L’impegno degli uomini dell’Anas sulla strada è costante e tenace e, in più occasioni, fa da cornice a storie a lieto fine che coinvolgono anche gli amici a quattro zampe.
Proprio come quella accaduta la notte scorsa allo svincolo di Petina dell’autostrada A3 “Salerno-Reggio Calabria” e che ha visto protagonisti i tecnici del Centro Manutenzione Anas di Sala Consilina, alla guida del caposquadra Nicola Gallo.
Un automobilista ha infatti allertato la centrale di Sala Consilina dopo essersi imbattuto in un cane da caccia che vagava solitario sull’arteria autostradale. Giunti sul posto della segnalazione, gli uomini dell’Anas, insieme alla Polstrada di Sala Consilina, hanno soccorso l’animale e lo hanno portato al sicuro nel Centro salese, dove si trova ancora tuttora.
Nel frattempo hanno provveduto a richiedere la visita di un veterinario per scoprire se il cane è dotato di microchip e risalire in questo modo ad un ipotetico proprietario che potrebbe averlo perso o, purtroppo, abbandonato.
E’ per questo motivo che i tecnici Anas chiedono ai nostri lettori di osservare bene la foto che ritrae il cane nel caso qualcuno possa riconoscere il proprio animale e, rivolgendosi al Centro Manutenzione Anas di Sala Consilina, possa andare a riprenderlo e riportarlo sano e salvo a casa.
– Chiara Di Miele –
Tutte le persone che hanno cooperato all’azione, sono benemerite e meritevoli di grande stima.
Onore a Loro.
Mario Senatore.
STORIA (in breve) DI ZEUS
Zeus sta per morire!
Chi è Zeus?
Zeus è un cane straordinario che ha avuto un destino particolare. In breve ecco la storia (storia che andrebbe raccontata in maniera più particolareggiata).
Nato nell’aprile del 1992, la mattina del 25 novembre 1995 fu investito da un’auto sul lungomare di Salerno: capo semi-schiacciato, un occhio quasi fuori dall’orbita, sangue dalla bocca e dal collo, torace semi-sfondato, schiena rotta. Insomma fu riportata a casa una massa sanguinolenta, inanimata e disarticolata. Immediato intervento del veterinario, flebo alle zampe, iniezioni varie a ripetizione. Alle 23,00 circa dello stesso giorno, dopo radiografie, fu sottoposto, presso l’ambulatorio veterinario, ad intervento chirurgico (a causa della perforazione del diaframma, gl’ intestini stavano passando nella sacca polmonare). Non vi erano speranze ma si tentò ugualmente. Alle 0:30 lo riportai in barella a casa ed all’1:00 il suo respiro era appena percettibile e si affievoliva rapidamente: stava morendo. Mi precipitai con mia figlia alla ricerca di una farmacia notturna e, nonostante la mia vista fosse molto ridotta (ero stato operato ad un occhio il giorno prima) guidai, seppur con difficoltà, nella notte piovosa. Arrivai a casa con la bombola di ossigeno appena in tempo. Per diversi giorni e notti fu aiutato con l’ossigeno mentre per oltre venti giorni il veterinario veniva la mattina e la sera per sostituire le flebo e prestargli tutte le altre cure del caso.
Zeus veniva alimentato artificialmente con sangue di carne pressata, carnitene e pappa reale. Non veniva lasciato un attimo solo e di notte, io mia moglie e nostra figlia ci alternavamo per vegliarlo.
