Le Banche di credito cooperativo della provincia di Salerno partono all’assalto per proporre al governo una correzione “in corsa” della riforma del credito cooperativo.
Cinque Bcc della provincia di Salerno, infatti, con in testa la Banca Monte Pruno, unitamente alle consorelle di Aquara, Buonabitacolo, Scafati e Fisciano, hanno dato mandato al docente universitario di diritto commerciale Giuseppe Fauceglia di preparare degli emendamenti per il decreto, con l’intento di modificare alcuni punti della riforma. La prima e più importante variazione richiesta dalle cinque Bcc salernitane riguarda la ridefinizione del “tetto” previsto per la costituzione della holding. Con l’attuale previsione le Bcc entrano a far parte di un gruppo bancario cooperativo, che abbia come capofila una società per azioni, con un patrimonio superiore ad un miliardo di euro. Chi non rispetta questo vincolo e non aderisce ad un gruppo più grande perde l’autorizzazione ad esercitare l’attività in forma d’istituto di credito cooperativo, perdendo, di fatto, lo status di banca di Credito Cooperativo.
“Così come è concepita – riferisce il Direttore generale della Banca Monte Pruno Michele Albanese – invece di premiare le banche virtuose, a queste stesse banche viene tolta l’autonomia gestionale. Per questo motivo noi proponiamo di prevedere dei parametri minimi in modo che chi non rientra in questi indici perde l’autonomia ma può riottenerla quando raggiungerà nuovamente gli obiettivi. Noi sappiamo il fatto nostro e siamo convinti di fare gli interessi dei nostri territori di riferimento. Non vogliamo, insomma, correre il rischio di diventare simili a sportelli di una grossa banca e che ci omologhino agli altri Istituti togliendoci quelle peculiarità che ci hanno resi diversi e utili per i nostri territori di riferimento”.
“Insomma – conclude il Direttore Albanese – con questa iniziativa vorremmo far capire che è meglio per tutti se banche come le nostre continuino ad essere, come lo sono sempre state, vicine ai territori ed ai cittadini e non inglobate in banche costruite da burocrati che non conoscono affatto le realtà locali e magari, producendo troppe regole, finirebbero sicuramente per soffocare il mercato”.
– redazione –