Con il caldo anomalo di inizio inverno a preoccupare è il rischio siccità soprattutto sull’Italia Centro-Meridionale, dove stanno emergendo i primi sintomi di stress idrico che, accompagnati alla scarsità di neve in diversi settori dell’arco alpino e su gran parte della dorsale appenninica, fanno scattare un campanello d’allarme. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti dell’andamento climatico segnato da alte temperature e scarsità di precipitazioni.
“La situazione è difficile, a macchia di leopardo lungo tutta la penisola a partire dalla Sicilia dove le precipitazioni – sottolinea la Coldiretti – sono state le più scarse da oltre cento anni nel secondo semestre dell’anno. Gli effetti si fanno sentire con le arance che sono più piccole, gli ortaggi in sofferenza mentre salgono i costi per acquistare il fieno per alimentare gli animali. Un danno per l’agricoltura con la mancanza di neve che impedisce di creare le scorte idriche necessarie alle produzioni mentre se non arriva il freddo le popolazioni di insetti, che causano danni alle colture, potrebbero sopravvivere e svernare per attaccare i raccolti nella prossima primavera”.
Le premesse sembrano dunque avvalorare nelle campagne l’antico proverbio “anno bisesto, anno funesto”, peraltro dopo un 2023 bollente ma segnato in Italia anche da una media di 9 eventi estremi al giorno con oltre 6 miliardi di danni all’agricoltura nazionale tra coltivazioni e infrastrutture con grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore e tempeste di vento.
“In realtà negli ultimi anni – sottolinea la Coldiretti – siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo con effetti devastanti”. Non è un caso che il 2023 si appresta ad essere classificato ai vertici della classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli, che si concentra in Italia peraltro nell’ultimo decennio e comprende fino ad ora nell’ordine, secondo l’analisi della Coldiretti, il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.
“L’agricoltura italiana – sostiene Ettore Prandini, presidente Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Un obiettivo che richiede un impegno delle istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm. Servono investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno”.
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