Zeus non morì ma non dava segni di miglioramenti e continuava a restare in quello stato comatoso dal quale, tutti (veterinari compresi) ritenevano non sarebbe uscito: solo un occhio dall’espressione assente restava fissamente aperto. Ci fu suggerito di abbatterlo e l’avremmo fatto se da più parti qualificate non fossimo stati rassicurati che, anche nel caso di un eventuale miglioramento delle sue condizioni con relativo recupero parziale delle capacità non avrebbe avuto a soffrire per nessuna ragione. Il consiglio di abbatterlo verteva esclusivamente sul disagio che avrebbe costituito la gestione della sua esistenza. In famiglia non esitammo nel decidere di continuare a curarlo ed assisterlo in tutti i modi che potevamo. Ci eravamo affezionati troppo a lui e, d’altro canto non avremmo potuto ripagarlo in maniera così ingrata per tutto l’affetto che ci aveva dimostrato in ogni istante della sua esistenza. Zeus faceva parte, ormai, della famiglia e tutta la famiglia gli faceva quadrato. Ricordo che uno dei miei figli, partito col primo contingente per la Bosnia, comunicava telefonicamente con noi, quando giungeva il suo turno, ogni due tre giorni e per pochissimi minuti contingentati: noi a chiedere di lui ed egli a chiedere di Zeus; noi a rassicurarlo e ad insistere sulle condizioni di vita a Sarajevo ed egli a ribadire “Io sto bene! Parlatemi di Zeus e ditemi tutto!”…
Di quei tre minuti, almeno due li avevamo impiegati per parlare di Zeus.
Passavano i giorni e le settimane e, mentre mia moglie lo alimentava, lo puliva, lo curava, io gli praticavo per ore ed ore massaggi e terapia fisica e nostra figlia lo accarezzava, gli parlava e gli faceva annusare gli oggetti a lui cari (guinzaglio, pallina, tappetino, ecc.). M’inventai mille modi per stimolare i suoi sensi e farlo reagire. Montai un telaio da baldacchino sul suo lettino per tenerlo sollevato sulle quattro zampe. Dopo più di un mese riaprì appena l’altro occhio, dopo tre mesi mosse appena la coda e guaì sommessamente.
Quasi piangevamo per la gioia!
Gli comprammo una serie di tappeti che srotolavamo nel corridoio per consentirgli di camminare senza scivolare ed io, mia moglie e nostra figlia ci dividevamo i ruoli nell’aiutarlo in questo esercizio (io lo tenevo sollevato, mia moglie gli spostava le zampine posteriori, nostra figlia quelle anteriori ma il capo penzolava incontrollato). Gli ideai un “girello”, andai a Padula dal mio fabbro (un uomo rude, ombroso ma intelligente e capace) che quel giorno era pieno di problemi e mi stava quasi sbranando. Poi, imprecando e bofonchiando sospese il suo lavoro e si dedicò al “girello” per Zeus. La mia era stata una bella idea ma andava modificata in alcuni particolari (le rotelline dovevano essere diverse, i piedini regolabili in altezza, la “conca” allungabile ed accorciabile, ecc.).
Di nuovo dal fabbro, di nuovo iniziale (finta) rimostranza e subitanea disponibilità. Quest’ultimo modello di “girello” aiutò molto Zeus che alternava il trascinamento delle zampe al movimento indotto. Il veterinario che seguiva il mio cane volle sapere nei dettagli di questo mio “brevetto” e, poiché eravamo giunti al mese di maggio, suggerì come ulteriore terapia i bagni di mare. In quell’estate, io avrei dovuto necessariamente essere presente in paese per cui sarebbe stato enormemente difficoltoso per mia moglie e mia figlia portare Zeus sulla spiaggia e riportarlo a casa. Decisi di comprare una piscina fuori terra e la montai sul mio terreno a Padula. Là, in quei 220 quintali d’acqua, ogni giorno mi costringevo a sottoporre Zeus ad esercizi delle zampe, del capo e del busto (quanto mi costava resistere a quegli occhi che m’imploravano di smettere…).
