Lunghi periodi di siccità si alternano a temporali violenti che di frequente flagellano i territori. Sono gli scenari che caratterizzano ormai da tempo il clima del nostro Paese in preda, come nel resto del mondo, ai cambiamenti preoccupanti dovuti al riscaldamento globale. La comunità scientifica, infatti, è unanime nell’indicare l’aumento dei gas serra nell’atmosfera tra le principali cause della crisi climatica. Il ruolo dell’uomo in questo contesto è dunque responsabile dell’innalzamento globale della temperatura (soprattutto a causa delle forti concentrazioni di CO2) che rende frequenti i fenomeni come inondazioni, siccità e dissesto idrogeologico.
Per affrontare la tematica dal punto di vista di un professionista del settore abbiamo intervistato Andrea Giuliacci, noto meteorologo e climatologo che dal 2002 cura le previsioni del tempo in video per le reti Mediaset. E’ inoltre è docente di Fisica dell’Atmosfera presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca e dal 2007 è membro del CBN-E (Climate Broadcasters Network – Europe), organismo che raccoglie circa 50 meteorologi provenienti da diversi stati dell’Unione europea e che, sotto la guida del Direttorato per l’Ambiente della Commissione europea, si prefigge l’obiettivo di fornire una corretta ed esaustiva informazione riguardante il cambiamento climatico.
- È da poco terminata un’estate caldissima con temperature dei mari da record. Cosa sta avvenendo e cosa accadrà nelle estati del prossimo decennio?
E’ vero che noi non possiamo attribuire con certezza la singola stranezza meteo-climatica, la singola estate caldissima e con temperature da record ai cambiamenti climatici, ma il fatto che questi episodi si ripetano con frequenza sempre più alta è una chiara prova del fatto che il cambiamento del clima sta modificando le nostre estati, rendendole più calde. Chiaramente anche i mari diventano più caldi e questo è un problema, soprattutto se parliamo di pioggia, perchè un mare caldo trasferisce all’atmosfera maggiori quantità di calore e di vapore acqueo rispetto ad un mare freddo. Ciò significa che le perturbazioni che a inizio autunno cominciano ad attraversare con frequenza il Mediterraneo per poi raggiungere l’Italia riescono ad assorbire molto più calore rispetto al passato, dunque molto più carburante e vapore per formare le nuvole.
- Gli eventi meteo estremi, soprattutto legati alla pioggia, si fanno sempre più frequenti in Italia rispetto al passato. Ciò si alterna a lunghi periodi di siccità. Ma perché non piove più o, se piove, lo fa con troppa violenza?
Negli ultimi anni le perturbazioni a inizio autunno sono mediamente molto più intense. Tanto è vero che spesso parliamo di allagamenti e nubifragi perchè riescono a raccogliere molta più energia. Non c’è dubbio che ci sia lo zampino del cambiamento climatico, anzi, già questa tipologia di eventi è parte di un cambiamento climatico. A governare tutto è l’aumento delle temperature medie planetarie. Tutti i fenomeni atmosferici per svilupparsi hanno bisogno di energia e la trovano nel calore presente in atmosfera. Il fatto che ci sia maggior calore vuol dire che esiste più carburante a disposizione dei fenomeni: se io al temporale do più energia, inevitabilmente sarà più intenso. E stiamo appunto osservando l’intensificazione di tutti i fenomeni atmosferici, sia delle perturbazioni sia delle aree di alta pressione, quelle strutture meteorologiche che vedono la colonna atmosferica premere con maggior forza sulla superficie. Ecco perchè con maggior frequenza andiamo anche incontro a lunghi periodi in cui non piove. Guardando i dati meteo, negli ultimi 100 anni la quantità di pioggia caduta nel nostro Paese è la stessa, non si osserva una diminuzione significativa dei quantitativi totali; ma nello stesso arco di tempo si è osservata una diminuzione dei giorni piovosi, cioè la stessa quantità di pioggia arriva concentrata in meno tempo, quindi è più intensa. Con la diminuzione dei giorni di pioggia, inoltre, il rischio è quello di andare incontro alla siccità. In Italia si parla di estremizzazione delle piogge, quella grande facilità con cui si passa da brevi periodi in cui piove tantissimo a lunghi periodi in cui non piove per niente.
- E riguardo alle nevicate? Anche la loro scarsità è dovuta al climate change?
Sì, è una conseguenza dell’aumento delle temperature. L’ingrediente fondamentale per la neve sono le precipitazioni e ovviamente il freddo che in Italia, come in tante altre zone d’Europa, sta venendo meno. L’ultimo decennio italiano è quello che si è maggiormente riscaldato, ecco spiegato come mai il problema dell’assenza di neve sia diventato così lampante.
- Nelle ultime settimane abbiamo assistito ai violenti uragani che hanno terrorizzato la Florida. È vero che corriamo il rischio anche in Europa di andare incontro a fenomeni, se non proprio uguali, almeno simili?
