“Nella struttura di Medicina nucleare dell’ospedale ‘San Carlo’ di Potenza, diretta dal dottor Alessandro Fè, sono disponibili due nuovi radiofarmaci per effettuare la PET, che si aggiungono a quelli già consolidati ampliando l’offerta di prestazioni”.
Lo annuncia il Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera “San Carlo” di Potenza Giuseppe Spera che, nel ringraziare tutti gli operatori sanitari coinvolti in questa implementazione, si dichiara soddisfatto perché “quanto si mette a disposizione potenzia anche il percorso diagnostico terapeutico assistenziale del paziente con carcinoma prostatico”.
“Percorso che ha già ottenuto, nella primavera scorsa, la certificazione UNI EN ISO 9001 da parte dell’ente internazionale Bureau Veritas. Il prestigioso riconoscimento – ha aggiunto il Direttore generale – rende orgogliosa l’intera Azienda perché giunge proprio in un contesto complicato, quale quello pandemico, dove gli operatori sanitari non hanno fatto mancare il loro costante impegno sia nel fronteggiare l’emergenza sanitaria da Sars-Cov2 sia, come in questo caso, nel proiettare la struttura ospedaliera fuori dall’emergenza con la forza della ricerca e dell’innovazione. Con questi nuovi radiofarmaci l’ospedale di Potenza si propone sempre più come punto di attrazione per la gestione e il più efficace trattamento del paziente oncologico e, nel caso specifico, del paziente affetto da neoplasie della prostata e da quelle neuroendocrine. Una realtà che permette alla nostra regione di fare un ulteriore salto in avanti nell’attuale percorso di miglioramento dei livelli assistenziali nel contenimento della migrazione sanitaria e nell’attivazione di percorsi virtuosi volti ad aumentare la capacità attrattiva di popolazioni extraregionali verso le nostre strutture ospedaliere, anche in considerazione del fatto che, nell’Italia Centro-Meridionale è decisamente limitato il numero di strutture in grado di erogare queste particolari prestazioni”.
“68Ga-DOTATOC e 68Ga-PSMA 11, questi i nomi dei due radiofarmaci, classificati come galenici officinali -ha spiegato il dottor Fè- la cui preparazione necessita di professionalità specializzate, rappresentate, nel nostro caso, dalla dottoressa Luciana Pace, radiofarmacista, responsabile della preparazione del controllo di qualità e del rilascio del radiofarmaco, dal personale di supporto altrettanto qualificato rappresentato da tecnici sanitari di Medicina nucleare e da infermieri professionali, utilizzano un meccanismo di accumulo di tipo recettoriale: il primo radiofarmaco, costituito dall’unione di un analogo della somatostatina unito ad un chelante ed il Gallio 68, nuclide che emette radiazioni rilevabili con l’esame PET, è utile nella stadiazione e nella rivalutazione in follow up di pazienti affetti da tumori neuroendocrini. Il secondo è un radiofarmaco costituito dall’unione di un ligando capace di unirsi con elevata specificità all’antigene prostatico specifico di membrana (PSMA), proteina altamente espressa nei tumori della prostata ed il Gallio 68, nuclide che emette radiazioni rilevabili con l’esame PET, segnalando la presenza di tumore prostatico con elevata sensibilità e specificità, rispetto alle tecniche convenzionali (TC o scintigrafia ossea), nelle varie fasi della storia naturale del tumore della prostata”.