A luglio avevamo fatto enormi progressi: i muscoli si erano tonificati, reggeva bene il capo, scodinzolava disinvoltamente, non si afflosciava più sulle zampe (pur dovendolo sorreggere per non farlo cadere), abbaiava con vitalità, vivacità e piacere. Non avevo mai smesso di aiutarlo a camminare, seppur a tre zampe (visto che quella anteriore sinistra era scollegata con i centri nervosi preposti al movimento e quindi era del tutto inutilizzabile) ed ancor di più intensificai il mio impegno in quel periodo spezzandomi la schiena a furia di stare piegato per sorreggerlo durante la deambulazione. Avevo notato che la presenza di altri cani nella zona lo stimolava molto nella corsa ed ancor di più la presenza di bambini vocianti che correvano ed andavano in bicicletta. Zeus veniva invaso da una irrefrenabile voglia di giocare e partecipare a quelle espressioni di vita gioiosa…ma se lo lasciavo cadeva su uno dei fianchi. Mi adoperai a far venire nei pressi cani dei vicini e bambini della zona. Regalai a questi ultimi pattini e giocattoli vari ma credo che mi avrebbero aiutato volentieri anche senza (con Zeus s’intendevano in modo misterioso e si divertivano insieme). Più volte, a notte fonda, Zeus “sentiva” la presenza di un cane vicino casa mia e mi “costringeva” a portarlo giù ed a sorreggerlo per ore mentre si sforzava di correre verso il suo simile. Erano momenti di grande gratificazione e speranza per me. Giungemmo, così, alla data “storica” del 13 agosto 1996! Quella mattina i nipotini del vicino di casa facevano la loro parte con Zeus e lo “provocavano” con particolare entusiasmo. Da parte mia, come facevo spesso, provai a non sorreggerlo ed ecco il momento tanto atteso: Zeus fece due passi e cadde. Sì, cadde ma intanto aveva mosso le zampe spostandosi da solo senza il mio sostegno! Fu un momento di emozione indescrivibile. Mi venne la pelle d’oca e mi assalì un moto di pianto: mi sentii infinitamente piccolo nella percezione dell’immensità del creato e delle cose meravigliose che questo elargisce e fa giungere all’uomo attraverso la natura, l’amore, la fede.
Mi parve di cogliere negli occhi di Zeus, nel modo di scodinzolare, nel modo di abbaiare e di dimenarsi una gioia immensa che sembrava un inno alla vita. Riprovai e si ripeté il “miracolo”. Provai di nuovo e furono tre o quattro i passi…avevamo vinto noi ( Zeus e la mia famiglia); aveva vinto l’amore che ci legava reciprocamente.
Immediatamente telefonai a casa mia, a Salerno, per comunicare quella fantastica notizia e, subito dopo, al veterinario che seguiva Zeus. Questi ebbe a dire (esagerando) “Non ci credevo ma me l’aspettavo…! Il vostro è un cane fortunato…!”.
Il 15 di agosto venne tutta la famiglia (i ragazzi compresi che si trovavano in licenza a Salerno) a fare festa a Zeus. Erano trascorsi 261 giorni da quel terribile incidente.
Piano, piano Zeus tornò a camminare e a correre su tre zampe ma era frequente che cadesse sul fianco invalido per cui bisognava sempre vigilare per aiutarlo a rialzarsi e consentirgli di riprendere quelle sue corse altalenanti e giulive.
Alla fine dell’estate dovetti rientrare. A Salerno trovò grandi difficoltà a muoversi per la casa (scivolava facilmente e cadeva). In quei giorni fu messo in vendita un appartamento all’ultimo piano di un palazzo con il terrazzo sovrastante di proprietà esclusiva. Era l’unico posto dove avremmo potuto fare camminare e correre il nostro cane con una certa autonomia. Solito consiglio di famiglia e decisione finale, sofferta per il grosso carico finanziario, ma positiva: avremmo acquistato quella casa. Affrontammo grossi sacrifici ma avevamo dato a Zeus un posto che divenne per lungo tempo il suo secondo regno (il primo era la casa dove dominava e “comandava” pur stando su una delle sue brandine o sui tappeti).
Molte altre cose abbiamo dato e fatto per Zeus (il descriverle richiederebbe la stesura di un libro) ma, pur sommandole tutte son convinto (ed è un parere pienamente condiviso dalla famiglia) che non è nemmeno la centesima o millesima parte di ciò che egli ha dato e fatto per noi. Totale donazione di sé, incommensurabile donazione d’amore, punto di riferimento vivente, certo e continuo della famiglia, generosa fonte di conforto e coraggio. Tutto questo è stato ed è per noi Zeus. La cosa può apparire ridicola o patetica per qualcuno ma tant’è! Anzi dico che è stato molto di più e continua fonte inesauribile di fatti positivi ed ora viviamo frequentemente nell’angoscia di perderlo.
