“Amoris Laetitia” è l’Esortazione apostolica post sinodale presentata da Papa Francesco, che fa il punto dei due Sinodi sulla famiglia tenutisi nel 2014 e nel 2015 in ben 260 pagine, suddivise in 9 capitoli e 325 paragrafi indirizzati a presbiteri, diaconi, persone consacrate, sposi e a tutti i fedeli. L’amore nella famiglia è il punto focale dell’esortazione che non stravolge affatto la dottrina, ma fornisce una differente chiave di lettura delle situazioni e vede nel “discernimento” la soluzione di alcune criticità che, nel tempo, hanno messo a dura prova la pastorale contemporanea.
“In nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio“, ma i divorziati risposati “devono essere più integrati nelle comunità cristiane“, valutando, caso per caso, quali “forme di esclusione” possano essere superate, perchè “il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi“. “Ai divorziati che vivono una nuova unione è importante far sentire che sono parte della Chiesa, che non sono scomunicati” sostiene Bergoglio.
Dopo la pubblicazione dell’esortazione, Ondanews ha raggiunto S.E. Mons. Antonio De Luca, vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, per approfondire, a scanso di equivoci spesso mediatici, quanto espresso dal Pontefice nella “Amoris Laetitia”.
“Il documento papale ci presenta una sintesi pastorale e dottrinale sulla situazione della famiglia. – ci spiega Monsignor De Luca – Impropriamente ci si aspettava aperture e cancellazioni, in realtà il Papa ribadisce la centralità e l’unità della dottrina sul sacramento del matrimonio, che resta unico, fondato sulla fedeltà e sull’apertura alla vita“.
“Il Papa – conclude il Vescovo della locale Diocesi – non vuole che si sottolinei questa discriminazione tra matrimoni tra persone che hanno rispettato il giuramento e tra chi si è separato e risposato. Non si tratta di cancellare, ma di ampliare la visione sul matrimonio e sulla famiglia. Il Papa ci invita a rompere una visione troppo monolitica che per difendere l’unità della dottrina potrebbe in qualche modo mortificare il rapporto pastorale“.
– Chiara Di Miele –