E’ una storia di dolore, di violenza ma anche di riscatto e speranza quella di Veronica, una 22enne di Teggiano che dal 2012 al 2015 è stata costretta a subire, fisicamente e moralmente, la violenza del compagno di sua madre e l’indifferenza di quest’ultima nei confronti della sofferenza provata dalla giovane.
Tutto ha inizio quando nel 2011 Veronica, ancora minorenne, viene portata da sua madre, dopo la separazione dal marito, a Baronissi, a casa della nonna materna. L’anno seguente, però, il nuovo compagno della donna va a prelevare la giovane e la porta a vivere con loro a Pozzuoli. Veronica scopre che la madre sta aspettando un altro figlio e, dopo un periodo iniziale trascorso nella normalità, riceve il primo schiaffo dall’uomo. Inizialmente la ragazza non comprende il perchè di quel gesto, anticipatore della maggiore e più cruenta violenza che sarebbe seguita negli anni.
A quello schiaffo se ne aggiungono altri, oltre a calci, pugni e ginocchiate ripetuti quotidianamente. Veronica viene colpita al naso e alla mandibola, che restano fratturati, più volte sull’orecchio, sul labbro, che ancora porta le cicatrici della violenza brutale, all’occhio destro, da cui oggi purtroppo non vede più a causa dei continui traumi subiti negli anni. Nel tempo la coppia, insieme alla giovane, si trasferisce da Pozzuoli a Maratea, ma le percosse non cennano a placarsi. L’uomo picchia Veronica anche di notte, la lascia dormire a terra sul pavimento bagnato, le provoca ustioni sul corpo utilizzando getti d’acqua bollente dopo averla trascinata nella doccia, la tiene letteralmente segregata in casa. L’assurda quanto inaccettabile spiegazione a questo interminabile vortice di violenza sarebbe, a suo dire, la volontà di liberare la ragazza dal demonio.
Poi la liberazione. Nel 2016 l’uomo, arrestato per altri reati, non ritorna in carcere dopo alcuni giorni di permesso e si rende latitante, accompagnato dalla donna. Veronica trova così il coraggio di chiamare il 112 e di chiedere aiuto ai Carabinieri. Grazie al loro impegno è riuscita a ritornare nella terra in cui è cresciuta, il Vallo di Diano, e oggi vive a Teggiano sostenuta dall’incondizionato amore del papà.
Non si è mai spiegata il perchè di tanta crudeltà, nei momenti in cui subiva quelle che possiamo soltanto definire torture era terrorizzata ed impotente. Oltre che mortificata dal silenzio della madre, che oggi ritiene “complice del suo compagno“. Il 20 giugno presso il Tribunale di Lagonegro si terrà l’udienza preliminare del processo a carico dell’uomo e della madre della ragazza. Quella stessa madre che Veronica non riuscirà mai più a perdonare.
– Chiara Di Miele –
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