Un pomeriggio di parecchi anni fa, mentre lo accarezzavo e ne contemplavo lo sguardo, mi sorse spontaneo nel cuore un moto di riconoscenza e gli mormorai “…perdonaci se non ti amiamo abbastanza!” oggi ne siamo tutti più convinti e un giorno (brutto giorno) sulla pietra che coprirà il suo tumulo vi sarà questa scritta: ”Perdonaci se non ti abbiamo amato abbastanza!
La Storia di Zeus continua…
La storia di Zeus continua! Essa assume sempre più gli aspetti di un romanzo a puntate.
Dopo quella mandata in onda nell’ottobre e nel dicembre del 2006 dalla Vs. Rete, due fatti (ma se ne potrebbero riportare molti di più) più eclatanti sono accaduti.
Il primo rientra nella grande popolarità che questo amico ha riscosso grazie alla professionalità, sensibilità e platea di ascolto della Vs. Emittente: moltissime persone mi hanno telefonato o, incontrandomi, mi hanno riferito di aver seguito la trasmissione “L’ORA DI ZEUS”. Tutte mostravano di averla gradita immensamente e ne apprezzavano, sotto molteplici aspetti, la validità.
La poetessa Raffaela Cerino mi contattò e mi fece dono di una composizione poetica e fotografica su tela “’O cane c’a parola”. E’ frutto di un animo profondamente sensibile che aveva colto appieno il “messaggio” della trasmissione.
L’altro fatto risale a qualche giorno addietro. Esattamente all’evento familiare del matrimonio di mio figlio Gianpiero che presta servizio a Milano. (Gianpiero è l’altro componente della famiglia, amico di Zeus, che si trovava in Bosnia quando Zeus lottava per sopravvivere).
Premetto che possiedo un mothorome (camper) vecchio ma in ottimo stato che avrei dovuto vendere nella primavera scorsa ma, in previsione del matrimonio di Gianpiero, ho evitato di farlo nella consapevolezza della possibilità che il mezzo ci offriva di portare con noi Zeus. All’epoca mia moglie era contraria per i pericoli del viaggio ma, nonostante i timori, approssimatasi la data di partenza ha accettato di viaggiare tutti col mezzo. L’ho fatto controllare da un buon meccanico e da elettrauti competenti spendendo una bella somma e l’ho testato percorrendo circa 1.000 chilometri. L’ho attrezzato di tutto punto per ospitare degnamente il nostro amico invalido e, giovedì notte 26 settembre, dopo avere sistemato ogni cosa, trasferii Zeus nel camper sul comodo lettino che avevamo approntato per lui. Già a Baronissi ci sorprese un improvviso temporale che ci accompagnò con violentissimi scrosci e raffiche di vento fino a Nola. Fu tale perturbazione o la sua posizione relativamente al senso di marcia, fatto fu che il cane piangeva, abbaiava e si agitava. In un’area di servizio mi fermai e mia moglie, grazie alla vasta disponibilità di materiale a lui riservato, allestì un altro lettino che gli consentiva di assumere una posizione trasversale rispetto al senso di marcia e di stare più vicino ed a contatto con noi. La soluzione risultò validissima e per tutto il viaggio di andata e ritorno Zeus non ha creato più alcun problema. Anzi, quando era sveglio, mi sembrava curioso e soddisfatto. I due serbatoi di acqua potabile e quelli di raccolta delle acque chiare e di quelle scure furono più che sufficienti visto che provvedevo a ripristinarne le scorte e le funzioni nelle aree di servizio all’uopo attrezzate.
