Il prossimo 3 dicembre, presso la sede del Punto Famiglia ACLI di Salerno, sarà inaugurata la prima sessione d’esame CILS, certificazione di italiano come lingua straniera.
I candidati provenienti da Marocco, Ucraina, Romania, Russia, Guinea Bissau e Honduras, avranno l’occasione di misurare le proprie competenze linguistiche per l’ottenimento della certificazione, utile alla richiesta del permesso di soggiorno, della cittadinanza italiana, per l’iscrizione ad un corso di laurea o semplicemente per lavorare ed essere parte attiva della società nella quale vivono.
I candidati verranno accolti dai responsabili di sede e svolgeranno le 5 prove previste con somministratori certificati UNISTRASI – Università per Stranieri di Siena. Con quest’ultima, infatti, il Patronato ACLI di Salerno ha stipulato dal 2016 una convezione, in virtù della quale è soggetto referente e sede di esame nel quadro dell’attività istituzionale di promozione della certificazione di italiano come lingua straniera.
L’Università per Stranieri di Siena è uno dei quattro Enti riconosciuti dal Ministero degli Affari Esteri per rilasciare, previo il superamento di prove d’esame, le certificazioni relative alla competenza linguistica CLIQ (Certificazione Lingua Italiana di Qualità). Gli altri tre sono la Società Dante Alighieri, l’Università per Stranieri di Perugia e l’Università degli Studi Roma Tre.
“È importante – dichiara Gianluca Mastrovito, Presidente provinciale delle Acli – che i processi di integrazione siano accompagnati da misure educative. La questione linguistica è dimensione centrale per l’integrazione degli immigrati nella società e di conseguenza per il mantenimento dell’identità etnico-culturale. La lingua, diventa allora porta del dialogo che si traduce in grammatica dell’accoglienza facilitando la reciproca comprensione. Oggi la mobilità sociale, etnica, economica è un fatto: un processo multidimensionale in continuo movimento, che presuppone un mettersi in gioco collettivo, per sfidare l’inerzia naturale di lunga durata propria dei cambiamenti culturali”.
– Antonella D’Alto –