All’interno dello “Schifa”, un edificio del centro storico di Atena Lucana riqualificato con i fondi di Archivio Atena, in occasione dell’evento Tara Tara Zum è stata allestita una mostra dal titolo “A-A Te-Te Na-Na”.
Un’indagine visiva sui giorni di festa realizzata dagli 11 studenti e studentesse dell’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Urbino) a conclusione della loro residenza artistica ad Atena Lucana. Gli studenti hanno utilizzato la fotografia come strumento per esplorare i segni, le tracce, la superficie e il tempo legati al tema della festa. I lavori esposti sono il risultato di un’indagine che ha interessato la Festa del Pane (La terra mi tiene), il ballo dei cinti della Festa di San Ciro, sale da ballo e sale ricevimento disseminate nel territorio atenese, le acconciature delle signore, delle ragazze e delle bambine che “si fanno belle” per un matrimonio, una serata in discoteca o per una festa di compleanno. Infine un focus dettagliato è stato dedicato agli oggetti della festa. La mostra è curata da Archivio Atena e ISIA, Alessandro Imbriaco e Luca Capuano con il coordinamento artistico di Mario Cresci e in collaborazione con la Proloco Athena Nova.
La seconda mostra è intitolata “Formastorie”, è a cura di Nunzia Pallante ed è allestita presso la Chiesa di San Nicola. E’ il risultato del laboratorio di ricamo e cucito per realizzare un lenzuolo collettivo di storie di famiglia ma ospiterà anche altri lavori di Pallante condotti insieme alle signore dell’Officina del cucito di Atena. Una narrazione visiva che parte dalla tecnica del collage per giungere al disegno fino all’imbastitura e al ricamo.
Nunzia Pallante si forma in scenografia e fotografia all’Accademia di Belle Arti e alla Scuola Romana di Fotografia. Il suo lavoro si concentra sulla memoria collettiva e sul ricordo personale, collaborando a dare forma a processi di riconoscimento e coesione identitarie di paesi del centro-sud della Penisola. Utilizza il collage, il disegno, il ricamo e l’assemblaggio per dare forma a inedite narrative suggerite dall’osservazione e rielaborazione delle fotografie private delle comunità con cui interagisce.