Il compagno di una vita che si trasforma in un nemico. Fino a maltrattarti, offenderti, addirittura sfigurarti. L’atrocità della violenza subita ogni anno da tantissime donne, in Italia come nel resto del mondo, non può essere raccontata soltanto in un mese o una giornata dedicati. Le vittime di femminicidio, così come le sopravvissute, non possono più fare soltanto parte di un lungo elenco di nomi e cognomi. Il loro sacrificio, la sofferenza patita e i segni rimasti addosso devono essere un monito per i violenti e un simbolo per tutte coloro che subiscono soprusi, spesso restando in silenzio, bloccate dalla paura o dal timore di peggiori conseguenze.
In occasione della Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne la nostra redazione ha intervistato Valentina Pitzalis, una delle donne simbolo della battaglia condotta a tutela di tutte le altre.
La notte del 17 aprile 2011 il suo ex marito, che non accettava la fine del matrimonio, l‘ha cosparsa di benzina per darle fuoco e tentare così di toglierle la vita. In realtà fu lui a morire a causa delle esalazioni, mentre Valentina si svegliò in ospedale con il volto gravemente ustionato e un’invalidità al 100%.
Da quel momento in poi ha trovato la forza per trasformare l’odio e il dolore in una missione: dare sostegno alle donne vittime di violenza. Tutto ciò anche attraverso il progetto “Mai più” di OTB Foundation e FARE X BENE ETS, un programma di prevenzione e sensibilizzazione nelle scuole di tutta Italia.
Abbiamo raggiunto Valentina Pitzalis proprio grazie a FARE X BENE ETS e alla gentile disponibilità della Direttrice generale Giusy Laganà, che ringraziamo.
- Valentina, quali sono i campanelli d’allarme da non sottovalutare in una relazione che potrebbe sfociare nella violenza? Tu li avevi percepiti?
Se il partner ti controlla eccessivamente, se tende a isolarti da tutto e da tutti, se decide come ti puoi vestire, se ti impedisce di avere amici o relazioni sociali, se limita la tua libertà personale. Questi sono segnali che non state vivendo una relazione sana. Io non li ho saputi riconoscere perché ho scambiato il possesso per semplice gelosia. Ho commesso un grave errore e porto la mia testimonianza nelle scuole affinché nessuna più possa commetterlo.
- Dopo quel drammatico 17 aprile del 2011 hai dovuto fare i conti con il dolore fisico e con quello psicologico. Cosa ricordi di quel giorno e dove hai trovato la forza per andare avanti da quel momento in poi?
Di quel giorno ricordo tutto e non potrò mai dimenticare. Ricordo di come mi ha attirata con l’inganno a casa sua, chiedendomi di portargli un documento, di quanto aveva insistito affinché andassi da lui. Ricordo il panico nel momento in cui ho sentito l’odore del liquido che mi aveva lanciato addosso. Ricordo i suoi occhi nel momento in cui mi ha dato fuoco. Non era più lui, sembrava un demonio. Ricordo la paura, il dolore, tutto il dolore. Non ho mai perso i sensi, speravo di morire perché il dolore fisico era insopportabile. Ricordo i soccorsi, poi quasi più nulla. Non so come abbia trovato la forza per sopportare e resistere a quell’orrore, ma di sicuro la maggior parte del merito è della mia famiglia che mi è sempre stata accanto e dei medici che mi hanno salvato la vita e mi hanno spronato a reagire.
- Nelle ultime settimane si sente spesso parlare di braccialetti elettronici non efficaci per proteggere le donne vittime di violenza. Cosa pensi a proposito di questo dispositivo di tutela?
Credo che non siano affatto efficaci. Credo che debbano essere gli uomini violenti e gli stalker ad essere accolti e inseriti in strutture di recupero e non le donne vittime di violenza a dover vivere nella paura oppure nascoste nelle “case rifugio”.
- Nel nostro Paese cresce vertiginosamente il numero di femminicidi così come le denunce per maltrattamenti. Cosa, a tuo avviso, non sta funzionando nel sistema legislativo, comunicativo e sociale?
Credo che ci voglia certezza della pena e nessuna attenuante per chi commette violenza sulle donne e bisognerebbe introdurre l’educazione all’affettività sin dalle scuole elementari. La violenza di genere è una piaga sociale e la si può combattere solo educando le nuove generazioni e continuando a sensibilizzare tutti.
- Hai dovuto affrontare, nonostante fossi una vittima, una battaglia legale contro la famiglia del tuo ex e, nonostante tutto, hai trasformato l’odio in una missione per sostenere le altre. Parlaci dell’Associazione FARE X BENE ETS di cui sei ambasciatrice.
FARE X BENE è un’associazione seria e trasparente che combatte ogni forma di discriminazione, violenza di genere, bullismo e cyberbullismo. Mi hanno supportato in tantissimi momenti difficili, soprattutto quando sono stata vittima di una campagna di odio online e vittimizzazione secondaria senza precedenti in Italia. Per me è una famiglia e sono onorata di farne parte e portare la mia testimonianza nelle scuole di tutta Italia al loro fianco. Con loro ho partecipato alla realizzazione di un camper dell’ascolto che offre consulenza psicologica gratuita nelle piazze e mercati di Milano; lo sportello di accoglienza e consulenza legale e psicologica gratuita, in presenza e online, per le vittime di violenza “Il Petalo Bianco” e il progetto “Mai più” per la sensibilizzazione nelle scuole in collaborazione con OTB Foundation. Con la Direttrice di FARE X BENE, Giusy Laganà, con la quale ho scritto la mia storia nel libro edito da Mondadori “Nessuno può toglierti il sorriso”, da anni ci impegniamo a realizzare interventi di educazione e prevenzione nelle scuole medie e superiori dove, dopo una prima parte informativa sulle caratteristiche dei fenomeni di violenza di genere, i campanelli di allarme e il ciclo della violenza, racconto la mia storia, condividendo con i ragazzi e ragazze quanto io abbia sottovalutato e non saputo riconoscere quei campanelli e che se avessi partecipato a incontri come i nostri, forse, sarai stata più attenta e consapevole. Le scuole possono chiedere informazioni e gli interventi e sostenere le attività dell’associazione, come con la scelta di destinare il proprio 5×1000, andando su www.farexbene.it
- Una donna che ha subito violenza e, come nel tuo caso, porta addosso i segni della brutalità può recuperare fiducia negli uomini?
Non so le altre, ma per quanto mi riguarda non ho perso fiducia negli uomini. Per quanto sia stato un uomo ad avermi sfigurata e resa disabile, non si può generalizzare né credere che quella sia la norma. Gli Uomini veri esistono proprio come esiste l’amore. E io ci credo ancora.
- Chi è oggi Valentina Pitzalis e cosa consiglia alle donne in difficoltà?
Sono una Donna che va avanti a testa alta, paradossalmente più positiva e ottimista di quanto lo fossi prima! Ho imparato che, nonostante tutto, nessuno può toglierti il sorriso. Alle donne in difficoltà consiglio di chiedere aiuto, non vergognarsi, denunciare e soprattutto non sentirsi mai colpevoli di quello che stanno subendo. Non giustificate mai i vostri carnefici, imparate ad amare prima di tutto voi stesse!