Il Comitato “No al Petrolio nel Vallo di Diano” interviene nuovamente in merito alla vicenda legata al permesso di ricerca di idrocarburi “Monte Cavallo – Vallo di Diano”.
“Il PiTESAI,– si legge nella nota stampa del Comitato – che è uno strumento di pianificazione generale delle attività minerarie sul territorio nazionale volto ad individuare le aree dove sarà possibile svolgere o continuare a svolgere le attività di ricerca, prospezione e coltivazione degli idrocarburi, sarebbe dovuto essere approvato entro il 30 settembre 2021. Entro il termine del 14 Settembre potevano essere inviate le Osservazioni al MITE (Ministero della Transizione Ecologica)”.
“È necessario ribadire – sottolinea il Comitato – che l’uscita dal fossile è condizione indispensabile per andare verso una reale transizione ecologica e non è accettabile che un governo investa ancora risorse sulle estrazioni di petrolio. Inoltre, in Italia, un territorio ad alto rischio sismico, con la presenza di bacini idrografici strategici, la preziosa presenza di biodiversità tra le più ricche al mondo e su un territorio omogeneamente urbanizzato, non è possibile individuare aree idonee all’attività petrolifera, assolutamente incompatibile con il benessere dei viventi e con le attività umane”.
Il Comitato No al Petrolio fa riferimento nello specifico al Vallo di Diano in cui “le contraddizioni diventano paradossali: mentre un ministero ci ha individuato protagonisti nella Strategia delle Aree Interne, il ministero affianco ci indica come potenziale area idonea per la ricerca e coltivazione di idrocarburi dove ovviamente non è chiarito quali sono i parametri che stabiliscono tale idoneità”.
Di fatto dal nostro territorio, in opposizione al Piano, sono state recapitate al MITE le osservazioni del Comitato No al Petrolio nel Vallo di Diano, della Comunità Montana Vallo di Diano, dei Comuni di Sala Consilina, Montesano sulla Marcellana, Padula, Atena Lucana e dalla Riserva naturale Foce Sele-Tanagro. “Nelle osservazioni, in coerenza e continuità con quanto scelto negli anni precedenti dagli attori del territorio, – continua il Comitato – si richiedeva espressamente di escludere il Vallo di Diano dalle aree idonee alle trivellazioni. Dobbiamo prendere atto che sul sito del MITE non risultano pervenute osservazioni da parte della Regione Campania e dagli altri enti sovraterritoriali”.
Sulla complessa questione è intervenuto il Coordinamento nazionale No Triv che mediante una nota inviata a tutti i Presidenti delle Regioni, li ha invitati ad opporsi in sede di Conferenza Unificata all’approvazione del PiTESAI. Il Comitato No Petrolio nel Vallo di Diano, alla luce di quanto esposto, ribadisce l’urgenza di un intervento di tutte le amministrazioni comunali ed enti locali, non solo del Vallo ma dell’intera provincia di Salerno affinché “sollecitino la Regione Campania ed il Presidente Vincenzo De Luca, che da sempre ha avuto un’attenzione verso la tutela del rischio trivellazioni nel Vallo di Diano, chiedendo espressamente di opporsi all’approvazione del PiTESAI in sede di Conferenza Unificata”.
Di seguito, il comunicato stampa del Coordinamento nazionale No Triv:
Il 30 settembre il MITE ha trasmesso il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) alla Conferenza Unificata così da ottenere il via libera prima dell’adozione dello strumento. Secondo quanto previsto dalla legge 12/2019, il Piano ha la funzione di costituire un quadro territoriale di riferimento condiviso (intesa tra Stato e Conferenza unificata – Regioni, Province, Enti locali), rispetto al quale pianificare lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, ovvero individuare le aree dove sarà potenzialmente possibile svolgere o continuare a svolgere tali attività. Ebbene, il MITE è venuto meno al mandato del Parlamento per due ordini di ragioni:
- non ha rispettato la scadenza del 30 settembre entro cui avrebbe dovuto approvare il Piano;
- ha trasmesso in Conferenza Unificata una proposta di Piano in cui non sono chiaramente indicate le aree per le quali le compagnie Oil&Gas potranno o non potranno presentare nuove istanze di permessi di prospezione e di permessi di ricerca né proseguire i procedimenti di conferimento per le istanze delle attività di ricerca o di coltivazione già in essere.
Il MITE invece si è limitato ad indicare l’ambito territoriale di riferimento del PiTESAI, pari a 156.403,76 km2 (di cui 81,6% in terraferma e 18,4% a mare) ed un elenco di criteri di esclusione, molti dei quali “variabili”, sulla base dei quali gli organi di valutazione (MITE e Commissione Via) si baseranno per decidere, in modo discrezionale e di volta in volta, se autorizzare o meno attività di ricerca o di estrazione. Era questo quanto richiesto dal Parlamento e dalla legge? No. Il PiTESAI trasmesso in Conferenza Unificata non è un Piano, privo com’è di cartografie e zonizzazioni, ma solo un insieme di criteri. Non il Piano previsto dalla legge. Una cosa deve esser chiara ai Presidenti di Regione, soprattutto a quelli che hanno prodotto Osservazioni nel corso della procedura di VAS: una volta approvati i criteri in Conferenza Unificata, non ci sarà modo di negoziare alcunché col Governo né di far valere le ragioni di territori in fase di contenzioso. MITE e Governo hanno proposto un viaggio di sola andata. Quanto sta accadendo vuol significare che rispetto a prima del PiTESAI le cose sono perfino peggiorate: non solo la proposta del PiTESAI fotografa l’esistente prima del PiTESAI ma, una volta approvata in Conferenza Unificata, concederà al MITE ampi margini di manovra nella gestione dei procedimenti autorizzativi e legherà le mani di Regioni ed Autonomie Locali. Per tutte queste ragioni Regioni ed Autonomie Locali hanno il diritto e dovere di opporsi alla proposta di PiTESAI trasmessa in Conferenza Unificata, salvo abdicare ai diktat estratti visti del Governo.