In una relazione di coppia secondo te come si riconosce il limite tra la gelosia e la possessività? Ti è capitato di ritrovarti in questa situazione?
- Il limite tra gelosia e possessività ritengo sia tanto facile quanto difficile da individuare. Dico facile perché tante volte è veramente palese se una persona è semplicemente gelosa o in quel caso è vera possessività. Io penso che la gelosia sia a prescindere tossica poiché impone limiti o semplicemente fa nascere questioni di diversa natura, però tante mie amiche ed amici affermano che alla fine non è male se il partner dimostra gelosia perché in un certo modo, a quanto affermano, è come se dimostrarne un minimo equivalga a una dimostrazione d’amore. Il più semplice esempio è la tipica ragazza/il tipico ragazzo innamorata/o che se vede che il ragazzo/la ragazza si ingelosisce vedendola/o vicino ad un altro/a pensa subito a quanto questo la ami e ci tenga a lei/lui. Tenere ad una persona è diverso dall’essere gelosi. Io in primis non so esprimere a pieno cosa sia la gelosia perché è a mio avviso molto astratto come concetto, difficile da spiegare a parole. Distinguibile quasi solo attraverso gli occhi. Proprio riguardo a questo, molto spesso la pericolosità della situazione non viene avvertita dagli occhi di chi si trova a viverla ma da coloro che fanno da osservatori. La gelosia può diventare possessività da un momento all’altro, non è così difficile e lungo il passaggio, e neanche innocente. Sentirsi in dovere di possedere una persona, di considerarla esclusivamente propria privandola di quasi qualsiasi libertà è una delle peggiori forme di violenza che possa esistere. La Libertà e il Diritto ad esserlo sono concetti Universali senza distinzioni di sesso, appartenenza culturale e di ceto. Senza distinzione alcuna. Ma soprattutto Inviolabili. Tornando alla domanda, il limite tra gelosia e possessività si riconosce dal momento in cui le azioni di uno fanno retrocedere l’altro sino ad arrivare ad uno stato di sottomissione, del quale sin da subito si avverte la presenza e quindi lo star contribuendo a diventare una vittima accettando tali condizioni, ma che si realizza pienamente solo dal momento in cui ci si ritrova soffocati.
No, non mi è mai capitato di essere il diretto interessato poiché per quanto mi dispiaccia fino ad ora non ho mai avuto relazioni di nessun tipo, ma quotidianamente vivo tale situazione in casa mia. Chi è ostinato a continuare con questi atteggiamenti e ad umiliare è mio padre. Un essere che non augurerei a nessuno di trovarsi in casa per quanto fa schifo e soprattutto per quanto sia inutile. Mia madre, nonostante sia una donna forte, è una vittima. Fosse stato per me sarebbe già fuori di casa e per fuori di casa intendo in galera. La mia esperienza riguarda la vita di tutti i giorni. Mi viene difficile esprimermi poiché sono così tanti fatti che trovare le parole anche solo per descriverne uno diventa estenuante. Posso dire solo che se prima era un atteggiamento e una dimostrazione più grossolana di questi atteggiamenti, ad oggi a distanza di due anni da quando lo abbiamo denunciato per violenza domestica, dato che mi aveva messo le mani al collo, è diventato ancora più esasperante come situazione poiché gioca e fa leva sulla mente. È logorante. Prima agiva esclusivamente attraverso i fatti per esempio togliendoci più soldi ogni mese oppure urlando, facendo dispetti. Ad oggi è una tortura psicologica. Si insinua nella mente come ansia, paranoia. Fa più male dei fatti. (*)
- Credo che spesso non sia ben chiara la differenza tra gelosia e possessività. La gelosia per alcuni assume un’accezione negativa in qualsiasi ambito ma in realtà spesso la gelosia va a solidificare un rapporto poiché fa intuire al proprio partner un senso di interesse che non ricade nell’indifferenza totale. A me piacerebbe quella piccola gelosia che mi faccia sapere quanto una persona tiene a me. Ovviamente questo non deve assolutamente ricadere nella possessione. C’è differenza tra avere una lieve gelosia, che il partner non va nemmeno ad esplicitare, nei confronti di qualche tuo amico rispetto al divieto totale di frequentare quest’ultimi. La gelosia è un sentimento, la possessività è data da una serie di comportamenti che seguono all’idea di poter manovrare la vita del partner a proprio piacimento.
