Si è svolta ieri sera a Bosco la XIV edizione del Premio Ortega, dedicato al “pintor” spagnolo che ha posto la sua arte a servizio della verità opponendosi al regime franchista. Josè Garcia Ortega incarna per Bosco l’anelito di libertà, in virtù della ribellione che il paese avanzò nei confronti dei Borbone.
Presenti all’incontro Michela Rivello, membro della giuria, l’avvocato Franco Maldonato, direttore del Polo museale di San Giovanni a Piro, e il sindaco di San Giovanni a Piro, Ferdinando Palazzo.
“Ortega è una presenza sempre viva che si fonde con la popolazione – dichiara il sindaco -. Il suo ardore di giustizia sociale coincide con il fermento che hanno avuto i cittadini nella lotta per la liberazione. Le sue opere raccontano il ripetuto contrasto tra oppressori e oppressi“.
Il premio Ortega è stato consegnato a Silvio Traversa, costituzionalista, già Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Amico e collezionista di José Garcia Ortega, Traversa ha raccontato di due opere che hanno una stretta connessione con la politica italiana.
“Guardando le opere di Ortega mi commuovo – commenta Traversa -. Sono onorato di ricevere questo premio e di aver conosciuto personalmente il maestro Ortega. L’11 agosto del 1990 il pittore mi regalò un libro con dedica, pochi mesi prima della sua scomparsa a Parigi. Le sue litografie dicono ‘no’ alla morte, all’ira di stato e ‘sì’ all’essere libero“.
Un riconoscimento speciale, inoltre, è stato conferito a Giuliano Cortese, architetto di Sapri che ha incentrato la tesi di laurea sulle influenze del maestro nell’architettura del mediterraneo.
“Ho conosciuto le opere di Ortega da bambino, qui a Bosco, e ne ho ritrovate similitudini, da adulto, nella Chiesa rupestre di Santa Barbara a Matera, luogo di soggiorno del ‘pintor’ -commenta Cortese – Il credo della negazione della violenza Ortega lo restituisce nell’architettura, attraverso l’abbattimento della merlatura sulla casa a Bosco e l’inserimento di un lucernario. Per sempre egli sarà un paradigma della progettazione architettonica nei siti di elevato valore culturale perché ha operato perpetuando la memoria e l’artigianalità“.
– Ornella Bonomo –