Da noi non c’è rischio che arrivino gli uragani, perchè si tratta di cicloni tropicali che hanno bisogno di particolari condizioni che solo l’atmosfera dei Tropici può garantire. Al massimo è capitato che alcuni uragani, invertendo la loro rotta, in passato abbiano raggiunto i margini occidentali dell’Europa per poi trasformarsi rapidamente in perturbazioni delle medie latitudini, violente ma non uragani veri e propri. Bisogna dire che qui da noi anche le perturbazioni stanno diventando più intense e sempre più spesso il loro potenziale distruttivo è simile a quello degli uragani. Non dimentichiamo però che gli uragani di categoria 5 al loro interno sono animati da venti che soffiano a circa 300 km/h, questo tipo di evento è ancora molto lontano da noi.
- Negli anni recenti sono molto frequenti gli avvisi di allerta meteo delle Protezioni Civili regionali. Spesso però non corrispondono alle reali condizioni meteo delle ore seguenti. Come lo spiega?
Viene frainteso il senso dell’allerta meteo, perchè in Italia c’è una scarsa conoscenza di tutti gli strumenti e degli avvisi di Protezione Civile. L’allerta meteo per forte maltempo può significare che il giorno seguente ci sia solo un 10% di probabilità che il tempo sia brutto ma, se dovesse capitare, il cittadino rischia la vita e quindi viene avvisato di un potenziale pericolo. La Protezione Civile deve, giustamente, rimanere molto “larga”, perchè deve badare alla salvaguardia della vita delle persone e del territorio. E’ un avviso che mette al riparo dall’evento peggiore. Non è come la previsione meteo alla fine del Tg, quella ha un valore puramente informativo. Mentre la previsione della Protezione Civile, seppure il rischio è basso, va diramata perchè è una forma di tutela della vita umana.
- Qualcuno nega ancora oggi che i cambiamenti climatici in atto siano dovuti alle opere dell’uomo sull’ambiente. Qual è il suo punto di vista?
La scienza ci dice che il clima con certezza è cambiato, anche grazie ai dati meteo. Sulle cause del cambiamento ci dice che è “virtualmente certo” che il maggior responsabile sia l’uomo. Per poter dire che la causa di un fenomeno sia certa al 100% dovrei poter ripetere con frequenza un esperimento per un dato numero di volte e ottenere sempre lo stesso risultato. Ma non posso ripetere lo stesso esperimento per 150 anni di clima del mondo e quindi non posso, con metodo scientifico, dire che l’uomo è il principale responsabile del cambiamento climatico, anche se tutte le prove vanno in quella direzione. Per questo si usa dire che è “virtualmente certo”.
- Possiamo ancora porre rimedio per vincere la sfida contro i cambiamenti climatici? E se sì, in che modo?
La cattiva notizia è che il principale responsabile del cambiamento climatico è l’uomo. La buona notizia è che, se siamo noi i responsabili, allora possiamo mettervi mano e invertire la tendenza. Chiaramente è un processo lungo, perchè nei prossimi anni agiranno tutti quei gas serra che abbiamo già immesso in atmosfera, dunque nel breve termine dobbiamo aspettarci un ulteriore cambiamento del clima, è inevitabile. Nel lungo periodo, se saremo bravi ad emettere sempre meno sostanze climalteranti, potremo sperare addirittura in un’inversione di tendenza. Sono importanti le politiche di mitigazione, tutte quelle azioni che tendono a limitare le emissioni di gas serra nel lungo termine. Nel frattempo dobbiamo impegnarci anche nelle politiche di adattamento, cambiando il nostro territorio, le nostre abitudini, le nostre attività economiche per renderle resilienti ad un clima che non è più quello di ieri. Sono ottimista, perchè la scienza ci dà gli strumenti per fare entrambe le cose e perchè vedo i segnali di un cambiamento nella predisposizione della gente e delle Istituzioni ad affrontare il problema.
- So che non è possibile fare previsione a lungo termine. Ma è impossibile non chiederle che inverno sarà.
Con largo anticipo è molto difficile prevedere il carattere di un’intera stagione. A volte ci sono particolari anomalie climatiche che influenzano le stagioni in un senso o nell’altro, ma quest’anno non abbiamo questi indizi. Ci affidiamo dunque alle proiezioni dei super computer che simulano il comportamento dell’atmosfera nel futuro, ma che però hanno un’affidabilità limitata. In base a queste proiezioni sembra che sarà un inverno solo di poco più caldo rispetto alla media dell’ultimo trentennio (che comprende gli inverni degli anni ’90, i quali erano molto freddi). Se questi scenari dovessero realizzarsi avremo un inverno normalmente piovoso e probabilmente potrebbe esserci un buon apporto di neve soprattutto in montagna. Neve anche in pianura? E’ chiaro che con queste condizioni non si può escludere anche qualche nevicata a quote più basse. Ma, ripeto, sono soltanto proiezioni che per ora vedono questo tipo di scenario.