Un 2015 di sangue e terrore per Parigi. Iniziato il 7 gennaio scorso con l’attentato alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo e terminato la notte scorsa con quello che potremmo definire un vero e proprio massacro, dal bilancio agghiacciante.
Almeno 127 morti mentre scriviamo, 192 feriti. Un attacco alla sala per concerti Bataclan nell’XI arrondissement (118 morti), poco lontano dalla redazione di Charlie, un attacco con kalashnikov in un ristorante e in un bar del X arrondissement, granate allo Stade de France, dove si stava disputando l’amichevole Francia-Germania, spari anche a Beaumarchais e in altri due punti della capitale. Otto attentatori morti, di cui sei kamikaze.
Non c’è dubbio sulla firma dell’eccidio (testimoni raccontano che i terroristi gridavano “Allah u Akbar“, “Allah è grande“) confermata dalla rivendicazione arrivata dall’Is. “Ricordate, ricordate il 13 novembre. Non dimenticheranno questo giorno, come gli americani l’11 settembre. La Francia manda i suoi aerei ogni giorno in Siria, bombardando bambini e anziani, oggi beve dallo stesso calice” sono le parole lasciate a Twitter da Rita Katz, direttore di Site, il sito di monitoraggio Usa dei jihadisti sul web.
E’ una notte di terrore per la Francia, colpita di nuovo al cuore, per l’Europa e per tutto il mondo occidentale. Chiuse le frontiere, decretato lo stato di emergenza, “restiamo forti e uniti” chiede il Presidente Hollande. “L’Europa colpita al cuore saprà reagire alla barbarie” fa sapere dall’Italia Matteo Renzi. Tanti i gesti di solidarietà che si susseguono nelle ultime ore. Tanti anche dall’Italia e, nella fattispecie, da Salerno, dove alle ore 18.00 di oggi si spegneranno per 15 minuti le Luci d’Artista in Piazza Flavio Gioia in segno di lutto e vicinanza alla Francia.
E sono proprio gli italiani a Parigi quelli che fin dalle prime tristi notizie di ieri sera Ondanews ha tentato di contattare. I tanti della provincia di Salerno e del Vallo di Diano che, per studio o per motivi di lavoro, risiedono nella capitale francese e che ci leggono per restare legati alla propria terra. Tra questi Carmen Esposito, di Teggiano, a Parigi lavora in un locale nel centro cittadino e vive a poca distanza dai luoghi degli attentati di questa notte. “Sono a lavoro, in giro non c’è un’anima – ci racconta Carmen – Abbiamo tutti paura. C’è l’allarme terrorismo e ci consigliano di starcene in casa. Io sono a lavoro e quei pochi clienti che ci sono non fanno altro che parlare dell’attacco, è angosciante! Io comunque sto bene, ma la gente ha paura“.
Abbiamo raggiunto anche Vincenzo Sergio di Chiaromonte (PZ), che vive a Parigi con la sua famiglia. “Noi abitiamo dalla parte ovest, quindi non nei pressi dei quartieri dove si sono svolti i fatti – spiega – verso le 22.00 con mia moglie abbiamo messo a letto la bambina e qualche minuto dopo mio cognato da Roma mi scrive per sapere cosa stesse succedendo a Parigi. Non eravamo ancora al corrente di niente, dalle prime notizie sembrava essere un regolamento di conti con una sparatoria in un bar, ma poi si è capito dell’azione terroristica. Ora siamo sconvolti e resteremo chiusi in casa finchè la vicenda non si chiarirà“.
Abbiamo tentato di restare vicini ai nostri connazionali in Francia e ai parigini nel corso di una lunga, drammatica notte di violenza. L’attacco a Charlie rappresentò per tutta la stampa uno “stupro” al giornalismo. Oggi, da giornalisti, siamo costretti a raccontare, con la morte nel cuore e negli occhi e nelle testimonianze dei nostri lettori, un altro 11 settembre, un attacco alla civiltà francese, europea, più vicino di quanto avessimo finora potuto immaginare. Nei ristoranti, nei bar, durante una partita di calcio, in quel nostro essere occidentali fattoci pesare come una colpa incancellabile.
– Chiara Di Miele –