- Il limite tra la gelosia e la possessività in una relazione si riconosce nella privazione della libertà dell’altro partner e nella mancanza di fiducia. C’è una differenza molto ampia tra gelosia e possessività, e alcuni erroneamente credono che un pizzico di gelosia sia giusta e anzi sia fondamentale. Credo che sia un’affermazione assolutamente sbagliata e priva di logica, perché la gelosia non è una dimostrazione d’amore. Si riconosce questo limite anche quando il sentimento si trasforma in un accecamento da parte della vittima, la quale ha una visione distorta del concetto di bene e di male.
- Il confine tra gelosia e possessività può sembrare minimo ma in realtà sono tanti i comportamenti e le parole che possono lasciar intravedere questo limite. Purtroppo mi sono ritrovata in una situazione di questo tipo e mi ci sono voluti mesi per aprire gli occhi e per rendermi conto che quello non era più amore ma possessione. Giustificavo a me stessa ogni azione di violenza psichica, di minacce e di possessività ricevuti dicendo: “lo fa perché ci tiene a me”. Le limitazioni che mi imponeva e le sgridate che ricevevo mi sembravano una sana gelosia e, addirittura, era in grado di farmi sentire realmente in colpa come se avessi sbagliato davvero, ad esempio abbracciando un mio amico. Ma i comportamenti violenti si alternavano a tanti gesti di “vero amore”, che nascondevano tutto il male che c’era nella nostra relazione. Ed era proprio questa maschera di bontà a rendere difficile l’accettazione del male. C’è voluto tanto coraggio e, soprattutto, tempo per prendere la decisione di chiudere quel rapporto: ci sono stati tanti ritorni, tanti “scusa”, “d’ora in poi sarà diverso”, “cambierò per te”, “io ho bisogno di stare con te” … ed io ci sono cascata più volte, tante volte. Non riuscivo a vederlo come una persona cattiva che voleva farmi del male o meglio che non era in grado di amarmi rispettandomi. Pensavo che fossi io quella sbagliata, quella che non si comportava bene: la “poco di buono” che diceva lui. Poi, con tanta sofferenza, tante notti passate a piangere nel letto, ho pian piano capito che lui non era in grado di amare ed io di farmi rispettare.
Questa relazione ha influenzato il mio modo di amare. Mi sono accorta di aver iniziato a non fare involontariamente ciò che lui mi impediva, ad acconsentire sempre a tutto anche quando dentro di me avrei voluto rispondergli, dirgli la mia. Mi è servito del tempo per disimparare le regole ed i limiti che mi erano stati imposti, per tornare ad approcciarmi con le persone in tutta libertà. In questo processo è stata fondamentale una persona che mi ha dimostrato con tanta pazienza quanto fosse grande il confine tra amore sano ed amore possessivo. (**)
- La gelosia è un sentimento comune in tutti noi e viene fuori nel momento in cui abbiamo paura che il nostro partner non voglia più stare con noi per un motivo o un altro; la possessività è una degenerazione della gelosia e si manifesta quando si crede che ogni minimo comportamento del proprio partner abbia come fine quello di lasciarsi e quindi per precauzione si tende a manipolarlo e convincerlo a dover dipendere solo da noi e togliere dalla sua vita tutte le persone o le situazioni che ci sembrano degli “ostacoli” per avere una relazione “felice”. Non sono mai stata vittima di comportamenti possessivi però ho visto con i miei occhi questi comportamenti in altre relazioni di miei amici e familiari. Ho visto partner che hanno provato a manipolare dei miei amici nel distaccarsi dalla famiglia o dal gruppo di amici prima che la “vittima” in questione potesse rendersi conto della situazione contorta che vive.
