Ci sono due persone residenti a Pellezzano tra le otto poste ieri agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Ombra” condotta dai Carabinieri del Gruppo per la Tutela dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di Napoli, unitamente ai Carabinieri dei Comandi Provinciali territorialmente competenti nelle province di Foggia, Trani/Barletta, Salerno e Potenza. Gli arrestati sono ritenuti responsabili a vario titolo del reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e gestione illecita di rifiuti.
L’ordinanza cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Bari in totale accoglimento della richiesta depositata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia fa riferimento ad una serie di condotte illecite riscontrate nel corso di una complessa attività investigativa, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Bari, che ha avuto inizio nel marzo del 2020 e si è protratta per diversi mesi.
L’indagine ha consentito di disarticolare un pericoloso sodalizio criminale dedito al compimento di ripetute azioni finalizzate a mettere in atto attività illecite di smaltimento rifiuti e trae origine proprio dal ritrovamento dal febbraio 2020 all’agosto 2021 di svariate tonnellate di rifiuti speciali.
Sin dall’inizio delle indagini, è stato scoperto che i rifiuti speciali, organizzati in balle reggiate, composte prevalentemente da scarti provenienti dal trattamento dei rifiuti speciali/industriali, frazione indifferenziata di RSU e anche scarti tessili, dopo essere stati raccolti e trasportati, invece di essere conferiti in siti di smaltimento o recupero autorizzati, al fine di conseguire un ingiusto profitto rappresentato dal risparmio di spesa, sono stati smaltiti abusivamente presso cave in disuso, vigneti e uliveti e capannoni dismessi, ubicati nelle province di Foggia e della BAT ed, occasionalmente, in un’area in provincia di Campobasso sul confine con la provincia di Foggia, con un imponente deturpamento e danneggiamento delle aree interessate.
Le indagini effettuate hanno permesso di analizzare i meccanismi illeciti di questi traffici, realizzati secondo procedure collaudate, fondate sulla classificazione fittizia dei rifiuti da parte degli impianti di produzione, con redazione di falsa documentazione indicante siti di destino inesistenti che consentisse di giustificare il trasporto dei rifiuti ed il successivo illecito abbandono in siti abusivi, di volta in volta individuati. La vicinanza con la Campania e la vastità e l’orografia del territorio pugliese hanno contribuito notevolmente al perpetrarsi di tali traffici illeciti.
Gli automezzi provenienti dalle aree di produzione dei rifiuti, dopo aver raggiunto i caselli autostradali di Candela e Cerignola, si dirigevano verso il luogo individuato dall’associazione criminale dove nelle ore notturne, venivano abbandonati i rifiuti. Le aree interessate, affacciate su strade comunali e provinciali a ridosso delle aree rurali più isolate, sono divenute discariche abusive a cielo aperto dove i rifiuti, una volta scaricati, in alcune circostanze venivano bruciati rendendo l’aria irrespirabile.
L’attività criminale ha consentito agli indagati di introitare un illecito profitto pari all’incirca a 1.200.000 euro, somma di denaro di cui è stato disposto il sequestro per equivalente. Sono state sequestrate una società di trasporti di Cerignola, con i relativi beni immobili e mobili, fra cui 35 mezzi, e una cava in disuso situata a Minervino Murge, principale destinazione dei rifiuti smaltiti illecitamente.