Un taglio del nastro emozionante quello che ieri sera ha aperto i battenti, nel Palazzo Marone di Monte San Giacomo, della mostra fotografica “Il mio Maradona” del fotoreporter napoletano Sergio Siano.
Il percorso espositivo è articolato in quattro aree tematiche: un viaggio a ritroso tra gli oltre 150 scatti delle partite di Campionato e di Coppa Uefa, quelli degli allenamenti al Campo Paradiso e delle vittorie dei primi due scudetti e della Coppa Uefa, per arrivare ai giorni nostri con le immagini dei festeggiamenti dello scudetto conquistato in quest’ultimo Campionato. Il lato umano e più intimo del campione di tutti i tempi, arrivato nel lontano 1984 in una Napoli appassionata che lo accolse come una divinità, amandolo per le sue prestazioni vincenti e accettandone le fragilità.
E Siano, che quando scattò la sua prima foto al Pibe de Oro aveva solo 15 anni, ha deciso di regalare la sua arte a diverse città del mondo, tra cui Londra, Hannover, Pompei e da ieri anche Monte San Giacomo. “Sono orgoglioso che le mie foto e alcune di mio padre siano qui a Monte San Giacomo, perché il mio obiettivo è portare Maradona ovunque nel mondo – ha dichiarato ieri sera davanti a un nutrito pubblico di visitatori -. In quegli anni fotografi e calciatori vivevano come in una famiglia, insieme e in armonia. Sono cose finite, innanzitutto perché quelle persone non ci sono più, così come quel clima familiare. 7 anni fa ho deciso di non seguire più il calcio proprio per questo motivo. Ma oggi voglio condividere la mia fortuna con chi non ha vissuto quei momenti“.
Presenti all’inaugurazione la sindaca Angela D’Alto e l’Amministrazione comunale, il presidente della Comunità Montana Vallo di Diano Francesco Cavallone, il presidente del Napoli Club Sala Consilina Bruno Vocca insieme ai soci, Stefano Nasti e Fabrizio Scomparin dell’associazione Kaos 48, che hanno curato l’allestimento della mostra, e lo storico massaggiatore di Maradona, Salvatore Carmando.
“Ho avuto la fortuna, anche tramite un gancio, la mia amica Giuditta Coluccino, di conoscere Sergio – ha raccontato Angela D’Alto -. Maradona di per sé rappresenta già un’opera d’arte ed è ancora più bello fare una mostra d’arte sull’arte. Quando Maradona è morto si è respirato un senso di perdita che ha lacerato profondamente la città e la vittoria dello scudetto di quest’anno è stata senza dubbio nel suo segno. Un uomo che ha rappresentato la vera essenza di Napoli, la bellezza, il talento, la generosità enorme e quella profonda melanconia che vela un po’ tutti gli aspetti della città“.
“Di Maradona bisogna ricordare il lato calcistico e umano – ha aggiunto Cavallone -. Ricordo l’affetto e la fratellanza con cui tutti parlavano di lui. Il fatto che gli venisse riconosciuta questa leadership evidenzia il suo importante tratto umano, una persona probabilmente vittima della sua bontà“.
Visibilmente emozionato Salvatore Carmando tra gli scatti che ritraggono Diego anche durante le sedute di massaggio: “Sono foto che non si possono dimenticare. Ho lavorato 40 anni nel Napoli e sono un fortunato, ma chi è fortunato deve essere anche bravo nel suo lavoro. Sono felice di essere stato invitato qui perché questa è la mia prima uscita pubblica dopo la morte di Maradona“.
Un momento conviviale, con il brindisi e il taglio della torta raffigurante la foto simbolo della mostra, ha concluso una serata improntata al ricordo di un mito, calcistico e non solo, le cui immagini saranno in mostra a Palazzo Marone fino al prossimo 11 settembre. Un’occasione da non lasciarsi sfuggire, soprattutto in queste sere d’estate, per ripercorrere un pezzo importante della storia d’Italia e in particolare del Sud.