Quindi Zeus ha percorso con noi ben 1.860 chilometri senza patimenti. Diversamente avremmo decretato la sua fine in un’agonia inimmaginabile. Se l’avessimo lasciato a Salerno affidandolo a chiunque, per lui sarebbe stata una terribile tortura che si sarebbe conclusa con una morte certa. La cosa era assurda ed assolutamente fuori discussione. L’unica soluzione alternativa sarebbe stata quella di consentire a mia moglie di rimanere a casa. Infatti solo con lei mangia e vive sereno. Sa che è lei che lo cura ed accudisce per ore al giorno e sa di essere compreso immediatamente da lei in ogni sua esigenza o capriccio espressi con guaiti o modi diversificati di abbaiare.
A Vermezzo (MI), all’interno di un vastissimo parco ben curato vi è il ristorante caratteristico “Il Naviglio Grande” ove si è svolta la festa nuziale, A trenta metri, in un tranquillo viale di platani e pioppi secolari ho parcheggiato il camper e là, sul morbido prato umido e ricco di muschio e di erbe varie, ho sistemato la sua brandina pieghevole che tenevamo al seguito e vi ho trasferito Zeus. I suoi occhi spaziavano tutt’intorno e non si stancava di annusare con voracità i penetranti odori di cui era pregno quel posto. Egli appariva stupito di tanta novità. Spesso scuoteva il capo e lo protendeva verso il prato ed i cespugli accanto e mi fissava fugacemente con sguardo intenso come se avesse voluto chiedermi o dirmi qualcosa… si vedeva che era felice (ed io con lui nel tenergli compagnia). Mia moglie mi dette il cambio per dargli le medicine e da mangiare. Gianpiero venne ad accarezzarlo ed a giocare un poco con lui e, più tardi, con la sposa a salutarlo.
Era sera quando lo riposi sul suo lettino. Era fremente e sembrava che vibrasse di nuova vitalità: aveva assaporato una nuova goccia di vita. Era evidente che era felice di ritrovarsi tutti noi intorno…. E noi con lui per essere ancora insieme.
Salerno 04 ottobre 2007
Ultimo Atto
Tutto finisce!
Anche la storia del mio carissimo amico-cane Zeus è finita. L’ultimo capitolo del breve romanzo riguardante la sua vita è stato scritto.
Zeus ha cessato di vivere ieri, domenica 9 marzo 2008 all’età di 16 anni circa (era nato il 22 aprile del 1992).
La sua agonia è stata breve ma fortemente toccante. Già nella notte precedente aveva dato evidenti segni di sofferenza e nelle prime ore della mattinata mostrava tutti i sintomi della fine. Mia moglie, mia figlia ed io gli stavamo accanto ad accarezzarlo, tutti terribilmente angosciati. Mia moglie e mia figlia, nonostante si volessero trattenere, piangevano e gli parlavano dolcemente. Anch’io gli parlavo e lo massaggiavo nei punti vitali per tenere attiva la circolazione del sangue.
Sono certo che Zeus capiva la portata di quelle premure; egli “sentiva” l’amore che fluiva dai nostri cuori contriti e lo accoglieva come pozione magica a lenire la sua sofferenza. Sembrava che l’assaporasse, che la gustasse fino all’ultima goccia. Ce lo faceva capire con gli occhi e col movimento del capo. Quegli occhi profondi, immensi, ci parlavano d’amore, di amicizia, di fedeltà, di riconoscenza, di conforto. Non è possibile scrivere di ciò che quegli occhi esprimevano: ogni parola non sarebbe esaustiva! Quegli occhi che di tanto in tanto chiudeva sopraffatto da una grande spossatezza e che poi, in un bisogno ancora prepotente, riapriva e fissava nei nostri comunicando tacitamente cose straordinariamente struggenti ed indescrivibili. Quegli occhi che passavano dall’uno all’altro cercando ansiosamente quelli di mia moglie Lucia.
Giunto allo stremo, quando già respirava l’ossigeno, è rimasto a lungo in una fissità contemplativa, stupita… poi li ha orientati su ciascuno di noi ed è stato allora che abbiamo notato che si erano velati. Sarà stato il mio particolare stato d’animo, sarà stato a causa della difficoltà da parte mia di vedere distintamente ma mi è sembrato proprio di scorgere agli angoli dei suoi occhi una grossa lacrima che è rotolata sul suo bellissimo muso e che poi ho sentito sotto le dita che lo accarezzavano.
