolti pazienti riconducibili a tre categorie: senza limiti di età, caratterizzati da non autosufficienza, anche temporanea, nella fase della malattia in cui non sono richiesti un elevato impegno tecnologico e la presenza/assistenza medica continuativa come nel ricovero ordinario per acuti; dimissibili dall’ospedale per acuti il cui bisogno sanitario è quello di mantenere e completare la stabilizzazione clinica raggiunta nel corso del ricovero acuto e che presentano ancora una necessità di tutela medica e di assistenza infermieristica continuativa nelle 24 ore prima di rientrare al domicilio o essere trasferiti presso altra struttura; che per la particolare situazione socio-sanitaria necessitano di un percorso diagnostico, terapeutico e di monitoraggio difficilmente gestibile a domicilio con l’assistenza domiciliare per la complessità clinico assistenziale richiesta o per ragioni di tipo sociale nei casi in cui la famiglia o una struttura sociale non riescono comunque a supportare il paziente nella malattia o per l’assenza di analoga struttura presso la Casa della Salute.
L’UDI nasce con l’idea di rispondere a precisi obiettivi: favorire un’appropriata gestione del ricovero ospedaliero fornendo un’alternativa di cura e assistenza per pazienti post acuti o per soggetti con patologie cronico-degenerative in fase di riacutizzazione; ridurre giornate di degenza ospedaliera inappropriate, attraverso il monitoraggio dello stato clinico generale dei pazienti con patologie cronico-degenerative e consolidando i risultati terapeutici ottenuti nel reparto ospedaliero per acuti; prevenire le complicanze e favorire il recupero dell’autonomia, in un’ottica di rientro al domicilio o di ricorso a forme assistenziali territoriali e residenziali; limitare gli ingressi a carattere definitivo in strutture residenziali, legati all’insorgenza di difficoltà familiari e sociali o alle difficoltà di gestione delle mutate condizioni fisiche e funzionali dell’anziano dopo un’evenienza acuta; favorire l’integrazione tra strutture ospedaliere e territoriali e la condivisione di risorse umane e tecnologiche al fine di assicurare la continuità assistenziale.
La responsabilità dell’applicazione del piano assistenziale è a carico del personale infermieristico, che gestisce direttamente il paziente, fornendo prestazioni assistenziali sulle 24 ore. La tutela clinica dell’utente ricoverato nell’UDI è invece, sia in ambito territoriale che ospedaliero, affidata fino alle dimissioni ai medici di riferimento i quali valutano le condizioni di eleggibilità del paziente prima dell’ammissione, assicurano assistenza medica in base al piano terapeutico-assistenziale individuale e dispongono le dimissioni dell’utente a conclusione del lavoro.
“Le potenzialità di detta struttura, oggi per le vaccinazioni e domani per la gestione del paziente in base al concetto di intensità di cura – conclude Tomasco – farebbero nascere un modello organizzativo nuovo e versatile, quasi unico nel panorama nazionale, che darebbe una maggiore garanzia di assistenza ai pazienti e lustro alle vostre amministrazioni che si dimostrerebbero aperte all’innovazione ed al miglioramento dei servizi“.