- Credo che sia molto difficile determinare il passaggio tra gelosia e possessività in un rapporto, ma cosa ancor più difficile è determinare la gelosia e se essa sia o meno “genuina”. La gelosia in sé deve essere compresa e così la natura di essa: secondo la mia esperienza la gelosia è un meccanismo che si attiva nel momento in cui viene a mancare un pilastro fondamentale della fiducia, essa è dunque una mancanza di colui che la prova, che ne risulta la vera vittima, la persona in questione è portata ad essere gelosa dal suo passato che condiziona la maggior parte dei suoi pensieri e per un disinteresse dell’altro che è inconsapevole dei timori e preoccupazioni del suo partner. Dunque questa gelosia non deve essere respinta, scacciata, maltrattata, anzi, deve essere accolta perché è frutto di un amore incondizionato e sincero e dalla paura di perderlo: in questo caso ben preciso, la gelosia è lo specchio di un amore inteso come atto di fede in cui ci si è affidati all’altro interamente esponendo le parti più fragili di noi, più intrinseche e la preoccupazione di costoro, compreso io stesso, non è la perdita dell’amore dato che esso continuerà a vivere con noi perché incondizionato, come ho già detto prima, ma la perdita della persona che amiamo più di noi stessi. Questa gelosia si manifesta in modo ben diverso da quello che si intende comunemente come gelosia, solo in un rapporto in cui vige l’amore più puro che si possa provare essa può esistere, e si riconosce solamente andando oltre quelli che sono gli atteggiamenti soliti di una gelosia becera e insignificante (ma ancora innocua); indagandone la causa di questi e arrivando al dolore generatore che ha portato a quelle azioni si giungerà alla consapevolezza che quella gelosia è solo un grido disperato che merita di essere ascoltato e aiutato.
Siate molto attenti seguendo queste parole perché nel caso in cui seguiste incautamente questi miei consigli, per la vostra singolare esperienza potreste cadere in una trappola agonizzante qualora l’amore non sia realmente puro, ma anzi uno strumento egoistico per soddisfare i propri interessi e lì si cadrebbe nella completa possessione da parte del partner. (***)
- E’ difficile definire il limite fra la gelosia e la possessività, poiché il soggetto che vive una relazione non sana non riesce veramente a comprendere lo stato di subordinazione emotiva in cui si trova. Prima di tutto in ogni relazione c’è una forte componente di dipendenza emotiva: ciò significa che inevitabilmente le nostre sensazioni, le nostre emozioni e tutto ciò che riguarda la sfera emotiva influenzano l’altra persona, se sono felice ti trasmetto serenità, se sono arrabbiato ti trasmetto rabbia e frustrazione. La chiave di una relazione sana è l’empatia e la comunicazione: se in un determinato momento non sto bene, io ho il dovere di comunicartelo e tu hai il dovere di capirmi e accettarmi per quello che sono. Le relazioni possessive nascono sicuramente dall’assenza di una o di entrambe le cose. Io divento possessivo nel momento in cui non capisco cosa ti stia succedendo e tu non cerchi di farmelo capire, da ciò si genera il malinteso, che è la causa della rottura di molte relazioni o, ancora peggio, può portare uno dei due partner ad attuare comportamenti di tipo passivo-aggressivo nei confronti dell’altro.
- In una relazione di coppia secondo me è possibile riconoscere il limite tra gelosia e possessività, ma ciò ritengo sia possibile solo e soltanto in una condizione psicologica stabile. Infatti se chi subisce possessività si trova in un periodo difficile o in un momento di instabilità mentale, potrebbe essere accecato dalle forti attenzioni ricevute dal partner e ritenere che ciò sia giusto. Ritengo, quindi, che il limite tra gelosia e possessività possa essere identificato attraverso comportamenti precisi, come estreme attenzioni su ciò che riguarda le abitudini e gli spostamenti quotidiani in assenza del partner, voler essere informati su con chi si esce, dove e quando e tutti quei comportamenti che implicano manie di controllo.
Mi è capitato di ritrovarmi in questa situazione ma ho avuto la capacità di reagire e di allontanarmi da una situazione così tossica. Il partner al mio fianco pretendeva di conoscere ogni singolo istante della mia giornata, voleva che fosse l’unica figura maschile che frequentassi e che ci vedessimo ogni giorno per togliermi il maggior tempo possibile che avrei potuto spendere con amici o facendo ciò che davvero mi faceva stare bene.
