Nuova pista sull’omicidio Vassallo.
Il fidanzato della figlia del sindaco gestiva sul porto di Acciaroli una piccola enoteca e all’interno di quel locale aveva avviato una vera e propria attività di spaccio di stupefacenti. Lo aveva scoperto Angelo Vassallo poche settimane prima che venisse assassinato il 5 settembre del 2010, con nove colpi d’arma da fuoco.
Lo riporta il quotidiano La Città: è quanto emerge da un’inchiesta sullo spaccio di droga, avviata nel 2012 dalla procura di Vallo della Lucania e coordinata dall’allora sostituto procuratore Renato Martuscelli, poi trasferito alla Procura generale di Salerno. Le indagini effettuate dai Carabinieri della stazione di Pollica, diretti dal maresciallo Lorenzo Brogna, si sono protratte per alcuni mesi, nel massimo riserbo, in parallelo alle indagini della Procura di Salerno.
Dagli atti emerge che il sindaco Vassallo aveva scoperto l’attività dell’allora genero Francesco Avallone (lasciatosi con la figlia pochi mesi dopo l’omicidio) e aveva avviato autonomamente un’indagine per capire la consistenza dello spaccio ad Acciaroli. Vassallo aveva confidato ad un amico di essersi accorto di “movimenti strani” che avvenivano nell’enoteca e aveva cercato di capire meglio le cose chiedendo aiuto a persone insospettabili.
Il sindaco, preoccupato per la situazione, avvisò anche i genitori di un ragazzo che acquistava la droga dal genero invitandoli a stare in guardia. Vassallo era riuscito a scoprire un vasto giro di droga che interessava l’intero comprensorio. Sugli atti giudiziari ci sono nomi di numerosi ragazzi della zona, ma anche di altri spacciatori, tra cui un noto impresario della zona.
Sono tanti gli interrogativi anche da chiarire, tra i quali quello relativo alla posizione di Bruno Huberto Damiani, detto “il brasiliano”, ritenuto dagli inquirenti l’uomo chiave dell’assassinio del sindaco Vassallo ed indagato per omicidio. Neanche l’arma del delitto è stata mai ritrovata. La Procura ha sottolineato come il luogo dell’agguato, nell’immediatezza del fatto, non fosse stato “adeguatamente preservato”. Insomma, potrebbero essere andati perduti elementi utili agli inquirenti per individuare l’assassino.
– Filomena Chiappardo –