Un ultimo intensissimo sguardo colmo di tenerezza e poi… più nulla! Zeus si era spento come una candela lasciando quei grandi occhi sognanti aperti su di noi come se continuasse a guardaci. Così Zeus, questo grande amico, è volato…… ma, dove?
Mi piace immaginare che esista il Paradiso dei cani perché mi piace sapere che, in tal caso, Zeus è già là.
…Ma, a proposito di Paradiso, è proprio certo che i cani non abbiano l’anima?
L’esperienza di 16 anni di convivenza particolare con Zeus mi fanno sorgere dubbi in merito. So che non è bello che io dica queste cose ma ripensare a tutte le espressioni di questo grande Amico nel corso degli anni della sua sfortunata esistenza trovo giustificazione. L’ultimo atto della sua vita ne è conferma e prova: il suo sguardo delle ultime ore è stata una cascata immensa d’amore che ci ha sommersi e che da sola potrebbe essere baricentro di milioni di parole che vi ruotano intorno per raccontarlo e cantarlo ad un mondo spesso cieco e sordo.
Tutta la famiglia ha voluto bene a Zeus ma anche sommando l’affetto di tutti, esso non eguaglia il suo ed allora sono convinto che resta valido il mio pensiero di sempre: “Perdonaci, Zeus, se non ti abbiamo amato abbastanza…!”
Mi conforta pensare che …. Il ricordo (stavo per dire l’anima) non muore…esso è sempre vivo in chi “ti” ama ancora e perciò tu, Zeus; nostro amico carissimo sarai sempre vivo in noi (ed in tutti quelli che, attraverso questa straordinaria Emittente, ti hanno conosciuto ed amato e ti amano ancora).
Addio, mio caro Amico… rispondo al tuo abbaiare giulivo ed allo scodinzolare affettuoso… Io, Lucia e Katia (con Alessandro e Gianpiero) ti facciamo una lunga carezza. Ti guardiamo col cuore… gli occhi sono ancora troppo velati….
Ciao! Ti vogliamo bene!
Note alla “Storia (in breve) di Zeus”
Subito dopo la morte, sistemammo i resti di Zeus in una robusta “bara” che avevo approntato da tempo e che tenevo nel garage all’insaputa di tutti e la mattina del giorno successivo, io e mia moglie, la portammo a Padula dove, nel mio terreno, avevo fatto scavare una piccola fossa. Là, su uno strato di mattoni, con l’aiuto dei nostri amici confinanti, la deponemmo e poi la coprii con tegole e lastra di materiale impermeabile. Erano, quelli, giorni di continua pioggia e, rientrati a Salerno, ero angustiato dal pensiero di sapere il corpicino del nostro amico cane immerso nell’acqua e così, nella piena condivisione e sollecitazione di mia moglie e di nostra figlia, contattai telefonicamente il mio muratore (che possiede 7 cani) e la mattina successiva ripercorsi i 105 chilometri per tornare sul posto. Sotto una fitta pioggia tirammo fuori la cassa e la sistemammo su una solida base appositamente approntata da “mastro Alfredo” incapsulandola in due pozzette saldandole con cemento e rendendone l’interno impermeabile. Ne è risultata una tomba fuori terra a tenuta stagna. Grazie alle misure adottate il giorno prima, la cassa era completamente asciutta e così si trova, con tutte le cose che gli appartenevano, in quel “parallelepipedo”, il corpo del nostro caro Zeus.
Forse tutto ciò può risultare ridicolo, ma certo è che siamo più sereni e non pensiamo al nostro amico con angoscia.
-L’Emittente di cui sopra è “TELECOLORE SALERNO” il cui Direttore (ed intervistatore), all’epoca, era il dott. Andrea Manzi (figlio del Poeta e Scrittore Carmine).
Salerno 07-05-08