Importanti novità nell’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso in un agguato nel 2010.
Il Pubblico Ministero Rosa Volpe, affiancata da Marco Colamonici , ha, infatti, esteso le indagini ad altre tre persone, residenti nel Cilento e provenienti dal napoletano.
Gli indagati sono accusati di omicidio aggravato dalle finalità mafiose e avrebbero agito tutti in concorso tra di loro, insieme a Bruno Humberto Damiani, che è stato per molto tempo l’unico indagato per l’uccisione del sindaco pescatore.
Per il momento c’è massimo riserbo sui nomi, che sarebbero venuti fuori dopo un interrogatorio di Damiani avvenuto nei giorni scorsi.
L’edizione del Tg1 delle 20.00 di ieri sera, nel servizio curato da Giulia Palmieri, ha dedicato spazio all’inchiesta sulla morte di Angelo Vassallo, ospitando il fratello Dario.
Chiare, precise e molto dure le sue parole: “Chi ha sparato ad Angelo era un imbecille qualsiasi, dietro a chi ha sparato ci sono i colletti bianchi, ne sono convinto – ha spiegato Dario Vassallo – La mia rabbia è che la gente non ha capito che in quella macchina è stato ucciso un sogno. Un sindaco non può essere ucciso così, perchè quando si uccide un sindaco si uccide lo Stato“.
“Sono passati più di 5 anni, ma abbiamo piena fiducia nella magistratura – ripetono i familiari – Cerchiamo solo la verità su quella sera del 5 settembre 2010, su chi ha voluto far tacere per sempre la voce di Angelo Vassallo“.
Il servizio si è aperto con le parole del sindaco nella sua ultima intervista, pochi giorni prima di essere ammazzato. Riascoltarle, ripeterle, riscriverle è particolarmente toccante: “Questo territorio merita di essere visitato – diceva riferendosi alla sua Pollica – perchè qui c’è la bella vita, nel senso che qui c’è la qualità della vita“.
La Fondazione Angelo Vassallo Sindaco Pescatore, presieduta proprio dal fratello Dario, continua instancabilmente a portare avanti i valori fondamentali sui quali si basava l’azione politica di Angelo, tra i quali la bellezza, l’onestà, l’amore per la propria terra, che sicuramente quei 7 colpi non sono riusciti a cancellare.
– Filomena Chiappardo –