- Il limite tra gelosia e possessività è molto complicato da delineare in ogni ambito ma, soprattutto in una relazione, risulta quasi invisibile. A mio parere la fondamentale differenza è definita dalla necessità che si ha: mentre una persona gelosa possiede una preoccupazione eccessiva riguardo il proprio amico/partner, che la porta a comportamenti che possono risultare fastidiosi ed anche pericolosi, agisce in ogni caso per il bene del partner seppur con comportamenti errati; un individuo possessivo, invece, porta all’estremo questi comportamenti, imponendo addirittura all’altra persona delle regole da seguire per puro piacere personale, un piacere che è dunque sintomo di una dipendenza dall’altro, quasi paragonabile ad una malattia. Fortunatamente non mi sono mai ritrovato in questa situazione, poiché cerco di verificare sempre il livello di ossessività di una persona prima di entrarci in relazione, chiedendole ad esempio cosa farebbe se io passassi del tempo con altri anziché con lei. In base alla sua reazione già riesco a capire quanto essa possa realmente essere pericolosa, e di conseguenza decido se allontanarla o continuarne la conoscenza.
- Non mi è mai capitato per fortuna di ritrovarmi personalmente in questa situazione ma ho assistito ad un caso di violenza pura dopo un atto di “sola” gelosia. E’ importante quindi sempre intervenire prontamente a queste situazioni e se non si hanno le possibilità per farlo, di parlarne con le autorità competenti: più questi argomenti verranno trattati, più la divulgazione aiuterà persone che sono in uno stato inerme di fronte a tante provocazioni e minacce. Come in tutte le cose, il dialogo salva situazioni mai raccontate.
- Secondo me la gelosia è una forma “astratta” di possessività. Considero la gelosia come un’emozione, che ognuno prova in modo diverso e con intensità differente. La gelosia consiste nella mancanza di qualcosa. La possessività si articola in una serie di atteggiamenti che un individuo inizia ad assumere nei confronti di un altro individuo, portando a concretezza quell’emozione provata in origine: la possessività come attuazione della gelosia. Credo che una relazione di coppia in cui vigono i concetti suddetti con i rispettivi atteggiamenti non sia assolutamente sana, poiché gli stessi concetti sono attuabili solamente se ci si trova in una condizione psicologica instabile. Essere consapevoli della propria instabilità psicologica non è cosa da niente: bisogna saper riconoscere i propri problemi, ma purtroppo non riesce quasi mai. Tuttavia, tale condizione può e deve essere presa sotto mano innanzitutto dal singolo individuo il quale, giunto alla consapevolezza della propria salute mentale, deve ricorrere all’aiuto di un “esperto” considerando l’opzione della terapia per evitare la condizione di squilibrio tra vittima e carnefice che non deve mai crearsi.
Personalmente non mi è mai capitato di trovarmi in una situazione del genere… ma riconosco che è più facile a dirsi che a farsi. Da un punto di vista razionale, credo che siamo tutti della stessa opinione. Spero, anzi. Ma una volta che ci si ritrova effettivamente davanti a una situazione del genere? Che bisogna fare? TU cosa faresti? Provate a mettervi nei panni di una “vittima”. E’ facile dire che bisogna lasciare andare persone tossiche e violente, però c’è sempre un però. Avresti il coraggio di dire a tua madre: “Mamma io non so più chi sono”? .
Trovarsi in una situazione del genere comporta l’annullamento di ogni prospettiva d’essere. Ogni consapevolezza di sé stessi si annulla… ogni valore, ogni priorità, ogni ambizione. Ma l’unica cosa che si può fare è rinascere, resistere, piegarsi senza mai spezzarsi davanti alle intemperie della nostra storia, perché fiorire si può e si deve, anche in mezzo al deserto… parola di Leopardi. (*****)
NOTA: Le risposte che terminano con * si riferiscono alla stessa persona. Tale precisazione è dovuta al fatto che le risposte di alcuni intervistati sono collegate tra di loro ed hanno un discorso continuativo. Il numero di asterischi, dunque, è associato sempre alla stessa persona